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Austerlitz, il senso della memoria per Sergei Loznitsa

In occasione del Giorno della Memoria, esce in sala Austerlitz, l’ultimo film di Sergei Loznitsa, un racconto-riflessione sul turismo di massa di oggi nei campi di concentramento, è nei cinema da mercoledì 25 gennaio 2017 con la distribuzione di Lab 80 film.


Ci sono luoghi in Europa che sono rimasti come ricordi dolorosi del passato, fabbriche dove gli esseri umani erano trasformati in cenere. Questi luoghi sono ora luoghi della Memoria, aperti al pubblico sono visitati da migliaia di turisti ogni anno. Questa pellicola è una osservazione dei visitatori di un sito per il ricordo, nato negli spazi dell’ex campo di concentramento di Sachsenhausen, 35 chilometri a Nord di Berlino.

Il titolo del film, Austerlitz, si riferisce al romanzo omonimo scritto da W.G. Sebald, pubblicato nel 2001 e dedicato alla ricerca delle proprie origini, e della propria memoria, da parte del personaggio protagonista Jacques Austerlitz.

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In Concorso all’ultimo Toronto Film Festival, presentato anche alla 73. Mostra del Cinema di Venezia, il film propone un’osservazione dei visitatori dell’ex campo di concentramento di Sachsenhausen. Loznitsa, durante una calda giornata estiva, piazza una telecamera ad altezza d’uomo e registra: il percorso turistico che le persone seguono per visitare il campo è lo stesso che facevano i prigionieri di un tempo.

Qualcuno passeggia tra i viali delimitati dai dormitori, altri scattano selfie all’interno dei forni crematori, altri ancora consumano il pranzo al sacco sul lastricato che separa la strada dalle fosse comuni.

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Eppure Loznitsa non fornisce una lettura semplicistica né giudizi univoci: propone una riflessione vera sul senso della testimonianza e della memoria della Shoah. E induce a chiedersi: cosa farei se il turista fossi io?

Per il regista “i visitatori sono interessati a tutto, ogni roccia, ogni iscrizione. In quel luogo, di sofferenza e dolore, furono sterminati donne, uomini, bambini. Quando mi ci sono trovato come turista, ho sentito una sensazione sgradevole, come se la mia presenza fosse eticamente discutibile e avrei voluto davvero capire, attraverso il volto delle persone, degli altri visitatori, come ciò che guardavano si riflettesse sul loro stato d’animo”.

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Per Sergei Loznitsaciò che induce migliaia di persone a trascorrere i fine settimana estivi in un ex campo di concentramento è uno dei misteri di questi luoghi della Memoria. Si può fare riferimento alla buona volontà, al desiderio di compassione e pietà che Aristotele collega con la tragedia. Ma questa spiegazione non risolve il mistero”.

“Perché una coppia di innamorati o una madre con il suo bambino vanno a fare visita ai forni crematori in una giornata di sole estivo?”.

Sergei Loznitsa

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