Achille Bonito Oliva nudo, foto di Sandro Giustibelli

A.B.O. Transitando, Irene Dionisio fa un ritratto filmico di Achille Bonito Oliva

Achille Bonito Oliva nudo, foto di Sandro Giustibelli

Da venerdì 25 giugno al 9 gennaio al Museo d’arte contemporanea di Rivoli, all’interno della mostra A.B.O. THEATRON. L’Arte o la Vita, sarà possibile vedere A.B.O. Transitando l’ultimo lavoro firmato da Irene Dionisio, un ritratto filmico di Achille Bonito Oliva.

Achille Bonito Oliva, fine anni Cinquanta

Achille Bonito Oliva, fine anni Cinquanta

E’ lo stesso Achille Bonito Oliva, intervistato nella sua casa romana, a condurre in un viaggio scandito da documenti d’archivio, video, fotografie che ripercorre, per capitoli, le tappe di una vita che l’ha visto poeta, storico dell’arte, critico e curatore. «Il mio volto è stato raffigurato molte volte, ovviamente si parla di ritratti. Ma io ho fatto sempre in modo che risultasse un autoritratto. Non per un’espropriazione dell’artista che lo realizza, ma per il fatto che se l’artista è creatore, il critico è creativo» dice Bonito Oliva all’inizio del percorso, quasi a condurre lo spettatore, anche questa volta,  verso un affresco inatteso.

La regista Irene Dionisio aggiunge: «L’intelligenza innovatrice di Achille Bonito Oliva ha sempre vissuto la lateralità del tempo. E’ sempre stata capace di tradire il presente con una profonda capacità di  nomadismo, l’eclettismo e multidisciplinarietà. Come ha detto nel primo incontro lo storico dell’arte Giulio Argan: “Achille da curatore avrebbe superato tutti in velocità”».

Irene Dionisio

Irene Dionisio

Un tempo vissuto, quello da Achille Bonito Oliva, transitando con consapevolezza e lucida ironia, sapendo muoversi, prima di tutti, nelle epoche e nelle discipline. Così A.B.O. Transitando ne racconta l’arte e la vita, catturando il suo desiderio di essere “un eterno bambino, privo di sensi di colpa” e di vivere “nell’eterno ritorno” senza timore in qualsivoglia futuro. Un ritratto filmico che è anche un viaggio nei tratti salienti di un «curatore particolarmente espressivo, istrionico, sperimentale, al contempo enciclopedico e comportamentale», come ha affermato il Direttore del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev.

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