Il prossimo 10 giugno al Biografilm Festival di Bologna verrà presentato Fantasmi a Ferrania, il documentario diretto da Diego Scarponi che ripercorre i 100 anni di storia della Ferrania, la fabbrica delle pellicole impiantata in un piccolo borgo dell’entroterra ligure. Il film sarà poi in tour in diverse sale italiane a partire dal 17 giugno, con la prima tappa al Club Amici del Cinema di Genova, per poi proseguire subito il 18 a Cairo Montenotte (SV) dove si trova l’ex-stabilimento di Ferrania, e poi a Firenze, Bologna, Torino, Livorno e altre città: il calendario è in corso di definizione.
Il film
Era il 1921 quando la Ferrania – che produceva esplosivi destinati principalmente a soddisfare i fabbisogni dello Zar – venne travolta dagli eventi storici della Rivoluzione d’ottobre e riconvertita in quella di pellicole per il cinematografo. Una rivoluzione anch’essa, con un’intera vallata coinvolta nella chimica del fotosensibile, generazioni di uomini e donne che, al buio, cominciarono a creare rullini fotografici, pellicole cinematografiche, radiografie, lastre per la stampa. Su pellicola Ferrania è impressa la storia del cinema italiano tra gli anni ‘30 e gli anni ‘60: Pasolini, Rossellini, Fellini, Lattuada e molti altri autori l’hanno usata per i loro capolavori.
In Fantasmi a Ferrania il passato e il presente della vallata e dei suoi abitanti vengono restituiti dal racconto dei tre protagonisti, Alessandro Marenco, Andrea Biscosi e Alessandro Bechis, ex lavoratori della fabbrica, esperienza che rimane tangibile e centrale nelle loro esistenze. I tre sono testimoni di una generazione che ha conosciuto l’illusione di una crescita personale e professionale sotto l’egida dello storico stabilimento industriale, certezza che si è disgregata nel corso degli anni, generando, oltre alla necessità materiale di reinventarsi un’esistenza, anche la crisi d’identità connessa al vuoto lasciato da una fabbrica che aveva saputo generare, nel corso dei decenni, un forte senso di appartenenza.
Tra le macerie dell’oggi e i fasti del passato, le voci dei tre protagonisti si intrecciano ai materiali provenienti da archivi pubblici e privati e a quelli provenienti dalla fabbrica: le foto, le diapositive, la pellicola 35mm dei film di Pasolini, Rossellini e Totò, i Super8 dei film di famiglia, le lastre radiografiche. La pellicola, materia di cui sono fatti i sogni, entra nel film e contribuisce a restituire il quadro più ampio ed esaustivo possibile di una storia complessa, ricca e stratificata: la scoperta di Ferrania diventa disvelamento delle storie delle persone che ci hanno lavorato, le aspettative, i sogni, le pratiche sociali, le passioni, i successi e i fallimenti.
Diego Scarponi racconta…
“Raccontare Ferrania è un modo per raccontare un territorio, è un modo per descrivere un secolo, il ‘900, ed è anche il tentativo di rappresentare un processo, quello industriale, che in Val Bormida – affiancando e sostituendo il lavoro agricolo – ha garantito lavoro e benessere, sì, ma a costi altissimi per l’ambiente e la salute dei suoi abitanti. Fatalmente, con la chiusura della maggior parte degli impianti industriali della vallata, si è generato un enorme vuoto che oggi pervade questo territorio. I nostri tre protagonisti in questo panorama sono illuminati dal loro impegno quotidiano nel cercare una nuova dimensione esistenziale così come una rinnovata dignità per Ferrania. Anche attraverso una messa in valore di quel passato industriale, umano e collettivo che ha attraversato una intera valle“.
“I segni di quel passato sono le prove di una stagione prospera ed illusa, tanto feroce ed autoritaria quanto distratta e frivola: e quei segni sono immagini. Statiche o in movimento, ufficiali o intime, ci parlano di una comunità proterva e florida, ma al tempo stesso cinica e servile, in marcia verso il progresso ed il futuro. In questo bailamme di materiali e reperti, a volte perfettamente archiviati e conservati, più spesso disordinatamente dispersi e scompaginati, affiorano la bellezza, l’incanto e la poesia, l’ironia e lo sberleffo, il gioco e l’intelligenza. A volte, la verità, negli occhi di un fantasma. Sguardi a un tempo atroci ed incantevoli“.