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Di padre in figlio, L’Albero dei Frutti Selvatici di Nuri Bilge Ceylan

Il prossimo 4 ottobre arriva in sala L’Albero dei Frutti Selvatici, il nuovo capolavoro di Nuri Bilge Ceylan che è stato accolto con entusiasmo dalla critica internazionale all’ultimo Festival di Cannes dove è stato presentato in Concorso.

Appassionato di letteratura, Sinan (Aydin Doğu Demirkol) ha sempre desiderato diventare scrittore. Di ritorno nel suo villaggio natale in Anatolia, si impegna anima e corpo a raccogliere il denaro di cui ha bisogno per essere pubblicato, ma i debiti del padre finiscono per raggiungerlo.

Nuri Bilge Ceylan ha descritto così il suo film:

“È fondamentale che ogni essere umano possa assumersi il rischio di uscire dal suo rifugio per mescolarsi agli altri. Se si allontana troppo, può succedere che perda a poco a poco la sua centralità, la sua identità. Ma se la paura di abbandonare il nido è troppo grande, allora fa un passo indietro e si richiude in se stesso, smettendo così di crescere e di evolvere. E se sente di essere caratterizzato da una diversità, essenziale per lui e che tuttavia lo emargina a livello sociale, la sua forza di volontà finirà con lo smorzarsi sul piano morale. Gli risulterà dunque difficile dare un senso alle contraddizioni di una vita che di per sé gli è diventata estranea e comincerà a lacerarsi tra l’incapacità di dare una forma creativa alle contraddizioni e l’impossibilità di risolverle“.

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“In questo film un giovane uomo prova un senso di colpa, sente anche di essere diverso, ma è incapace di ammetterlo. Si rende conto di essere trascinato verso un destino che non ama e che non riesce ad accettare. Ho voluto dipingere questo personaggio così come gli altri che lo circondano per delineare un grande mosaico di soggetti, senza fare favoritismi e cercando di restare rigorosamente giusto con ciascuno di loro. Si usa dire che «ogni cosa che nasconde un padre riappare un giorno nel figlio». Che lo vogliamo o meno, non possiamo fare a meno di ereditare alcune caratteristiche dei nostri padri, le loro debolezze, le loro abitudini, i loro tic e una moltitudine di altre tratti. L’ineluttabile scivolamento del destino di un figlio verso una sorte analoga a quella di suo padre viene raccontato attraverso una serie di esperienze dolorose”.

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