(Foto di Andrea Martella)

Felliniana, là dove Dante Ferretti sogna Federico Fellini

(Foto di Andrea Martella)

A pochi giorni dal Centenario della sua nascita (20 gennaio 2020), Cinecittà celebra il Maestro Federico Fellini – il più noto dei residenti di quella che per lui era la città ideale – con Felliniana – Ferretti Sogna Fellini, la Mostra-installazione, a carattere permanente, che aprirà al pubblico dal 1 febbraio 2020, negli Studi di Cinecittà, all’interno della storica ‘Palazzina Fellini’. Felliniana, prodotta e promossa da Istituto Luce-Cinecittà, è una piccola città dentro Cinecittà, spazio fisico e di sogno che in un percorso raccolto contiene luoghi, segni, suggestioni dell’intero universo felliniano, al modo delle ‘camere delle meraviglie’ rinascimentali.

(Foto di Andrea Martella)

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Un’immersione nell’immaginario felliniano

L’opera porta la firma di Dante Ferretti, lo scenografo premio Oscar che per Fellini è stato uno dei magici artefici delle sue visioni, un artista-artigiano capace di dare corpo ai suoi sogni, e da Francesca Lo Schiavo, sodale di vita e lavoro di Ferretti, scenografa e set decorator premio Oscar di fama internazionale. La mostra è una vera e propria immersione nell’immaginario felliniano, oltre che il racconto onirico e suggestivo di un sodalizio artistico e di un’amicizia. Un incontro, tra Federico e ‘Dantino’ nato sul set del Satyricon nel 1969, e una collaborazione diretta avviata con La Città Delle Donne, cui seguono titoli indimenticabili: Prova D’Orchestra, 1978; E La Nave Va, 1983; Ginger e Fred, 1986; La Voce Della Luna, 1990. La meravigliosa maturità del genio riminese.

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L’Automobile

La mostra si snoda in tre ambienti principali, tre tappe di un viaggio insieme al regista in luoghi elettivi della sua ispirazione. La sala centrale, scenografata dalle locandine dei film come in un magnifico affresco, racconta l’automobile, un rito assiduo tra il regista e lo scenografo: il tragitto sulla Fiat 125, con cui Federico Fellini si recava a Cinecittà spesso accompagnato da Dante Ferretti, e con la quale la notte amava aggirarsi con gli amici per le strade romane (e di cui Ettore Scola in Che Strano Chiamarsi Federico ha dato una memorabile elegia). Uno spazio fisico (per Fellini un vero e proprio luogo di lavoro) e temporale in cui avevano luogo conversazioni e scambi di idee, ma anche racconti di sogni, su cui Fellini interrogava il suo scenografo.

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“Casa di Piacere”

Il percorso prosegue nella “Casa di Piacere”, sala sintesi dell’immaginario racchiuso ne La Città Delle Donne, film simbolo del sodalizio artistico tra Fellini e Ferretti, riunendone in un unico quadro, al modo di un vero e proprio set, personaggi e sequenze memorabili. Ecco allora un bordello-lunapark, in cui compare lo scivolo bordato di velluto rosso e lampadine e luci da giostra fanno da contrappunto all’atmosfera soffusa della casa di appuntamenti. Oltre all’estrema cura dell’ambiente scenografico e dei suoi arredi, selezionati da Francesca Lo Schiavo – come le maschere orientali presenti nella pellicola – Makinarium ha realizzato sculture in resina e iperrealiste con lo scivolo toboga e le soubrettes che circondano Marcello Mastroianni, lo Snaporaz del film.

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Fulgor

Si arriva nella sala finale, quella del Fulgor – luogo emblematico per l’infanzia di Fellini, il cinema di Rimini situato al numero 162 di Corso d’Augusto e restaurato nel 2017 da Dante Ferretti. Il Fulgor ritorna a Cinecittà – dove fu ricostruito nel 1972 per le riprese di Amarcord – ricostruito secondo il modello riminese: in uno stile hollywoodiano anni Trenta voluto perché, come dice Ferretti “è un tipo di sala in cui uno viene al cinema e si trova al cinema, il cinema di una volta”. Per la Sala sono stati utilizzati materiali tipici della scenografia ma anche interventi artistici ricercati come il trattamento pittorico in stucco veneziano per le pareti e la realizzazione di calchi scultorei per la realizzazione di capitelli, appliques e plafoniere.

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Una casa ideale

Nelle tre sale, con la sintesi magica di cui sono capaci gli artisti, Ferretti costruisce una nuova casa ideale di Fellini. Dei nuovi cassetti in cui racchiudere i sogni del Maestro condivisi con lui. La mostra si avvale di importanti contributi che ha visto coinvolti gli scultori di Makinarium, eccellenza nel settore degli effetti speciali, per la realizzazione dei manichini dei protagonisti e delle comparse; della ricerca e della selezione dei costumi, a cura di Anna Lombardi (A.S.C.); della Sartoria Il Costume e dell’attrezzeria scenica E. Rancati;  ma soprattutto del lavoro degli artigiani, dei falegnami e delle maestranze che lavorano a Cinecittà; che hanno fatto e fanno ancora grande il cinema italiano e internazionale.

“Quando andavamo insieme a Cinecittà di mattina presto: Dantino, cosa hai sognato stanotte? Niente, non mi ricordo. Dopo una settimana ho incominciato a inventarmi sogni, più o meno quello che avevo vissuto da ragazzino a Macerata, che mi buttavo sotto al tavolo per guardare le cosce della sarta […]. Lui sapeva benissimo che mi inventavo tutto”.

Dante Ferretti

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