Gandhi

Gandhi, il maestro simbolo di pace e libertà

Era il 1982 quando uscì al cinema il monumentale Gandhi diretto da Richard Attenborough. Il film – incentrato sulla vita del Mahatma Gandhi, scomparso l’oggi di 70 anni fa – si aggiudicò ben 8 premi Oscar (su un totale di undici nomination) nel 1983, tra cui quelle di Miglior Film e Miglior Regia a Richard Attenborough, quella di Miglior Attore Protagonista a Ben Kingsley e quella di Miglior Sceneggiatura Originale a John Briley, oltre ai riconoscimenti per Fotografia (Billy Williams), Scenografia (Stuart Craig, Robert W. Laing e Michael Seirton), Costumi (John Mollo e Bhanu Athaiya) e Montaggio (John Bloom).


Il film affronta 56 anni della vita di Gandhi (Ben Kingsley, superbo), il profeta della non violenza che portò l’India, all’indipendenza. A partire dalla fine, ovvero dai suoi funerali (curiosamente, la sequenza fu girata proprio il 31 gennaio 1981, trentatré anni esatti dopo) a cui parteciparono numerose persone, tra cui rappresentanti politici della società indiana e di altre nazioni oltre che i suoi migliori amici Jawaharlal Nehru (Roshan Seth) e Vallabhbhai Patel (Saeed Jaffrey). Il 30 gennaio 1948, a Nuova Delhi, il Mahatma si recò in un giardino per recitare preghiere accompagnato dai fedeli indù. Tra di loro, il giovane Nathuram Godse, gli si avvicinò e lo uccise sparandogli tre colpi di pistola.

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Richard Attenborough procede poi con dei flashback. Sudafrica, anno 1893. Gandhi è un giovane avvocato diretto a Pretoria (deve difendere una ditta indiana a un processo) che viene sbattuto fuori da un treno da capistazione bianchi. Il motivo? Essersi seduto in Prima Classe quando alle persone di colore era consentito viaggiare solo in terza classe. Successivamente incontra Khan, un mercante musulmano suo cliente. È da lui che viene a conoscenza delle dure condizioni degli indiani nell’impero britannico, importati con la forza e trattati come schiavi. È la scintilla: Gandhi decide di fondare un movimento pacifico determinato a ottenere la libertà. Tutti lo devono sapere, per questo avvisa anche la stampa. Durante una manifestazione a Pretoria però brucia dei lasciapassare (gli Indiani, come cittadini non-europei sono obbligati a tenerlo sempre con sé) e la polizia interviene con un brutale pestaggio. Una volta rimessosi dalla violenta aggressione, Gandhi torna a organizzare manifestazioni pacifiche di protesta finché non viene arrestato. In carcere incontra il viceré inglese, il quale si dichiara disposto ad annullare le leggi contro le quali Gandhi ha protestato.

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Il secondo episodio, India, 1919. Gandhi torna in India proclamando la sua filosofia di non violenza: gran parte del Paese è con lui. Così propone un giorno di sciopero a tutto il popolo al fine di complicare ostacolare la vita politica degli invasori britannici. Il giorno prescelto è il 6 aprile, data in cui entra in vigore una legge che riconosce più ampi poteri alle forze dell’ordine. Dopo lo sciopero, Gandhi viene nuovamente incarcerato prima di essere assolto e liberato senza dover pagare cauzione. In seguito, le truppe del generale Dyer (Edward Fox) sparano sulla folla provocando un eccidio. La violenza genera violenza, cominciano a sorgere violenti contrasti tra le minoranze indù e musulmane, che sfociano in scontri armati. Gandhi viene ancora una volta arrestato e condannato a sei mesi di reclusione con l’accusa di sedizione.

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Diversi anni dopo, Gandhi è nella Regione del Porbandar. Percorre migliaia di chilometri per le strade indiane (la marcia del sale), fino a giungere alle rive dell’Oceano Indiano dove produce un’enorme quantità di sale che il Congresso distribuirà poi in tutto il Paese. Il protrarsi delle manifestazioni obbliga Londra a cedere. Lo stesso Gandhi viene invitato in Gran Bretagna per incontrare la famiglia Windsor e altri nobili inglesi. Quest’ultimi cercano di dividere gli indiani accentuando le varie divisioni tra caste e classi sociali, una mossa per respingere il desiderio di indipendenza. Gandhi capisce però che il governo britannico ormai ha perso la voglia di lottare. Nel 1947, dopo essere stato nuovamente arrestato, l’indipendenza dell’India si concretizza.

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Inoltre il Mahatma riuscirà a fermare la faida tra musulmani e indù. La sua ultima vittoria, prima dell’omicidio. L’ultima scena del film mostra le sue ceneri che vengono sparse nel Gange. Gandhi è andato oltre alla sua umanità, è diventato un simbolo di pace, di libertà e di non-violenza (“l’arma più forte”) che mai morirà.

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