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Leo Gullotta racconta l’Alzheimer in Lettere a Mia Figlia, il docufilm di Giuseppe Alessio Nuzzo

Sabato 21 settembre, data della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, sarà in programmazione nei cinema di Milano, Bologna, Firenze, Roma e Napoli come evento speciale il docufilm Manuale Sull’Alzheimer – Lettere A Mia Figlia di Giuseppe Alessio Nuzzo con Leo Gullotta e le interviste a Marco Trabucchi, direttore Centro di Ricerca Geriatrica, Gabriella Salvini Porro, presidente Federazione Alzheimer Italia, e il medico Marco Predazzi.

Un viaggio alla scoperta dell’unica cura per l’Alzheimer, l’Amore, per approfondire la conoscenza attraverso la potenza delle immagini. Da nord a sud, da ovest ad est, il regista Giuseppe Alessio Nuzzo per cinque anni viaggia, impara, osserva quella malattia che ha visto da vicino per tanto tempo ma che non conosceva, che non ha mai voluto conoscere. Un vero manuale, diviso in quattro capitoli, in cui interviste a ricercatori, studiosi, medici, istituzioni ma anche operatori e pazienti si alternano alla fedele ricostruzione di finzione che ha come volto quello dell’attore Leo Gullotta.

Il docufilm è stato anticipato dall’omonimo cortometraggio pluripremiato in tutto il mondo, menzione speciale ai Nastri d’Argento, primo premio al Giffoni Film Festival e premio Ettore Scola alla Casa del Cinema di Roma. In concorso ai David di Donatello 2017, il corto Lettere a Mia Figlia serve “a far entrare chi guarda in questa piccola storia di una malattia terribile, l’Alzheimer”, come spiega Leo Gullotta. La storia che si racconta è quella di un uomo che ha vissuto la sua vita gioiosa in famiglia con la moglie e la bambina che diventerà presto donna. “In questo percorso – continua Gullotta – lo aggredisce la malattia che porterà lui e la sua famiglia ad attraversare un dolore quasi cosciente”.

Lettere a Mia Figlia 1

Giuseppe Alessio Nuzzo racconta…

“L’Amore. Un sentimento che ha ispirato artisti, filosofi, cantanti, poeti, scrittori. Un sentimento che può essere declinato in tanti modi. Un sentimento che, però, quando lega un padre alla figlia restituisce le sfumature più belle della stessa parola. Il film nasce dall’esigenza di raccontare l’Amore, quello vero, anche quando una malattia può minare l’essenza del sentimento stesso. Ma l’Amore può e riesce a superare qualsiasi barriera anche quella atroce della perdita della memoria, il dissolversi dei ricordi. Un amore che oltrepassa i limiti imposti da una patologia che esiste ma si nasconde, l’Alzheimer“.

Raccontare attraverso le immagini di una malattia così delicata non è stato facile; altrettanto complesso è stato ricercare le giuste testimonianze per la parte del reale e coordinare le intenzioni degli attori per la parte di finzione al fine di impressionare sulla pellicola emozioni e stati d’animo contrastanti: Amore e dolore, coscienza ed incoscienza, perdita della memoria e ricordo“.

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Ho ritenuto necessario far trasparire sin dal primo montato il rispetto della dignità della persona in quanto tale cercando collaborazione da parte di scienziati ed esperti in materia nella stesura dello scipt e durante l’esplorazione del linguaggio attraverso le immagini. La macchina da presa racconta una storia estremamente delicata e attuale che mira a far conoscere al grande pubblico la malattia senza però alcuna presunzione di completezza scientifica“.

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