Tratto da Life, Animated: A Story of Sidekicks, Heroes and Autism, il libro del Premio Pulitzer Ron Suskind, è dal 2 febbraio al cinema Life, Animated, il docu-film diretto da Roger Ross Williams già vincitore del Directing Award al Sundance Film Festival 2016 e candidato all’Oscar 2017 come Miglior Documentario.
La Sirenetta, Il Re Leone, Aladdin…i classici Disney hanno scandito l’infanzia di noi tutti, ma per qualcuno hanno avuto un significato particolarmente importante. È il caso di Owen Suskind – il figlio di Ron Suskind – che all’età di tre anni ha iniziato a manifestare i sintomi di una grave forma di autismo. Chiuso in se stesso, incapace di elaborare le proprie emozioni, Owen trova proprio nei film Disney un tramite per fare breccia nella barriera che lo separa dal mondo, sviluppando un modo del tutto alternativo ed eccezionale di esprimersi attraverso la voce dei suoi eroi.
Life, Animated è una storia universale che testimonia come le opere di fantasia non servano solo a fuggire dalla realtà, ma abbiano un potere segreto ben più importante: quello di aiutarci ad affrontarla.
Prima di girare questo film, Roger Ross Williams non conosceva molto l’autismo: “devo ammettere che ero un po’ spaventato dalle persone autistiche, mi sentivo a disagio con loro e non sapevo come interagire o creare connessioni”. Ma realizzare questo film ha completamente cambiato il suo modo di pensare all’autismo, non più visto come un deficit o una disabilità, ma come una differenza: “adesso per me è chiaro che ignorando questo gruppo di persone fuori dal comune semplicemente noi non sfruttiamo al massimo la nostra realtà, il pieno potenziale umano, e che ci perdiamo tutti come società lasciandoli indietro”.
Protagonista di Life, Animated è Owen: “è una persona unica per molte ragioni – spiega Roger Ross Williams – prime fra tutte la sua apertura emotiva e la sua scrupolosa onestà. La sua visione del mondo è straordinaria perché è sgombra dalle molte convenzioni sociali il cui scopo primario è limitare il comportamento e frenare la spontaneità”. Per il regista, ciò che Owen ha fatto semplicemente vivendo la sua vita immerso in miti e favole “è stato trovare un modo per dissezionare il mondo, e nel farlo è arrivato a una comprensione incredibilmente saggia della condizione umana. Quello che Owen trae da queste storie classiche è una comprensione del mondo che è profonda e completa quanto stimolante e istruttiva”.
Il film entra così nella testa di Owen e racconta la sua storia dal suo stesso punto di vista: “troppo spesso il mondo guarda in cagnesco le persone che escono fuori dai confini delle convenzioni della società – conclude il Roger Ross Williams – questo film parla proprio del guardare a uno di questi outsider fin nel minimo dettaglio, ma dall’interno e guardando verso fuori, al mondo”.