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Leatherface, le origini del mostro di Non Aprite Quella Porta

Leatherface è l’horror che racconta le origini di una delle figure più terrificanti del cinema, Leatherface appunto o, come meglio lo conosce il pubblico italiano, Faccia di cuoio, protagonista sadico e crudele della saga cinematografica cult Non Aprite Quella Porta. Diretto dal duo di registi francesi composto da Alexandre Bustillo e Julien Maury, e interpretato da Lili Taylor e Stephen Dorff, il film sarà al cinema dal 14 settembre.


Così, è arrivato il tempo di raccontare la storia all’origine di Non Aprite Quella Porta, ovvero uno dei film più emblematici della storia del cinema horror. In questo prequel quattro adolescenti violenti, scappati da un ospedale psichiatrico, rapiscono una giovane infermiera e la portano con loro in un viaggio all’inferno inseguiti da un poliziotto altrettanto squilibrato in cerca di vendetta. Uno dei ragazzi è destinato a vivere eventi tragici e una serie di orrori che distruggeranno la sua mente per sempre trasformandolo in un mostro noto come Leatherface.

Non Aprite Quella Porta è un film horror di Tobe Hooper a basso costo che nel 1974 provocò un profondo turbamento riuscendo a cambiare per sempre il cinema. È la storia di un gruppo di amici che, durante una gita vengono catturati, torturati e alla fine uccisi da una terribile famiglia di cannibali, in cui spicca il mostruoso Faccia di cuoio. Il film ha fatto epoca superando i limiti stessi del terrore ed è stato così significativo nel suo genere che dopo più di quarant’anni è ancora considerato uno dei film horror più celebri e discussi e ha ispirato un’intera generazione di filmmaker.

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“Non volevamo riciclare una storia vista milioni di volte”, racconta il produttore Les Weldon. Leatherface è l’ottavo film del franchise di Non Aprite Quella Porta ed è concepito come prequel per spiegare l’origine del protagonista della serie. I filmmaker erano entusiasti all’idea di reinventare e rivitalizzare questa saga, come afferma Weldon: “era l’occasione per affrontare in modo nuovo e diverso la mitologia di Non Aprite Quella Porta. Volevamo andare alle radici e rivelare una storia mai raccontata prima all’interno della serie – e quale modo migliore per farlo, se non quello di risalire proprio all’origine di Leatherface, di esplorare gli eventi accaduti nei suoi primi anni di vita e fare un racconto delle origini. Questo è stato già raccontato in parte in altri film del franchise, ma qui andiamo davvero alle radici del personaggio”.

Rispetto all’originale, ambientato nel 1974, l’apertura del film si colloca circa vent’anni prima, nel 1955, e poi salta a una decina d’anni dopo, nel 1965. Per il co-regista Julien Maury, “è stato molto emozionante fare un film americano ambientato negli anni Cinquanta e Sessanta: siamo francesi e siamo affascinati dallo stile di vita americano dell’epoca fin da quando eravamo ragazzi. La storia si svolge in due periodi diversi – negli anni Cinquanta e Sessanta, quindi in pratica stiamo raccontando la storia di Leatherface da bambino, proprio all’inizio del film, e in seguito da adolescente, cioè dieci anni prima in cui è ambientato il film originale”.

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Questo Leatherface è la storia di partenza di tutti gli episodi della serie: “ci riporta indietro e parte vent’anni prima – continua Weldon i personaggi sono ancora bambini e si capisce che alcuni di loro hanno subito maltrattamenti, altri sono stati messi in riformatorio. La storia ha una dimensione psicologica, mostra in che modo potremmo aver fallito come società e come questo ‒ che purtroppo accade nella vita vera ‒ evolve diventando realtà”.

Lo sceneggiatore Sam Sherwood ha visto l’originale e ha letto molte interviste a Tobe Hooper e Anne Gunner: “erano stati i primi a interpretare Leatherface ed entrambi dichiaravano che questo personaggio non esisteva senza le sue maschere – spiega – erano le maschere a definirlo: nell’originale Leatherface ha tre maschere diverse e ognuna gli dà una personalità differente”. Sherwood ha iniziato la storia con tre ragazzi, ma non si sa con certezza chi di loro diventerà Leatherface: “hanno tutti alcune sue caratteristiche e questo dipende molto dal fatto che tutti e tre sono adolescenti in una casa per minori deviati. Sono tutti passati più volte dal sistema di affidamento e ogni volta vanno in una nuova famiglia e gli viene dato un nome nuovo. E gli viene detto: sarai questo o dovrai essere quello”.

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Le loro identità sono sempre state scombussolate e di conseguenza non sanno davvero chi sono: “questa storia in qualche modo va a definirli – conclude Sherwoode questo vissuto, alla fine, porterà uno di loro a mettersi la maschera e a diventare Leatherface. In qualche modo ho dovuto creare una frattura, perché all’inizio sono persone normali. Leatherface, si sa, non è normale, è impazzito. È semplice, quindi non si trattava tanto di costruirlo ma piuttosto di riversare una serie di cose orribili su una persona fino ad annientarne l’identità”.

“La nostra è una storia fittizia, mentre nel mondo ci sono molti orrori di questo tipo”.

Les Weldon

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