foto di Dan Budnik

I am Not Your Negro, la questione razziale americana arriva in tv

foto di Dan Budnik

Candidato agli Oscar 2017 come Miglior Documentario, stasera arriva in prima tv assoluta per l’Italia su laF (Sky canale 139) I Am Not Your Negro, il film documentario del 2016 diretto da Raoul Peck e basato sul manoscritto incompiuto dello scrittore e attivista James Baldwin, Remember This House: il risultato è un esame accurato e sorprendente della questione razziale americana, grazie anche al prezioso materiale d’archivio. La voce narrante è di Samuel L. Jackson.


Raccontato interamente con le parole di James Baldwin, attraverso il testo del suo ultimo progetto letterario rimasto incompiuto, I Am Not Your Negro tocca le vite e gli assassinii di Malcom X (morto il 21 febbraio 1965), Martin Luther King Jr. (morto il 4 aprile 1968) e Medgar Evers (morto il 12 giugno 1963) per fare chiarezza su come l’immagine dei Neri in America venga oggi costruita e rafforzata.

Tre Uomini importanti per la storia degli Stati Uniti d’America e non solo. Questi uomini erano neri, ma non è il colore della loro pelle ad averli accomunati. Hanno combattuto in ambiti differenti e in modo diverso, ma tutti alla fine sono stati considerati pericolosi perché hanno portato alla luce la questione razziale. James Baldwin si è innamorato di queste persone e ha voluto mostrare i collegamenti e le similitudini tra questi individui scrivendo di loro. E lo ha fatto attraverso lo scritto incompiuto Remember This House.

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Il regista Raoul Peck ha cominciato a leggere Baldwin all’età di 15 anni: “è stato uno dei pochi autori che ho sentito mio – racconta – uno di quelli che comunicavano in una lingua che riuscivo a comprendere, raccontava storie che descrivevano la Storia, definendo strutture e relazioni umane che combaciavano con ciò che potevo vedere intorno a me e a cui potevo fare riferimento. Storie che comprendevo perché venivo da una nazione, Haiti, che aveva una grande consapevolezza di sé, che aveva combattuto e sconfitto l’esercito più potente al mondo (quello di Napoleone) e che, unico esempio nella storia, ha fermato la schiavitù sul nascere, nel 1804, grazie alla prima vittoriosa rivolta degli schiavi al mondo, diventando il primo stato libero delle Americhe”.

Gli Haitiani – prosegue – hanno sempre conosciuto la vera Storia e hanno sempre saputo quanto diversa fosse da quella raccontata dal paese dominante. Il successo della Rivoluzione Haitiana è stato ignorato – come dirà Baldwin: “per via dei brutti/cattivi negri che eravamo” – perché avrebbe portato a una versione dei fatti completamente differente, in grado di rendere insostenibile la versione proposta dal mondo schiavista di quei tempi”.

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Raoul Peck ricorda che le conquiste coloniali del tardo 1800 “non sarebbero state ideologicamente possibili se private della loro giustificazione “civilizzazionale”, una giustificazione inutile se il mondo avesse saputo che questi “selvaggi” Africani erano stati in grado di annientare le loro potenti armate (specialmente quelle francesi e inglesi) più di un secolo prima. Questo è esattamente il motivo per cui ho deciso di ricorrere a James Baldwin e alla sua capacità di analizzare le storie, per riuscire a collegare la vicenda di uno schiavo liberato nella propria nazione, Haiti, alla storia moderna degli Stati Uniti e alla propria dolorosa e sanguinosa eredità, la schiavitù. James Baldwin non ha mai terminato Remember This House e l’ambizione di questo film è quello di riempire in parte questo vuoto”.

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