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Cyrano Mon Amour, la storia di Edmond Rostand nel film di Alexis Michalik

Il 18 aprile arriva al cinema Cyrano Mon Amour, il film, diretto da Alexis Michalik, che racconta la storia di Edmond Rostand, ovvero l’autore della celebre opera francese Cyrano de Bergerac. Protagonisti della pellicola sono Thomas Soliveres, Olivier Gourmet, Mathilde Seigner, Tom Leeb e Alice De Lencquesaing.

Il film

Dicembre 1897, Parigi. Edmond Rostand (Thomas Solivérès) è un giovane drammaturgo dal talento geniale, ma sfortunatamente tutto ciò che ha scritto finora è stato un flop e da due anni a questa parte è afflitto dal blocco dello scrittore. Ma grazie alla sua ammiratrice Sarah Bernhardt (Clémentine Célarié), Rostand conosce il più celebre attore del momento, Constant Coquelin (Olivier Gourmet), che insiste nel voler recitare nella sua prossima commedia e vorrebbe farla debuttare in sole tre settimane. C’è però un piccolo problema: Rostand non l’ha ancora scritta! Nonostante le esigenze dei produttori, i capricci delle attrici, la gelosia della compagna e i problemi amorosi del suo migliore amico, Rostand inizia a scrivere la nuova commedia, di cui non sa nulla e in cui nessuno inizialmente sembra credere.  La sola cosa che conosce è il titolo: «Cyrano de Bergerac». 

Alexis Michalik

 Vi presentiamo qui sotto un estratto dell’intervista rilsciata da Alexis Michalik il regista del film che ha adattato per il grande schermo l’omonimo spettacolo teatrale da lui diretto.

Con Cyrano Mon Amour hai ridato spolvero alla gloria di Cyrano…

Non esageriamo, non penso sia comparabile all’opera originaria. A differenza di Rostand, io non sono stato decorato con la Legione d’Onore, né ammesso all’Accademia Francese a seguito della prima rappresentazione di Cyrano Mon Amour… Ma ritrovo qualche similitudine tra il suo percorso e il mio. E sebbene ci siano voluti due o tre anni – non è stato per me uno tsunami improvviso di celebrità e fama scatenatosi in una sola sera – ho vissuto sulla mia pelle cosa vuole dire vedere la propria vita di autore significativamente cambiata da un successo di questo tipo. Posso affermare che indubbiamente c’è stato un prima e un dopo la realizzazione dell’opera.

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Avevi previsto e successivamente analizzato le ragioni del successo di Cyrano Mon Amour?

Il teatro è imprevedibile. A volte insiste su cose di poco conto, o fuori moda o ancora che restano in auge solo grazie al passaparola. Solo a posteriori puoi cercare di analizzare il successo o l’insuccesso dell’opera. Il successo di Cyrano Mon Amour può essere attribuito forse a vari fattori: il ritratto di Rostand, una sceneggiatura che spiega la nascita dell’eroe francese per eccellenza, Cyrano de Bergerac, un uomo privo di bellezza e di ambizione, che vive di sotterfugi, ma che possiede qualcosa di speciale – un mix di brio, eleganza e destrezza – che gli permette di essere apprezzato dal pubblico.  É un uomo coraggioso, che non ha timore di mettere in primo piano i sentimenti, un timido, sgradevole alla vista, che non ha altra ambizione che essere amato. Oggigiorno un personaggio simile sarebbe irrimediabilmente collocato nella categoria dei «losers», i perdenti. In Francia, invece, contrariamente all’America, non tifiamo per i vincitori, i troppo belli, quelli che hanno vita facile…  Amiamo i perdenti. Anche la forma stessa di Cyrano Mon Amour può essere considerata un punto a suo favore. L’ho pensato come se fosse un vero show. In scena c’è tanto movimento, tanti attori, i cambi di scena sono numerosi e si fanno notare. Le battute di spirito non mancano, c’è emozione, ritmo e poesia. L’ho pensato ispirandomi agli spettacoli all’americana, come se dovesse andare in scena a Broadway. Lo spettatore va a vedere Cyrano Mon Amour con lo stesso spirito con cui va a vedere una commedia musicale, l’unica differenza è che qui non ci sono canzoni!

Perché hai scelto di mantenere anche nel film il prologo utilizzato a teatro?

Ogni volta che metto in moto una storia, mi domando come andrà a finire e come posso riuscire a far entrare per davvero lo spettatore nella storia. Che sia un pezzo teatrale o un film, l’inizio è fondamentale, è la parte che deve dare allo spettatore tutti gli strumenti per comprenderlo appieno e non perdersi nel racconto. Per quanto mi riguarda, per me che sono un appassionato di cinema e ho visto centinaia di film di tutti i generi, è necessario che mi venga spiegato il perché delle cose. Il prologo, che è un espediente decisamente shakespeariano, è perfetto allo scopo perché permette di spiegare dove siamo e cosa sta accadendo nel momento esatto in cui la storia ha inizio. Per esempio, se all’inizio del film mi fossi semplicemente accontentato di fare intravedere allo spettatore la data 1895 sullo schermo, questa sarebbe stata semplicemente una data, non avrebbe evocato nessun altro pensiero nello spettatore. Per contro, rievocare attraverso le immagini l’epoca storica, le prime invenzioni e alcuni famosi artisti del tempo, diventa importante per introdurre lo spettatore nella narrazione.

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Questa decisione di voler fuggire dal realismo dona al film una certa teatralità…

Il film vuole essere una dichiarazione d’amore verso il teatro, i suoi interpreti, i suoi artigiani e le sue illusioni. Non faccio riferimento unicamente a Rostand, ma anche a Feydeau, Courteline, Sarah Bernhardt, Coquelin e a molti altri artisti che all’epoca erano in grado di mettere in scena racconti popolari, fatti divertenti e frivoli, ma anche poesia, dramma e commedia. Volevo che il pubblico si rendesse conto che nel XIX° secolo le nuove opere teatrali erano accolte con lo stesso entusiasmo delle super-produzioni di oggi. Quando il Cyrano ha debuttato in scena nel 1895, ha provocato nel pubblico le stesse reazioni entusiaste che abbiamo visto nel 2011 per il debutto di Game of Thrones. Con il passare del tempo la percezione del teatro non ha subito modifiche. Ancora oggi nessuno lo identifica come un luogo polveroso, barboso e pomposo. Al contrario, il teatro è ancora oggi il luogo per antonomasia del sogno e dello straordinario! Penso che il teatro non sia un’arte che si pone in contrapposizione al cinema. Entrambi si possono amare, mescolare tra loro e frequentare con la stessa passione.

A che genere appartiene il tuo film?

All’inizio la gente non capiva bene se si trattava di una commedia romantica, di una pura commedia, di un film storico o di una tragicommedia. In realtà, credo che Cyrano Mon Amour sia un po’ tutto questo. Nella mia mente è nato come uno spettacolo per il grande pubblico, «elitario per tutti » se vogliamo usare il termine ideato da Antoine Vitez quando era direttore del Teatro Chaillot.

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Secondo te come verrà accolto Cyrano Mon Amour?

Spero che faccia ridere e provochi delle emozioni nel pubblico, spero che faccia venir voglia di andare a teatro e di rileggere il Cyrano. Che sia al cinema o a teatro, l’importante è suscitare nel pubblico la voglia di fare qualcosa che vada oltre lo spettacolo in sé. Un giorno, prima di un’anteprima, uno spettatore mi ha detto: «è bizzarro, ma vedendo il tuo film ho provato una certa fierezza nell’essere francese, mi è venuta voglia di rituffarmi nella nostra cultura». Non puoi capire quanto mi ha fatto piacere sentire questo. Credo che ciò che definisce al meglio una nazione nel profondo sia la sua lingua, la sua arte e i suoi poeti.

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