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Corruzione disperata ne Il Ministro di Giorgio Amato

Dal 5 maggio arriva nelle sale Il Ministro il film, tra commedia e grottesco, diretto da Giorgio Amato e interpretato da: GianMarco Tognazzi, Fortunato Cerlino, Alessia Barela, Jun Ichikawa, Edoardo Pesce e Ira Frontén.

Franco Lucci (Gianmarco Tognazzi) è un imprenditore sull’orlo della bancarotta. La salvezza della sua società è appesa a un grosso appalto pubblico che potrebbe ottenere grazie all’intervento di un Ministro (Fortunato Cerlino) del quale è diventato amico e che ha invitato a cena. Insieme a Michele (Edoardo Pesce), suo socio e cognato, Franco ha organizzato la serata perfetta: oltre a pagargli una cospicua tangente, i due gli fanno trovare una ragazza disposta ad andare a letto con lui.

Il tutto sotto gli occhi di Rita (Alessia Barela), la moglie di Franco, che cerca di assecondare il marito in questo ultimo disperato tentativo per ottenere l’appalto milionario e salvare tutti i loro privilegi. Ma per colpa della ragazza la serata prende una piega inaspettata.

1-Il Ministro

Le cronache dei giornali sono piene di storie di politici corrotti e imprenditori senza scrupoli, disposti a tutto pur di ottenere una piccola fetta di torta. La sceneggiatura de Il Ministro nasce dalla volontà di raccontare una storia di ordinaria corruzione, ispirata a fatti “probabilmente accaduti”, come viene specificato nella didascalia iniziale. Un modo per raccontare in chiave comica e grottesca non solo l’Italia dei nostri giorni, ma anche la bassezza dell’animo umano in tutti i personaggi che popolano il film.

Ad aver ispirato Giorgio Amato a scrivere il film è stata Il Re fa Rullare i Tamburi, una canzone di Fabrizio De Andrè. La canzone del cantautore genovese racconta la frustrazione di un marchese che viene invitato a corte dal Re per una festa, durante la quale il sovrano si incapriccia della moglie del nobile. E poiché non può dire di no a Sua Maestà, il marchese si trova costretto a concedergli la moglie. Per Amato, “i tempi del Medioevo ad oggi non siano cambiati più di tanto: se trecento anni fa l’avidità umana puntava al titolo nobiliare, oggi invece si è disposti a tutto pur di ottenere un appalto”.

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In Italia poi non è bastato lo scandalo di Mani Pulite dei primi anni Novanta per “legalizzare” l’intreccio tra imprenditori e politici (a tutti i livelli): “la corruzione è la cornice nella quale si svolge la storia, ma il vero tema del film è l’asservimento dell’essere umano nei confronti del potere”. Ancora oggi la questione morale è un problema irrisolto e di stretta attualità, che riempie le pagine della cronaca giudiziaria. Da qui il desiderio di scrivere un testo che “parlasse di come determinate dinamiche facciano parte del nostro retaggio culturale, rappresentandole nella quotidianità di una famiglia borghese che lotta per sopravvivere e per non perdere i privilegi sociali raggiunti con tanta fatica”.

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