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C’Era Una Volta in Colombia, l’Oro Verde di Ciro Guerra e Cristina Gallego

Presentato in anteprima alla 50esima Quinzaine des Relisateurs al Festival del Cinema di Cannes, giovedì 11 aprile arriva al cinema Oro Verde – C’Era Una Volta in Colombia, il film co-diretto da Ciro Guerra e Cristina Gallego con Carmina Martinez, José Acosta, Jhon Narvaez, Natalia Reyes e José Vicente Cotes.

Il film

Le origini del narcotraffico colombiano, attraverso la storia epica di una famiglia indigena wayuu. Un clan famigliare, con a capo una donna Ursula (Carmina Martinez), che si trova coinvolto nel boom del successo del commercio di marijuana ai giovani americani negli anni ‘70. Quando avidità, passione e onore si scontrano, si scatena una guerra fratricida che metterà in gioco le loro vite, la loro cultura e le loro ancestrali tradizioni.

Un film di gangster e spiriti

Oro Verde C’era Una Volta in Colombia è un film su una famiglia, una storia di donne di potere forti, intuitive e resilienti che aspettano il ritorno di uomini, inconsapevoli, impulsivi, che parlano, trattano e si danno da fare. Intuizione contro ragione, innocenza contro vendetta, parola contro onore. Il tutto raccontato in modo intimo e personale. “Come una brezza che sembrava essere arrivata per rinfrescare e che invece diventa una tempesta devastante – iniziano a raccontare i registi- quello che rappresentiamo è la faccia vera del capitalismo allo stato puro. Il nostro jayeechi, il nostro canto degli uccelli“.

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Vi presentiamo un piccolo estratto dell’intervista rilasciata alla produzione da Ciro Guerra e Cristina Gallego.

Secondo voi il film a quale genere appartiene?

CIRO GUERRA: per me è un film noir, un gangster movie. Ha anche qualcosa del western, della tragedia greca e dello stile dei racconti di Gabriel Garcia Marquez. In un certo senso, i film di genere sono diventati gli archetipi leggendari della nostra era. Sin dall’alba dei tempi, gli esseri umani hanno usato i miti per spiegare l’ordine delle cose e dare un senso alle nostre vite caotiche il cui scopo spesso ci sfugge. Questa è la funzione che i generi hanno oggi: preordinano la nostra comprensione del mondo e ci comunicano in anticipo il registro nel quale la storia sta per volgersi. Oltre questo, mi sono sempre considerato il cantastorie delle civiltà primitive. Quello che facciamo è simile a quello che loro facevano nelle caverne 30.000 anni fa: usavano la luce e le ombre per raccontare storie.

CRISTINA GALLEGO: la civiltà che raccontiamo nel film, il popolo dei wayuu, vive rispettando codici di comportamento che non sono così dissimili da quelli usati dai gangster. Un personaggio in particolare, il messaggero di parole, il portavoce, il cui ruolo è molto simile a quello del consigliere nelle famiglie mafiose. È un genere molto apprezzato nel mondo ma al nostro cinema non è permesso esplorarlo liberamente. In Colombia in particolare è stato difficile occuparsene perché gli effetti negativi sono ancora presenti nella nostra storia recente.

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Oro Verde C’era Una Volta in Colombia racconta come un’allegoria, la Colombia nel suo complesso piuttosto che una piccola zona arida nel Nord del paese?

CIRO GUERRA: assolutamente si, la “bonanza marimbera” è l’origine, l’atto di nascita di questo fenomeno nella nostra società e nelle nostre vite. Come tale è stata un’opportunità per avventurarsi in una riflessione sociologica che pensiamo sia necessaria e particolarmente urgente. Questa storia potrebbe essere il punto di partenza, originato da semplici fatti circoscritti, per innescare un percorso di conoscenza più profondo. È come un mezzo di trasporto: ha il potere di condurci in dei luoghi dove le persone vedono la vita e il mondo in un modo totalmente diverso dal nostro. Fare film è un’avventura e la visione di un film dovrebbe esserlo pure.

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