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Autopsy, l’horror viscerale di André Øvredal

Il prossimo 8 marzo uscirà nelle sale Autopsy (The Autopsy of Jane Doe), un thriller-horror di grande impatto diretto da André Øvredal e che ha come protagonisti Emile Hirsch e Brian Cox.


Tommy Tilden (Brian Cox) è un esperto medico legale e gestisce con suo figlio Austin (Emile Hirsch) un obitorio in Virginia. Un giorno lo sceriffo del posto arriva con un caso di emergenza, il cadavere di una donna sconosciuta ritrovato in un seminterrato a seguito di un pluriomicidio. Sembra un caso come tanti, ma nel corso dell’autopsia i due professionisti vengono man mano turbati da nuove, terrificanti scoperte.

Il corpo della donna è perfettamente conservato all’esterno, ma all’interno è stato smembrato e rimangono segni di cicatrici e bruciature, come se fosse stata vittima di un orribile e misterioso rituale di tortura. Mentre padre e figlio cercano spiegazioni scientifiche plausibili a queste scoperte raccapriccianti, cose sempre più inspiegabili sembrano succedere nell’obitorio.

Brian Cox

Brian Cox

Gli sceneggiatori Richard Naing e Ian Goldberg per scrivere Autopsy si sono ispirati soprattutto a due film molto claustrofobici di Roman Polanski, Il Coltello nell’Acqua e Repulsione, sviluppando la storia del medico legale Tommy Tilden e di suo figlio Austin. La vicenda è ambientata in Virginia, ma la maggior parte delle scene si svolgono all’interno dell’obitorio gestito dalla famiglia Tilden e la storia vera e propria comincia quando i due uomini prendono in consegna il cadavere di una donna non identificata, soprannominata Jane Doe.

Gli autori volevano che l’autopsia avesse basi fondate perché, man mano che Tommy e Austin cominciano a capire cosa è successo a Jane Doe, iniziano ad accadere strani eventi: “anche se gli eventi che accadono sono di carattere soprannaturale, l’indagine in corso è scientifica e coerente” spiega Goldberg. “È questa la vera fonte di terrore – aggiunge Nainge nonostante abbia basi reali, accadono altre cose che sono inspiegabili”.

Emile Hirsch

Emile Hirsch

Questo implicava la necessità di fare ricerche sulle autopsie. Naing e Goldberg hanno incontrato Craig Harvey, capo medico legale all’obitorio di Los Angeles, che li ha accompagnati in una visita guidata: “lì sono venuti fuori un sacco di dettagli che sono finiti nella sceneggiatura – spiega Goldberg ad esempio, gli specchi convessi nei corridoi o gli apparecchi insetticidi per catturare le mosche che escono dai corpi sono cose che abbiamo visto lì”.

La visita all’obitorio si è rivelata utile non solo per i dettagli concreti e l’incontro con Harvey ha permesso agli sceneggiatori di scoprire davvero quello che comporta questo lavoro macabro: “c’è serietà ma anche senso dell’umorismo e di rispetto per i morti – aggiunge Naingè un aspetto che avevamo colto leggendo cose sui medici legali o libri da loro scritti, ma quando le abbiamo viste in prima persona e abbiamo parlato con Craig Harvey, è diventato lampante”.

Padre e figlio con Jane

Padre e figlio con Jane

A dare un tocco europeo al film è stato il regista norvegese André Øvredal, al suo debutto cinematografico in lingua inglese: “questa è la storia di un padre e di un figlio, dei problemi irrisolti tra loro che finalmente vengono a galla in una situazione molto carica di tensione, in cui sono costretti a occuparsi finalmente di quello che non sono riusciti a gestire prima. Di sicuro è questo il nucleo del film”.

“Un horror viscerale che si avvicina ad Alien e al primo Cronenberg. Da vedere, ma non da soli”.

Stephen King

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