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Caterina Bueno, l’artista simbolo della musica folk italiana

Caterina, il documentario di Francesco Corsi su una delle più grandi figure del folk italiano: Caterina Bueno. Dopo i due Premi al 60° Festival dei Popoli, tra cui il Premio del pubblico MyMovies.it e il Premio “Gli Imperdibili”, e il tour italiano nelle sale, arriva in VOD dal 21 aprile in esclusiva per l’Italia sulla piattaforma CG Entertainment.

Il film

Caterina è il ritratto della maggiore interprete e ricercatrice del canto popolare tradizionale e contadino in Italia, Caterina Bueno. Il suo lavoro ha reso possibile il recupero e la diffusione di un vasto repertorio di canti, tramandato oralmente fino al ventesimo secolo e altrimenti destinato all’oblio a partire dagli anni ‘60. Una vita divisa tra ricerca e spettacolo ha portato Caterina a calcare i palchi nazionali e internazionali, rendendola una figura imprescindibile del mondo culturale dell’epoca e facendole incrociare il cammino con alcuni tra i più importanti intellettuali come Dario Fo, Pier Paolo Pasolini, Umberto Eco e artisti come Giovanna Marini, Fausto Amodei e Francesco De Gregori. Caterina rappresenta anche una parabola significativa della trasformazione sociale e culturale che ha subito l’Italia a partire dagli anni del boom e, più in generale, sul rapporto di un Paese e di una comunità con la propria memoria storica e con la propria cultura.

Francesco Corsi racconta…

Dai primi passi della ricerca, mi sono reso conto che la vicenda di Caterina non poteva essere raccontata in maniera lineare, né il suo percorso artistico e culturale racchiuso in una sintesi cronologica. Per questo ho deciso di raccontarla attraverso diversi piani narrativi, tenendo conto di alcuni passaggi biografici, ma facendomi guidare soprattutto dal flusso delle suggestioni scaturite dal suo lavoro e dalle persone e dai luoghi che ha incrociato nel corso della sua vita. Ho deciso, insomma, di raccontare Caterina Bueno per frammenti di diversa forma e natura“.

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Nel 1967 era stato girato il documentario Caterina Raccattacanzoni di Luciano Michetti Ricci e Luciano Bolzoni, uno strano film, quasi un “on the road”, che aveva per protagonisti Caterina e la sua attività di ricerca. Fino ad ora, di quel lavoro erano state completamente perse le tracce. Il ritrovamento di questo prezioso documentario, a 50 anni dalla sua realizzazione e a 10 anni dalla scomparsa di Caterina, è stato il primo espediente narrativo che ho utilizzato per ricomporre, sul filo della memoria e dopo mutazioni storico-culturali rilevanti, il ritratto di un’artista tanto significativa. Ad accompagnarmi in questo racconto sono stati poi altri due tipi di materiali d’archivio, molto diversi tra loro“.

Caterina Bueno ha lasciato un vasto (anche se non organizzato) patrimonio sonoro, quasi completamente inedito e preziosissimo: ricerche e registrazioni sul campo, tracce di interviste, ricordi e testimonianze. Proprio la voce di Caterina, ritrovata in vecchi nastri magnetici da lei incisi in oltre 50 anni di lavoro e di passione per il canto popolare, rappresenta un necessario filo conduttore, una traccia intermittente e non lineare, che contribuisce a dare al racconto un suo personale peso specifico. Come contrappunto a questa dimensione ho fatto poi ricorso a materiale d’archivio più istituzionale: concerti, partecipazioni a trasmissioni televisive, interviste che vedono Caterina Bueno come protagonista negli anni ‘60 e ‘70; una presenza che andrà gradualmente affievolendosi dagli anni ‘80 ai giorni nostri. Una linea cronologica che vuol dare testimonianza, insieme alla parabola personale di Caterina, anche a quella più generale della scena del canto popolare in Italia“.

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A completare il quadro, i ricordi di alcune delle persone che hanno conosciuto Caterina e che ancora adesso, a più di dieci anni dalla sua morte, ne conservano e promuovono la memoria: anche in questo caso siamo di fronte non a memorie sistematiche e complete, ma a veri e propri frammenti di un mosaico fatto di ricordi e di differenti interpretazioni dell’eredità che Caterina ha lasciato, come traccia o influenza nelle scelte artistiche o di vita, nelle persone incontrate. Riflessi di memorie diverse, anche se in qualche modo complementari, che provano a restituire, attraverso una dimensione intima e personale, la complessità di un personaggio come Caterina Bueno“.

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