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Malala, la giovane donna simbolo di libertà e coraggio

Ispirato dal libro I Am Malala, arriva giovedì 5 novembre al cinema Malala il documentario su Malala Yousafzai diretto da Davis Guggenheim che ci offre uno sguardo sulla vita di questa ragazza straordinaria, inquadrata anche tra le mura domestiche insieme ai genitori ed ai fratelli.

Malala è un ritratto intimo e personale del Premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai, divenuta un obiettivo dei Talebani e rimasta gravemente ferita da una raffica di proiettili durante un ritorno a casa sul bus scolastico, nella valle dello Swat in Pakistan. Allora quindicenne (ha compiuto 18 anni lo scorso luglio) era stata presa di mira, insieme a suo padre Ziauddin, per la sua battaglia a favore dell’istruzione femminile a livello globale, e l’attentato di cui rimase vittima  ha suscitato l’indignazione e le proteste di sostenitori da tutto il mondo. Miracolosamente sopravvissuta, ora conduce una campagna globale per il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini nel mondo, come co-fondatrice del Fondo Malala.

Per milioni di persone, Malala è una figura capace di trasformare il mondo, e di grande ispirazione. Gli estremisti l’hanno perseguitata come una minaccia, e un bersaglio. Nel potente ritratto di Davis Guggenheim, vediamo Malala Yousafzai, questa teenager Pakistana, la più giovane Premio Nobel per la Pace della storia, nel suo profilo di comune ragazzina coraggiosa e compassionevole, in costante pericolo ma amante del divertimento, che semplicemente continua a lottare per il diritto universale di vivere e studiare.

Malala Yousafzai (Photo by Caroline Furneaux. © 2015 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved) 

Malala Yousafzai (Photo by Caroline Furneaux. © 2015 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved)

Realizzato in 18 mesi molto intensi, che Guggenheim ha trascorso con tutta la famiglia Yousafzai in Inghilterra e sulle strade di Nigeria, Kenya, Abu Dhabi e Giordania, il film è l’occasione intima e confidenziale di conoscere Malala, suo padre Ziauddin, sua madre Toor Pekai ed i fratelli Khushal ed Atal, che hanno contribuito a forgiare la giovane donna che lei sta diventando. E’ il racconto della cultura e dell’infanzia incantata di Malala; la storia di una famiglia che ha detto no alla tirannia, e delle conseguenze di un evento sconvolgente che ha trasformato una scolara coraggiosa in una paladina dell’Istruzione conosciuta in tutto il mondo.

Per il regista premio Oscar Davis Guggenheim, questo film racconta “la straordinaria storia di una ragazza che ha rischiato la propria vita per dire a gran voce cosa è giusto”. Guggenheim ha voluto raccontare “soprattutto la storia di una famiglia, la storia dell’amore di un padre e di una figlia che si sente sostenuta e autorizzata a fare cose bellissime. La cosa più straordinaria della storia di Malala è la sua famiglia, i suoi rapporti e le scelte che hanno fatto nelle loro vite”. Malala Yousafzai ritiene questo docufilm possa diventare un manifesto: “è  una grande opportunità per raccontare la nostra storia ma anche di ricordare a gran voce che l’istruzione è un diritto fondamentale degli esseri umani”.

Malala in Kenya

Malala in Kenya

Il film si articola in una fusione di interviste spontanee, di riprese del Pakistan più vero, di vivide animazioni disegnate a mano che riportano momenti del passato a nuova vita. Conduce gli spettatori dal momento in cui l’attivista ed insegnante pakistano Ziauddin Yousafzai ha dato il nome di Malala a sua figlia, in onore della leggendaria eroina del folklore Pashtun Malalai di Maiwand, alla coraggiosa decisione di Malala – all’età di 11 anni – di scrivere un blog per la BBC sotto pseudonimo sulla sua vita di ragazzina in una città tiranneggiata dai Talebani, fino allo scioccante attentato alla propria vita, e alla sua successiva lotta per la sopravvivenza.

Guggenheim si focalizza in particolare sul presente, sulla crescita di Malala mentre prende coscienza del suo potere come agente di un cambiamento globale ed epocale.  La giovane è più concentrata che mai sulle più importanti battaglie del nostro tempo: dare forza alle ragazze attraverso l’istruzione, contrastare la violenza e formare nuovi leaders e opinionisti nelle comunità. Eppure è anche una comune adolescente alle prese con le sue idee sui ragazzi, i compiti a casa, i fratelli, i genitori ed il futuro. Il tutto vivendo sempre sotto i forti riflettori dei media.

In casa con il fratello e un pc

In casa con il fratello e un pc

Il 9 ottobre del 2012 la giovane esistenza di Malala Yousafzai venne bruscamente sconvolta. Fu il giorno cruciale in cui lei e i suoi amici Shazia Ramzan e Kainat Riaz vennero colpiti a bordo del loro scuolabus dalle pallottole di un gruppo armato di Talebani, nella rigogliosa valle dello Swat, nel Pakistan. Un proiettile colpì Malala al sopracciglio sinistro, il che richiese un invasivo intervento chirurgico, con l’applicazione di una placca di titanio per riparare il gravissimo danno. Ma nonostante le armi le abbiano inflitto una tale devastazione fisica, non hanno scalfito quello che ha reso Malala così straordinaria: la feroce intelligenza, l’impegno e la compassione che contrastavano con la sua giovinezza.

Aveva solo 15 anni. Eppure Malala aveva già attirato l’attenzione mondiale con la sua voce. Nel 2009 aveva cominciato a scrivere un audace, anonimo blog per la BBC esprimendo le sue vedute sull’istruzione e documentando la vita nella valle dello Swat dove i Talebani avevano bandito la musica e la televisione, rendendo impossibile alle donne uscire di casa per andare a fare compere, e limitando drasticamente la scuola per le femmine. Quando il blog è stato fermato ha continuato ad esprimersi sulla stampa internazionale, ricevendo nel 2011 il primo Premio Giovanile per la Pace indetto in Pakistan. Poco dopo, in un meeting dei leaders Talebani venne deciso che la teenager doveva essere assassinata.

Malala Yousafzai insieme al regista Davis Guggenheim (Photo by Caroline Furneaux. © 2015 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved) 

Malala Yousafzai insieme al regista Davis Guggenheim (Photo by Caroline Furneaux. © 2015 Twentieth Century Fox Film Corporation All Rights Reserved)

Malala avrebbe poi recuperato, ma non sarebbe stato facile. Dovette iniziare una nuova vita in una città molto lontana, dove era stata trasferita per delle cure mediche specializzate: Birmingham, in Inghilterra. Per il momento non era sicuro per lei tornare nella sua amata casa in Pakistan. Il proiettile che aveva quasi spezzato la vita di Malala la spinse sotto i riflettori dell’opinione pubblica mondiale: l’abominevole ed impensabile attacco a una ragazza così giovane destò l’interesse del mondo sulla sua storia di coraggio. Ma quella storia è stata solo l’inizio. Dopo aver sofferto per riuscire a guarire, Malala si è rifiutata di rinunciare al suo credo. Invece che chiudersi nel silenzio ha trovato la determinazione per continuare la sua campagna. Si è ritagliata un inedito ruolo come sostenitrice per ragazze e bambini di ogni parte del mondo – che fossero rifugiati, bambini in zone di guerra, o comunque privi di scuole o di istruzione – senza nessuna paura, esattamente  come prima dell’attentato.

Indomita nonostante i problemi fisici, ha continuato il suo lavoro nel Regno Unito, cercando il modo di essere sé stessa pur vivendo in una cultura completamente nuova. Con suo padre Ziauddin e Shiza Shahid ha fondato il Fondo Malala, promotore dell’istruzione femminile; ha scritto un libro diventato presto un best-seller, Io Sono Malala (con Christina Lamb);  ha tenuto uno stimolante discorso alle Nazioni Unite; ed ha cominciato a viaggiare in tutto il mondo per difendere i diritti dei bambini.

Malala in macchina con il papà Zioauddin

Malala in macchina con il papà Ziauddin

Osservando la famiglia Yousafzai per oltre un anno e mezzo, Davis Guggenheim è arrivato alla conclusione che i due genitori hanno avuto la stessa indelebile influenza sulla persona che Malala sarebbe diventata. “E’ la combinazione di Ziauddin e di Toor Pekai ad aver creato questa ragazza incredibile”, spiega il regista. “Ovviamente Ziauddin ha un rapporto molto stretto con Malala. Cito una sua meravigliosa espressione: ‘Non chiedermi cosa ho fatto. Chiedimi cosa non ho fatto. Non le ho tarpato le ali”.  E poi c’è quel momento speciale quando lei è nata e lui le ha detto ‘tu sei uguale a tutti gli uomini del nostro albero genealogico’.  Ma credo anche che sia da sua madre che Malala abbia ereditato la sua forza e la sua fede”.

Una cosa di cui Malala non voleva parlare era la profondità della sua sofferenza fisica ed emotiva. Guggenheim non è sicuro del perché lei non volesse affrontare l’argomento, ma pensava fosse dovuto al fatto di aver visto tanta gente soffrire a causa della guerra e della repressione, sia in patria che all’estero, e che quindi non volesse distrarre l’attenzione parlando di sé, quando altri avevano vissuto sofferenze ancora più grandi delle sue. “Molti dei loro amici di famiglia sono stati uccisi – precisa Guggenheim – molti altri stanno ancora soffrendo in Pakistan, per questo loro stessi non pensano di essere straordinari. Ma è ugualmente notevole che malgrado abbiano attraversato l’inferno, in loro non ci sia un grammo di amarezza. Lo si vede nel film, sono pieni di gioia e di speranza… e ti fa pensare a noi che ci lamentiamo di cose talmente piccole...”.

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Malala considera naturale la sua disponibilità a perdonare: “credo fortemente che noi dovremmo trattare gli altri come vorremmo essere trattati da loro. E’ una cosa molto semplice: io voglio essere trattata gentilmente, con giustizia, con amore ed amichevolezza, e quindi è così che mi comporto verso gli altri. Se coltivassi della rabbia verso i terroristi o i Talebani, non ne otterrei alcun buon risultato. Io credo nella pazienza, e credo nella tolleranza. Penso che sia il modo migliore di vivere la propria vita”.

“Spero che il mio nome diventi un simbolo della battaglia per i diritti e per l’istruzione e di tutte le ragazze che parlano liberamente”

“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”.

“Credevano che i proiettili ci avrebbero zittiti. Ma nella mia vita non è cambiato niente a parte questo: la debolezza,  la paura e il pessimismo sono morti. Sono nati la Forza, la Potenza e il Coraggio”

Malala Yousafzai

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