Foto Francesca Foley

I Backstreet Boys tra passato e futuro nel film-concerto di Stephen Kijak

Foto Francesca Foley

Solamente oggi e domani al cinema arriva Backstreet Boys Show ‘Em What You’re Made Of, il film concerto diretto da Stephen Kijak sulla boy band che si riunisce sul palco dopo aver venduto in passato qualcosa come oltre 130 milioni di album in tutto il mondo.

Il film è un ritratto sincero, che ci accompagna tra gli alti e bassi della loro vita. Una reunion che ha rinnovato il loro rapporto di amicizia, e tuttavia alcuni cambiamenti hanno messo in risalto vecchie e nuove tensioni, che il gruppo ha dovuto affrontare e risolvere.

La pellicola ci permette di assistere a una straordinaria performance acustica della band, registrata in diretta al Dominion Theatre di Londra il 26 febbraio. Dal vivo e di fronte a 2.000 fan entusiasti, la band ha eseguito alcuni dei loro brani più amati, come I Want It That Way, As Long As You Love Me, Shape Of My Heart, Show ‘Em (What You’re Made Of) e In A World Like This.

 1Le riprese del film sono iniziate il 29 aprile 2012, quando i Backstreet Boys hanno annunciato il ritorno di Kevin Richardson: per la prima volta dopo sei anni, la formazione originale era tornata. Questo film parla di una band, ovviamente, ma racconta anche una storia più universale. Parla di cinque amici, di sacrificio e rinascita, di come affrontare il passato e trovare una strada per esprimere in modo nuovo la propria libertà. Parla di casa e famiglia, e dei tanti modi differenti di definire queste cose.

Avendo vissuto delle vite eccezionali sotto i riflettori, che hanno costretto i cinque ragazzi a rinunciare alla giovinezza per le esigenze della notorietà, termini come ‘casa’ e ‘famiglia’ assumono significati diversi. Il film pone in evidenza come questi ragazzi ancora combattano per diventare uomini, per costruire le loro strade sia nella vita privata, sia nella vita pubblica, e insieme, attraverso la loro musica.

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La reunion in uno studio di registrazione; l’amicizia rinnovata, ma anche i cambiamenti succedutisi negli anni di separazione rivelano nuove tensioni, sia creative sia personali, che bisogna affrontare e risolvere. Un viaggio verso casa intimo ed emozionante, che rivela delle verità private e riapre vecchie ferite, e che permette allo stesso tempo di scoprire le periferie americane, la ricca Orlando e la bellezza naturale della campagna del Kentucky. Scopriamo quanto sono profonde le loro radici e cosa li ha resi quello che sono oggi.

Nel tentativo di chiudere il cerchio e rispondere alla più importante domanda rimasta inevasa nella loro carriera, il gruppo parla senza reticenze e per la prima volta dell’uomo che, venti anni fa, ha reso tutto possibile: Lou Pearlman, attualmente detenuto in un penitenziario statale. Deus ex machina dietro alla maggiore boy band di tutti i tempi, Pearlman si trova dietro le sbarre per aver condotto un imponente truffa economica, con cui ha sottratto illegalmente milioni di dollari ai Backstreet Boys e a molti altri. Così, loro devono rispondere la domanda più difficile: perché?

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Il film affronta il loro passato, ma si spinge anche a riflettere sul loro futuro incerto. Con 20 anni alle spalle, ce ne sono altri 20 davanti a loro? Cosa significa essere un uomo adulto in una boy band? Possono crescere ed evolversi? Questo film mette in luce l’ironia e l’emozione insita in queste domande e ci fornisce una visione ravvicinata di un fenomeno pop. È una rivelazione e una storia importante, sia per i loro fan sia per coloro che, grazie alla storia e alle personalità vincenti di questi talenti naturali, si troveranno di fronte a tante sorprese e potranno veder confutato ogni eventuale pregiudizio.

“Quando ero giovane, odiavo la musica commerciale. Mi vestivo di nero. Adoravo gli Smiths e i Cure. Siouxsie Sioux era la mia idea di ragazza immagine, non Britney Spears. Insomma, come è potuto capitare che io abbia realizzato un film sui Backstreet Boys?”

Stephen Kijak

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