Dopo la Premiere in grande stile alla 14. Festa del Cinema di Roma, giovedì 24 ottobre arriverà finalmente nelle sale Downton Abbey, l’attesa trasposizione cinematografica della serie tv ideata e scritta da Julian Fellowes. Il film, diretto da Michael Engler ed interpretato dal cast originale della serie, è ambientato nell’Inghilterra edoardiana del 1912.
Il film
Ritorniamo nella grande casa con gli ospiti più illustri che la famiglia Crawley avrebbe mai sperato di intrattenere, le loro Maestà Re Giorgio V (Simon Jones) e la Regina Maria (Geraldine James). Con una sfavillante parata e una sontuosa cena da orchestrare, Mary (Michelle Dockery), ora fermamente alle redini della proprietà, come capo di Downton affronta la più grande sfida del suo incarico. La levatura dei visitatori crea scompiglio anche ai piani inferiori e nella macchina di solito ben oliata cominciano a formarsi delle crepe. Mary implora il pensionato Carson (Jim Carter) di ritornare alla casa, solo per questa volta, per supervisionare questo evento così importante, ma non tutto va come previsto. Il leale staff di Downton deve fare tutto il possibile per assicurare il successo e perché il luogo che sono così fieri di chiamare casa si presenti nella sua luce migliore.
Il Re e la Regina portano con loro una dama di corte la cui storia si dimostrerà esplosiva per i Crawley e per il futuro di Downton. L’arrivo dei reali non è però un coup per tutti: da ex irlandese repubblicano, le simpatie politiche di Tom Branson (Allen Leech) lo mettono nei guai. Traendo ispirazione dalla presa di posizione da repubblicano di Branson, Daisy (Sophie McShera) inizia la sua propria rivolta nelle cucine e quando Thomas è costretto a fare un passo indietro per il ritorno di Carson, le sue debolezze durante il tempo libero appena trovato portano disgrazia. Le sorelle superano questi scombussolamenti dell’ultim’ora come possono, ma quando il Re offre al marito di Edith (Laura Carmichael), Bertie (Harry Hadden-Paton), un’opportunità unica e irripetibile, questo scatena un conflitto tra loro. Quando Violet (Maggie Smith) rivela delle notizie sorprendenti, diventa chiaro che Mary debba prendere delle decisioni importanti per lei stessa, per la sua famiglia e per Downton Abbey.
Michael Engler racconta…
“Riguardo a cosa io abbia portato al film, ho scoperto che non dare per scontate alcune cose sulla cultura o su come funzioni la società e come ci si aspettava che le persone si comportassero o cosa ci si aspettava che provassero ha spesso fatto nascere delle interessanti discussioni su cosa fosse alla base della società. Credo che la troupe e il cast abbiano apprezzato che io non capissi bene alcune cose culturalmente e che questo portasse a un dibattito aperto e alla discussione. Portare questa serie sul grande schermo ha significato fare le cose più in grande sia cinematograficamente che in termini di storia. Volevamo che non si avesse la sensazione di dover essere un fan sfegatato per apprezzare il film. In ogni caso, i fan avidi e quelli che hanno guardato la serie solo occasionalmente, coglieranno molti dettagli sui personaggi e i rapporti che sono pieni, ricchi e soddisfacenti”.
“Credo che i fan possano aspettarsi il meglio di quello che hanno sempre amato di Downton Abbey e cioè l’amore, la suspense, la comicità, il senso di essere tornati in un mondo in cui ogni persona ha l’opportunità di definire il suo proprio senso d’onore all’interno del sistema. La Storia, la bellezza, i costumi, gli ambienti gloriosi: c’è tutto e più grande di sempre. Si tratta anche di rivisitare tutte le cose che si conoscono delle serie; i rapporti emotivi, la commedia, i rapporti tra la famiglia e la servitù. Tutto è stato abilmente intrecciato insieme da Julian Fellowes”.
“Credo che siano i valori classici rappresentati nella serie, che sono universali, ad aver contribuito al successo di Downton Abbey. Penso che la gente provi un intrinseco senso di nostalgia e realizzi che storicamente eravamo tanto simili allora quanto lo siamo oggi. Credo anche che parte di questo successo sia per la stessa ragione per cui la gente va alla National Gallery o alla National Portrait Gallery. La storia inglese ha un particolare patrimonio letterario, visivo, culturale che ancora entra in risonanza con le persone e che è ancora bellissimo”.