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Jacques Tati è ancora pronto per Les Vacances de Monsiuer Hulot

Dopo Mon Oncle e PlayTime, continua il ciclo di film restaurati del genio Jacques Tati. Oggi in sala tornano infatti Les Vacances De Monsieur Hulot (Le Vacanze del Signor Hulot), film scritto da Tati insieme a Henri Marquet, con la collaborazione di Pierre Aubert e Jacques Lagrange. La versione che uscirà è quella originale in bianco e nero del 1953 (Tati ne realizzò un’altra successivamente, con inserti a colori, nel 1978).


A bordo della sua vecchia automobile, Hulot (Jacques Tati) parte per le sospirate vacanze al mare in Bretagna. Incurante dei commenti della gente che incontra per strada, arriva finalmente a destinazione. La pensione a gestione familiare è piena di clienti (una ragazza che fa strage di cuori, un uomo d’affari che non riesce a non pensare al lavoro, bambini che giocano, un comandante dell’esercito che crede di avere a che fare con i suoi sottoposti). Suo malgrado, Hulot mette tutti in subbuglio.

Les Vacances de Monsieur Hulot, che si aggiudicò il Premio Internazionale della Critica al Festival di Cannes nel 1953, fa conoscere al mondo la figura impacciata e inconsapevolmente sovversiva del mitico personaggio incarnato da Jacques Tati. Una splendida satira gentile, musicata dalle voci in sottofondo dei bambini che giocano in spiaggia, sull’incapacità degli adulti di godersi le vacanze. Un film gioiello che posiziona il genio di Tati direttamente tra Charlie Chaplin e Buster Keaton.

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Ripercorriamo il film attraverso i punti chiave.

Hulot, l’eroe ingombrante – Malgrado il successo del suo primo lungometraggio, Tati si rifiuta col suo produttore, Fred Orain, di dare un seguito alle avventure di François, il postino del Berry, che trovava troppo vincolato al suo mestiere, troppo convenzionale ed eccessivamente francese.
Alla familiarità di François, che grazie al suo mestiere conosceva tutti, segue il riserbo del signor Hulot, di cui si ignora perfino il nome, e la distanza rispettosa che mantiene dagli altri. Andato in vacanza da solo, Hulot sceglie l’auto, invece del treno o del pullman, ma un’auto insolita, anacronistica, una Salmson AL3 modificata, truccata, il cui abitacolo contiene a fatica il corpo smisurato dell’eroe.

Set a cielo aperto – Il pittore Jacques Lagrange, che per la prima volta collaborò alla sceneggiatura e alla direzione artistica di un’opera di Tati, scoprì la spiaggia di Saint-Marc-sur-Mer percorrendo le coste normanne e bretoni. E Tati la scelse perché somigliava, diceva, a uno studio a cielo aperto.

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Caricature – È stato detto del film che era una raccolta di schizzi, di abbozzi che forse doveva meno alla storia del cinema e più a quella della caricatura. Alla sua uscita, il film più citato per definire Le Vacanze era del resto una via di mezzo, Autour d’une cabine, di Émile Reynaud, del 1893.

Gli echi della guerra – La forza del film, come per tutti i film di Tati, è l’aspetto intimo del trattare la storia della Francia del dopoguerra. Gli echi del conflitto si sentono ancora nelle parole del militare e nei lanci anticipati di razzi poco gloriosi, che illuminano il cielo, in lontananza, o bombardano l’hotel. Chaplin, all’inizio de Il Grande Dittatore aveva rappresentato la Grande Guerra come una festa di paese, Tati ne Le Vacanze mette in scena i fuochi d’artificio come una rivincita di guerra contro l’ordine costituito. Una guerra in cui Hulot sarà l’unico ferito, come Tati, che si bruciò davvero il viso.

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Il perfezionista – Fedele alle sue abitudini, il perfezionista Jacques Tati creò tre diverse versioni de Les Vacances de Monsieur Hulot. La versione originale è uscita nel febbraio 1953, dopo che le scene in interni, comprese quelle dell’hotel, erano state girate l’estate precedente negli studi di Boulogne-Billancourt.
Segue una versione rielaborata e riorchestrata da Alain Romans, nel 1962, destinata a ridinamizzare suono e immagine e a ridimensionare lo spazio della parola. Molte inquadrature scomparvero e tre scene principali furono tagliate dalla prima versione.
La prima scena di tennis, in cui Hulot fa brutta figura sul campo.
La scena del parroco addormentato. E la scena del baciamano tra le onde.

Tempi moderni – Tuttavia, la storia che portano con sé le onde dei titoli di testa è anche quella delle prime ferie retribuite del 1936. E la folla che formicola alla stazione per la partenza annuncia lo sviluppo del turismo di massa e l’invenzione della civiltà del tempo libero, che l’ex mimo indagherà di nuovo in PlayTime, nel 1967.

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Lo squalo – Ma il fatto più sorprendente resta l’aggiunta, nel 1978, della scena della trasformazione del kayak in squalo, dopo che la barca si è chiusa su se stessa. Questa gag permette a Tati di riprendere un’idea che risale alla scrittura del soggetto, verso il 1950.
Ma le quattro inquadrature aggiunte sono state girate a Saint-Marc-sur-Mer nella primavera del 1978, con dei costumi che, del resto, non sono molto in accordo. Sembra che il suo desiderio di girarla sia stato provocato dalla scoperta de Lo Squalo (Jaws) di Steven Spielberg, uscito nel 1975.

“Quando ho visto questo film, me ne sono subito innamorato. Mi ha fatto ridere in una maniera unica, poiché si focalizza sull’assurdità della vita senza perdere il suo amore verso gli esseri umani”.

David Lynch


EXTRA – Les Vacances de Monsieur Hulot, note di restauro

Jacques Tati iniziò a girare il suo secondo lungometraggio Les Vacances de Monsieur Hulot nel 1951, due anni dopo Giorno di Festa. Nonostante il successo di quest’ultimo film, si oppose all’opzione più semplice facendo un secondo film sul personaggio del postino. Così Monsieur Hulot avanzò discretamente sullo schermo nel 1951, incontrando subito l’enorme consenso internazionale. Tati rimontò il film in tre separate occasioni.

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Il suono de Les Vacances de Monsieur Hulot è vivace e colorato come i personaggi del film; una melodia ricorrente per cuori solitari al grammofono, il sottofondo poliglotta durante i pranzi al ristorante, una partita a carte accompagnato dall’eco della radio, una partita di tennis giocata al ritmo del cinguettio degli uccelli, i fuochi d’artificio accompagnati dal jazz. Era essenziale recuperare l’eclettismo sonico della colonna sonora originale registrata in mono. L’obiettivo principale non erano le voci (come avviene di solito) ma la musica.

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Ne Les Vacances de Monsieur Hulot le voci sono spesso allo stesso livello del suono d’ambiente generale. Era particolarmente importante mantenere una certa qualità “mormorante” nelle scene mute per assicurare la coerenza durante tutto il film. Così i frammenti di conversazione che erano volutamente incomprensibili sono stati conservati e il film ne ha guadagnato in intelligibilità.

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