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American Night, il neo noir di Alessio Della Valle nel mondo dell’Arte

Ambientato nel mondo dell’arte contemporanea di New York, giovedì 19 maggio uscirà nei nostri cinema American Night, il thriller neo-noir diretto da Alessio Della Valle. Il film, ricco di suspense e colpi di scena, è interpretato da un cast internazionale composto da: Jonathan Rhys Meyers, Emile Hirsch, Paz Vega, Jeremy Piven, Fortunato Cerlino, Anastacia, Michael Madsen, Annabelle Belmondo, Alba Amira Ramadani, Lee Levi, Maria Grazia Cucinotta e Marco Leonardi.

Il film

Michael Rubino (Emile Hirsch) è appena diventato capo di tutti i capi della mafia di New York ma il suo più grande desiderio è quello di poter dedicare la sua vita alla pittura e diventare un grande artista. John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers) è un mercante d’arte disordinato e ombroso ma è anche il migliore al mondo per l’individuazione dei falsi. Le strade dei due, apparentemente così distanti, si incontreranno davanti a un bivio di cruciale importanza, quando il furto della Marylin di Warhol darà il via ad una serie di accadimenti imprevisti che sconvolgeranno le loro vite.

Alessio Della Valle racconta…

American Night è un puzzle film a capitoli, un racconto circolare in cui tre storie diverse si intrecciano tra di loro e in cui l’ordine degli accadimenti (fabula) non coincide con l’ordine in cui sono raccontati (intreccio). Si può considerare un vero e proprio rebus mentale. Il film è ambientato nel mondo dell’arte contemporanea di New York. Tutti i personaggi, infatti, lavorano o hanno un legame con l’arte. American Night è anche un omaggio alla Pop-Art di Andy Warhol che trae ispirazione dal lavoro del maestro italiano, Mario Schifano, presente nel film con il suo “Propaganda” o meglio conosciuto come il “Coca Cola”. Il neo-noir non è solo presente nell’ambientazione, ma anche nei personaggi che rispecchiano i canoni del genere: John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers) è “l’anti-eroe”, aspira al bene ma per farlo utilizza il metodo sbagliato. Michael Rubino (Emile Hirsch) è “l’antagonista”, un boss mafioso che sogna di fare il pittore, è destinato al male ma cerca in tutti i modi di cambiare questo destino. Sarah Flores (Paz Vega) è la stimata restauratrice del Museo Panofsky ed è colei che guida il protagonista verso il bene; Katie (Annabelle Belmondo) è una ricettatrice di opere d’arte rubate e rappresenta la “femme fatale”; Shakey (Fortunato Cerlino), è un narcolettico che lavora come corriere internazionale di opere d’arte trafugate; Vincent (Jeremy Piven) è uno stuntman che soffre di vertigini, rappresenta “l’innocente”, ed è il fratello di John Kaplan”.

Emile Hirsch

Emile Hirsch

“Un film neo-noir, con molte scene action e con ampio uso del “chiaro scuro” tipico del noir, ma è anche altrettanto pop e colorato, illuminato dalle luci notturne dei neon di New York. Il racconto si svolge nell’arco di tre giorni, in cui John Kaplan, Michael Rubino e Shakey, che ancora non si conoscono, stanno per incontrarsi e scontrarsi tra di loro – quando l’arrivo in città del corriere con la “Marilyn Rosa” di Andy Warhol porterà il caos nelle vite di ognuno. Arte + Vita = Caos. Il titolo “American Night” nasce perché l’America rappresenta il mondo nella sua policulturalità e la notte è il simbolo dell’oscurità, ma anche dell’inconscio. L’inconscio contiene il doppio, ed uno dei temi tipici dei noir è proprio la duplicità dei personaggi. Così, nel film niente è ciò che sembra: ogni personaggio, ogni scelta, ogni momento viene presentato in un modo allo spettatore, per poi rivelare una verità ben diversa”.

“Visivamente ho tratto ispirazione da precise opere d’arte (ad es. “La morte di Chatterton” di Wallis), e da alcune precise poesie (“L’addormentato nella valle” di Rimbaud) che ho realizzato in immagini. È un neo-noir dove bellezza e violenza si alternano, così come scene cruente a scene di poesia. Amo i film in cui lo spettatore viene chiamato a fare un viaggio in un luogo inesplorato, un’immersione sensoriale in un altro mondo, volutamente sopra le righe, fumettistico e a tratti pulp, ma sempre credibile. E questa scelta è stata compiuta in ogni reparto: prendendo ad esempio i costumi, i protagonisti del mio film non cambiano mai costume – invece nei film realistici il giorno dopo indossano tutti un abito nuovo. E tuttavia nei western, l’eroe indossa sempre lo stesso poncho per mesi, e ciò lo rende ancora più iconico e reale che nella realtà! American Night è anche un racconto sull’accettare sé stessi. Il viaggio dell’eroe richiede che alla fine del viaggio tornerà cambiato, ma io non credo che le persone cambino. E quindi l’arco che tutti i personaggi affronteranno non è un arco che li cambia, bensì un arco che li porta ad accettare la propria natura, ad accettare sé stessi”.

Jonathan Rhyse Meyers

Jonathan Rhys Meyers

Perché il mondo dell’arte? A diciassette anni per una serie di incontri casuali, mi è stato chiesto di fare il “ragazzo di bottega” per un famoso pittore che stava per iniziare a fare un ciclo di affreschi sulla madonna, a Firenze, impiegando la stessa tecnica usata nel rinascimento. Ed è così che mi sono trovato ad inchiodare la sinopia della madonna sulle volte della chiesa, a passare il legno bruciato sui fori, a sistemare le luci, le impalcature che mi sorreggevano a trenta metri di altezza nella chiesa – è iniziato il mio incontro con l’arte“.

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