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Michael Mann dirige Blackhat: nella cyber società nessuno è al sicuro

Giovedì 12 marzo arriva al cinema Blackhat, il nuovo film firmato da Michael Mann che vedrà protagonista Chris Hemsworth. Un thriller propulsivo – la storia di un uomo, un hacker blackhat, che cerca di far volare  velocemente il suo passato, e riprendere il controllo del suo futuro – in un nuovo mondo fatto di cyber interconnessioni.

Blackhat segue la storia di un hacker pregiudicato Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth), in licenza dal carcere federale, che insieme ai suoi soci americani e cinesi cerca di identificare e sventare una pericolosissima rete di criminalità informatica che opera a livello mondiale: da Los Angeles a Hong Kong , passando per Perak, Malesia e Giacarta. Però, man mano che Hathaway si avvicina al suo obiettivo, il suo bersaglio diventa consapevole della presenza di Hathaway stesso, e la posta in gioco si sposta sul piano personale.

Chris Hemsworth è affiancato dall’attrice candidata all’Oscar Viola Davis che ritrae Carol Barrett, un’ agente speciale dell’FBI incaricata ad assemblare il gruppo di collegamento per rintracciare il cyber criminale; Tang Wei è Chen Lien, una brillante ingegnere di rete, dannatamente schietta, che intreccia una relazione amorosa con Hathaway; e Wang Leehom interpreta il Capitano Chen Dawai, fratello di Lien e caro amico nonché ex collega di stanza di Hathaway al MIT, oltre ad essere il responsabile del suo attuale stato di libertà.

Chris Hemsworth

Chris Hemsworth

Riguardo a Blackhat, Michael Joseph Gross di Vanity Fair ha scritto: “Questo è il nuovo volto della guerra del XXI secolo: invisibile, anonimo e devastante, con la possibilità di portare la società industriale ad un blocco Abbiamo ormai varcato una soglia, e non si può più tornare indietro“. Ed è proprio la mutevolezza e la rapidità dei collegamenti provocati in questa nostra nuova realtà, una realtà digitale le cui implicazioni e conseguenze rimangono per la maggior parte invisibili agli occhi di tutti tranne di coloro che sono direttamente coinvolti, che si è dimostrato un terreno fertile per Michael Mann.

Mann come filmmaker ha trascorso decenni focalizzando la sua attenzione su mondi immersivi e nascosti, comprese le persone che li abitano. Da ladri professionisti, dipendenti aziendali ed impavidi giornalisti pronti a colpire uomini e tassisti, le storie di Mann prendono vita da un’autentica analisi della realtà che si cela sotto la facciata. Ed inoltre, permettono a coloro che coinvolge durante queste sue indagini, di trarre esperienza di vita dal progetto stesso che si è vissuto. “Se hai intenzione di fare un film su un ladro, non guardi gli altri film sulla ladri. Vai e mostri la tua idea di ladro“, ha affermato Mann.

Viola Davis

Viola Davis

Lo sviluppo pressoché irreale del virus Stuxnet ha segnato una nuova forma di trasgressione per i pochi che sono stati a guardare e, per Mann, un regista il cui lavoro ha sempre ed irresistibilmente segnato il confine tra diritto ed illegalità, ha rappresentato una nuova e sorprendente serie di possibilità. Con allarmante regolarità, le storie sono al limite della legalità attraverso una coraggiosa e nuova infrastruttura di architettura digitale, mettendo in chiaro che l’informatizzazione stava creando una membrana di interconnessione mai vista prima. Mann spiega proprio quello che questo evento ha significato per lui: “mi sono interessato a questo mondo proprio in seguito all’avvento di Stuxnet, il malware che è stato progettato da un team di americani in accordo con un gruppo di israeliani. Il tutto è avvenuto nelle centrifughe iraniane di un impianto nucleare di Natanz, ed ha rappresentato il primo drone invisibile al mondo. Dico ‘invisibile’, perché malgrado l’attacco, i suoi effetti si sono manifestati solo 18 mesi dopo“.

La graduale scoperta di questo evento ha portato Mann ad approfondirlo. “La prima rivelazione è stata quanto siamo labili e vulnerabili“, dice. “La seconda è stata invece che chiunque, stando seduto sul proprio divano, con delle competenze informatiche sufficienti ed abbastanza abile col computer, può far accadere tutto ciò. Sia che viva nel Bronx, nel Lagos o Mumbai. Poi nella la terza parte della ricerca, nonché quella centrale ci si è chiesti: ‘Chi è un hacker blackhat? Da cosa è motivato? Da che cosa è esaltato?’ Di solito si inizia con la percezione tipica di un sedicenne:’ Chi mi dice che non posso entrare in questo sito? Vogliamo scommettere?’ Così solitamente alla base del tutto c’è una sfida”.

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Un gran numero di hacker blackhat inizialmente perseguitato dalla legge, è poi finito a lavorare per la  cyber difesa“, continua il regista. “Dal loro punto di vista, non ci sono necessariamente dei confini. L’idea è molto simile a quella di un giocatore, ma con una differenza sostanziale. La differenza è che per un hacker, è una evasione inversa. La soddisfazione che entrambi ne traggono, al livello dell’assuefazione da oppio, è la stessa; la differenza è che per il giocatore, il risultato è nel mondo virtuale. Per l’hacker, invece è nel mondo reale. La sua manipolazione di un codice ha una reazione vera e cinetica. E questo è il bello“.

“La verità è che si pensa di aver messo al sicuro la propria vita privata, e di avere varie forme di controllo in materia di accesso ed uscita delle proprie informazioni. Non è affatto vero. Viviamo in un esoscheletro invisibile di dati e di interconnessioni. Tutto ciò che facciamo, tutto ciò che tocchiamo, è parte di quella rete. E’ come se vivessimo in una casa con tutte le porte e le finestre aperte: ed è una situazione molto pericolosa, ma noi non lo sappiamo”

Michael Mann

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