Presentato nella sezione Panorama alla 67. Berlinale, dove ha vinto il Premio del Pubblico, esce oggi al cinema Insyriated, il secondo film scritto e diretto da Philippe Van Leeuw con protagonista Hiam Abbass.
Oum Yazan (Hiam Abbass), madre di tre figli, vive barricata nella propria abitazione, in una città sotto assedio. La donna ha reso l’appartamento un porto sicuro per la famiglia e per alcuni vicini, cercando di proteggerli dalla guerra. Quando le bombe minacciano di distruggere l’edificio, quando i cecchini trasformano i cortili in zone di morte e i ladri irrompono per saccheggiare e violentare, mantenere tra quelle mura il sottile equilibrio della routine diventa una questione di vita e di morte.
Ripercorriamo il film attraverso le parole di Philippe Van Leeuw.
Non si tratta di eroi
“Il film narra la storia di una famiglia confinata nella propria casa per via della guerra che si sta scatenando all’esterno. Il progetto è stato motivato dal senso dell’urgenza. Nel tentativo di reagire rapidamente, ho deciso fin dall’inizio che ci sarebbe stata un’unica ambientazione, l’appartamento, e che il film si sarebbe svolto nell’arco temporale di 24 ore. Volevo cercare, in tal modo, di comprendere che cosa anima della gente comune sospinta in circostanze straordinarie. Non si tratta di eroi, ma di persone semplici chiamate a rispondere alla complessa situazione che stanno attraversando”.
Reagire in uno stato di pericolo
“Quello che ho cercato di comunicare è la fragilità e la forza che possediamo quando siamo immersi in uno stato di pericolo. L’istinto che ci dà la resistenza per lottare al fine di sopravvivere e l’energia per auto-conservarci alle spese dei bisogni di altre persone mosse dagli stessi impulsi vitali e sbagli morali. Tuttavia non ci sono giudizi o prese di posizione morali, ma solo fatti disposti per esporre la cruda realtà”.
Un’esperienza immersiva
“Il film va inteso come un’esperienza immersiva. L’appartamento sembra come una bolla sul punto di esplodere, le ombre sono minacciose, il mondo esterno pare irraggiungibile, proibito. È come se i personaggi fossero seduti su un vulcano, tesi, irascibili, egoisti, e nonostante ciò provassero a mostrare empatia e compassione verso gli altri compagni”.
Mostrare/sentire la violenza
“Ho sentito fortemente la necessità di schivare qualsiasi traccia di indulgenza o voyeurismo nel modo di avvicinarmi alla violenza. Penso che uno sia più sensibile al senso di realismo e all’emozione quando, invece di distogliere lo sguardo, cerca di vedere ma non vede nulla o così poco al punto di recuperare mentalmente le immagini mancanti. Solo allora ogni tipo di emozione, compreso il terrore, può davvero essere vissuto sullo schermo. Inoltre, il suono è in grado di evocare le immagini spesso in maniera più forte e vibrante delle stesse immagini. Le azioni violente descritte nel film sono pertanto più acustiche che visive”.
La dignità dei civili
“La rivolta del popolo siriano è iniziata sei anni fa, la guerra infuria da cinque anni, mentre il resto del mondo non ha fatto nulla per fermarla. I siriani sono stati costretti ad abbandonare le loro case e il loro Paese cercando rifugio in Europa. Tutti provengono da posti e situazioni che non conosciamo, manchiamo di quelle immagini. Oltre al disastro siriano di oggi e ad altri disastri del passato e del presente, ho voluto fare luce sulla dignità delle popolazioni civili che sono coinvolte nei conflitti moderni”.