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Le fotografie di Isabelle Huppert tra i Segreti di Famiglia

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Presentato in Concorso al Festival di Cannes, è da oggi al cinema Segreti di Famiglia, il film di Joachim Trier, un ritratto di famiglia di straordinaria intensità, capace di una riflessione quanto mai attuale sul difficile mestiere di fotografo di guerra. Il cast eccezionale comprende Isabelle Huppert, Gabriel Byrne e i candidati all’Oscar Jesse Eisenberg e Amy Ryan.

Una grande mostra a New York celebra la fotografa di guerra Isabelle Reed (Isabelle Huppert), scomparsa in un incidente d’auto tre anni prima. Per organizzare l’archivio materno, il figlio maggiore Jonah (Jesse Eisenberg) torna nella casa di famiglia, ritrovando il fratello adolescente, Conrad (Devin Druid), e il padre, Gene (Gabriel Byrne), un professore di liceo. I tre uomini hanno ricordi diversi di Isabelle e ognuno di loro dovrà riconciliarsi a modo suo con i fatti del passato, scoprendo che nessuno conosceva tutti i segreti che Isabelle ha portato con sé fino alla fine.

Ecco ora un analisi del film attraverso tre punti chiave commentati dal regista, Joachim Trier.

Genitori e figli – “Il mio obiettivo era parlare della famiglia e del costo dell’ambizione, dell’ammirevole ma tragico lavoro di una grande professionista, una fotografa di guerra, opposto al bisogno di partecipare alla vita della propria famiglia. È un conflitto in cui credo molti si possano riconoscere. Il personaggio di Isabelle Reed, interpretato da Isabelle Huppert, si ispira a diversi fotografi che ho avuto l’occasione di incontrare o studiare, ma il tema centrale resta quello delle relazioni tra genitori e figli e dei conflitti interni a una famiglia. Il suo personaggio, anche quando non è sullo schermo, è il motore di tutta la storia”.

Jonah e Conrad (foto di JakobIhre_Motlys)

Jonah e Conrad (foto di JakobIhre Motlys)

Lutto, memoria, liberazione – “Trovo che la memoria (e come attraverso di essa definiamo la nostra identità) sia un tema molto affascinante. Nel film provo a mostrare il processo del ricordo, cercando di evitare gli stereotipi di molti film drammatici in cui, quando la madre muore, tutti sono seduti in una stanza a piangere. La vicenda ha luogo tre anni dopo la morte di Isabelle Reed e racconta il modo in cui i tre uomini protagonisti, due figli e un padre, provano ad andare avanti con le loro vite. È interessante come la vita di famiglia ti costringa a guardarti allo specchio e a metterti in discussione costantemente. Perché i fratelli vivono in modo così diverso il loro rapporto con i genitori? Come trovare un linguaggio condiviso mentre si ha bisogno di distaccarsi dall’altro?”.

Durante l’elaborazione del lutto, molte persone descrivono un senso di memoria statica e immutabile, eppure è proprio la capacità di rimetterci in discussione che ci permette di liberarci dalla prigione di quelle idee. Conrad ad esempio ricorda quando per gioco si nascondeva dalla madre e solo ora capisce che lei sapeva benissimo dove si trovasse ma fingesse il contrario per farlo divertire. All’interno della memoria e della visione della propria storia, c’è sempre la possibilità liberatoria di assumere una prospettiva diversa. In questo senso, Segreti di Famiglia è nel complesso un film ottimista”.

Gabriel Byrne (JakobIhre Motlys)

Gabriel Byrne (JakobIhre Motlys)

Punti di vista – “Lo spazio cinematografico è un posto meraviglioso per contemplare le vicende umane. Cerco sempre di raccontare storie attraverso diversi punti di vista, nella speranza di gettare uno sguardo più profondo nelle vite dei protagonisti. Non è inconsueto in un romanzo muoversi su diversi piani temporali e assumere la prospettiva interiore dei vari personaggi, ma, incomprensibilmente, lo è nel cinema. Più cresce la macchina produttiva che hai intorno, più come filmmaker occorre ricordare l’importanza della libertà del racconto: quella macchina deve essere vicina al tuo punto di vista il più possibile, perché è solo così che ci si riesce ad avvicinare anche al pubblico”.

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