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Lo scempio di Jedwabne nel Nasza Klasa di Tadeusz Slobodzianek

In occasione della Giornata della Memoria per la commemorazione delle vittime dell’Olocausto, oggi e domani al Cineteatro La Perla di Napoli andrà in scena Nasza Klasa (La Nostra Classe) di Tadeusz Slobodzianek per la regia di Massimiliano Rossi. Si tratta dell’opera attraverso la quale il genio di Slobodzianek si sta  diffondendo in Europa e nel mondo. Per la prima volta tradotto in Italia, dopo l’eccezionale successo di critica e di pubblico riscosso dalle edizioni rappresentate in Inghilterra, Spagna, Polonia, Canada, Stati Uniti, Ungheria, Brasile, Giappone, presentiamo la prima messa in scena dell’opera italiana.

1-NASZA KLASA

Un giorno d’estate del luglio del 1941 metà della popolazione di Jedwabne, un piccolo paese dell’Europa centrale, assassinò l’altra metà, circa 1600 Ebrei, tra uomini, donne e bambini. Questo è l’evento centrale in Nasza Klasa che narra le vicende di un piccolo villaggio polacco, dove fino a qualche anno fa nella piazza principale c’era una lapide che ricordava Jedwabne come «luogo di martirio del popolo ebraico, dove la Gestapo e la gendarmeria di Hitler bruciarono vivi 1600 ebrei».

Una menzogna durata 60 anni scoperta grazie a Jan Gross, professore di storia alla New York University e veterano del 68 polacco, il quale ha rinvenuto in un archivio di Varsavia la testimonianza dimenticata di un sopravvissuto; il risultato è stato Neighbours, (edito in Italia da Mondadori con il titolo I Carnefici Della Porta Accanto), un libro che ha incendiato l’opinione pubblica polacca e ha costretto l’allora presidente Kwasniewski a chiedere pubblicamente perdono, che ha estorto un mea culpa dal Capo della Chiesa e obbligato gli storici e la popolazione della Polonia a confrontarsi con una verità agghiacciante: quella di non essere stati solo vittime, ma veri e propri criminali di guerra.

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Quel giorno, è provato, gli abitanti polacchi della cittadina si armarono di asce, coltelli, forconi e uccisero l’altra metà, ebrei con cui erano cresciuti e andati a scuola; i tedeschi, quei pochi presenti, si limitarono a scattare delle foto. Per più di mezzo secolo, tutti gli abitanti del paese, dal sindaco che coordinò l’eccidio al prete che la benedisse, hanno nascosto la verità. Ambientato tra il 1925 e il 2002, la pièce racconta il tragico intrecciarsi delle vicende di dieci ragazzi compagni di scuola prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale: cinque ebrei e cinque polacchi. Mentre i ragazzi crescono il loro paese è devastato dalle invasioni armate, prima sovietiche, poi naziste.

Con lo sviluppo del fervente nazionalismo crescono i conflitti: gli amici si tradiscono l’un l’altro e la violenza prende il sopravvento fino a che queste persone, ordinarie, portano a termine un’azione straordinaria e mostruosa, la cui eco risuona ancora oggi.  All’inizio dell’opera i dieci alunni dichiarano le loro ambizioni: uno di voler essere un pompiere, uno una star del cinema, uno un pilota, uno un dottore. Nella prima parte la solidarietà dell’infanzia lascia il posto alla tensione religiosa: mentre i cattolici pregano, gli ebrei sono invitati ad accomodarsi nelle ultime file della classe.

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Nel 1939 l’occupazione sovietica aumentò le ostilità tra i collaboratori e la resistenza dei combattenti. Ma nel 1941, con l’arrivo dei nazisti, la comunità scopre il proprio profondo e radicato antisemitismo religioso e razziale che porta la stessa a stupri, pestaggi, torture e infine all’assembramento della popolazione ebraica in un fienile che venne cosparso di cherosene e dove tutti gli ebrei presenti furono arsi vivi.

“…esiste un giudizio politico, un giudizio storico e giuridico… Ma al di là di tutto questo esiste la dimensione della interpretazione che forse solo il linguaggio dell’arte riesce a comprendere fino in fondo…”. 

Timothy Garton Ash

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