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Gianfelice Imparato insegna la drammaturgia comica di Eduardo De Filippo a iNuovi

Dal 2 al 7 ottobre, Gianfelice Imparato dirige, in Prima Nazionale, al Teatro Niccolini di Firenze iNuovi, i giovani diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, in Eduardo per iNuovi. Il repertorio comico di De Filippo, viene messo in scena anche con trasposizione del dialetto, per rendere chiaro che i meccanismi della drammaturgia comica, di cui Eduardo aveva grande conoscenza, sono universali. Lo spettacolo (una produzione Fondazione Teatro della Toscana, Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo) andrà successivamente in scena al Teatro Nuovo dall’11 al 14 ottobre.

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La comicità basata su una drammaturgia è sempre meno praticata e, ai più giovani, sempre più sconosciuta. Far conoscere la ‘grammatica’ di questo genere, i suoi meccanismi, e, perché no, la sua poesia, è l’obiettivo che si è posto Gianfelice Imparato incontrando iNuovi, i diplomati della Scuola per Attori ‘Orazio Costa’ della Fondazione Teatro della Toscana, che hanno assunto la gestione del Teatro Niccolini di Firenze.

Tempo fa, osservando alcuni programmi televisivi dedicati alla comicità, consideravo – afferma Imparatoche questo genere, nobilissimo nelle sue radici, si era degradato fino a essere riconosciuto quasi esclusivamente nella declinazione che ne danno i sedicenti comici, i quali riducono il tutto a battutine e barzellette tenute insieme da un pretestuoso fil rouge. L’esecuzione di questo misero repertorio è condita da smorfie ridicole, voci assurde, costumi improbabili, urla e quant’altro serva per suscitare un immediato quanto vuoto divertimento. Anche il cinema è stato contaminato da questo sub-genere e il nome di commedia viene dato a molti film che commedie non sono”.

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A tal proposito, Gianfelice Imparato con questo progetto ha voluto dare una risposta artistica: “considero, in sintesi, che la comicità derivante da una drammaturgia è sempre meno praticata e, ai più giovani, sempre più sconosciuta. Ritenevo che ci fosse bisogno di divulgare, tra i giovani che si avvicinano all’arte del Teatro, la comicità che nasce da una sapiente drammaturgia. Di far conoscere la ‘grammatica’ di questo genere, i suoi meccanismi, e, perché no, la sua poesia“.

Eduardo per I Nuovi porta in scena quattro atti brevi di Eduardo De Filippo: Pericolosamente, I Morti Non Fanno Paura, Amicizia, Uomo e GalantuomoGli atti unici scelti hanno in comune la drammaticità – dice Gianfelice Imparatosì, la drammaticità delle situazioni di cui la sapiente scrittura di Eduardo ha saputo mostrare il risvolto comico. La disperazione, il cinico egoismo, il bisogno, il tradimento, la morte. Sono queste le condizioni e i sentimenti che producono le azioni di questi atti unici. I giovani attori si stanno appassionando alla scoperta di queste dinamiche drammaturgiche e giorno dopo giorno mostrano di comprenderle sempre meglio. Con le loro capacità faranno molta strada confrontandosi con i vari generi del Teatro, ma mi pareva utile fornire la loro “faretra” anche delle frecce della comicità”.

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In Pericolosamente, scritto da Eduardo De Filippo nel 1938, Michele, appena tornato dall’America, chiede una stanza in affitto al suo amico Arturo. Ma appena si reca a casa dell’amico per prendere accordi, scopre che Arturo tenta di “domare” la moglie, quasi fosse una leonessa da circo, in un modo assai bizzarro. Ne I Morti Non Fanno Paura del 1926 la morte improvvisa di don Gennaro raccoglie amici e parenti in una veglia dai risvolti improbabili. Come reagirà don Enrico, affittuario della vedova Amalia, quando al suo rientro scoprirà la sua stanza trasformata in una camera ardente?

Amicizia, datato 1952, inizia con Alberto Califano che da tanti anni non fa visita al suo amico Bartolomeo Ciaccia. Quando lo incontra, viene a sapere che l’uomo è ormai alla fine dei suoi giorni. L’amico si ritrova a dover interpretare diversi ruoli per venire incontro alle esigenze del malato. Nel finale sarà proprio Alberto a essere colpito da una confidenza inaspettata. Infine, Uomo e Galantuomo, composto nel 1922, racconta le avventure di una scalcagnata compagnia teatrale che si incrociano con le vicende amorose del gestore dell’albergo in cui lavorano, dando vita a una serie di equivoci che si risolveranno tra una prova e l’altra.

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La messa in scena è deliberatamente scarna – interviene il regista – a voler sottolineare che la buona drammaturgia, anche quella comica, non ha bisogno di molti orpelli. Voglio che lo spazio sia occupato principalmente dagli attori, dalle loro essenziali movenze. Voglio che risuoni delle sapienti battute dette da loro con la maestria che stanno, avidi e divertiti, conquistando in questo genere. I giovani attori hanno origini in varie regioni d’Italia e questo mi ha fatto pensare dal primo momento di farli recitare tutti in italiano anziché in un napoletano stentato e inevitabilmente inverosimile. Inoltre, ciò è servito anche a far comprendere che i meccanismi della comicità, che nasce da una buona drammaturgia, sono declinabili in qualsiasi lingua. Ed è utile anche a dimostrare, se ancora ce ne fosse bisogno, che il teatro di Eduardo non è relegabile in un ambito regionale”.

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