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Renée Zellweger torna ad essere goffa in Bridget Jones’s Baby

Quindici anni dopo il secondo capitolo, Renée Zellweger torna oggi al cinema con Bridget Jones’s Baby, il nuovo film sull’eroina-single creata da Helen Fielding. Questa terza pellicola, diretta da Sharon Maguire, vede protagonisti anche Colin Firth e Patrick Dempsey.


Dopo la rottura con Mark Darcy (Colin Firth), il “vissero felici e contenti” di Bridget Jones (Renée Zellweger) non va del tutto secondo i piani. Ormai quarantenne e nuovamente single, decide di concentrarsi sul suo lavoro di produttrice di un notiziario di punta, e di circondarsi di vecchi e nuovi amici. Per una volta, Bridget ha tutto completamente sotto controllo. Che cosa potrebbe andare storto?

Poi la fortuna bussa alla porta di Bridget, e incontra un affascinante americano di nome Jack Qwant (Patrick Dempsey), il corteggiatore che il signor Darcy non è mai stato. In un improbabile colpo di scena scopre di essere incinta, ma con un inconveniente: Bridget non sa se il padre del bambino è il suo amore di lunga data o il suo nuovo flirt.

Colin Firth (photo credit: Giles Keyte)

Colin Firth (photo credit: Giles Keyte)

Il 28 febbraio 1995, il quotidiano britannico The Independent pubblica una rubrica piccola e senza pretese curata dall’allora sconosciuta autrice Helen Fielding. È scritta dal punto di vista di una ragazza  single di nome Bridget Jones (età: 32 anni, peso: circa 60 kg), che vive e lavora a Londra. La rubrica guadagna rapidamente popolarità, e il nome di Bridget diventa familiare, facendo piovere offerte alla sua ideatrice. Nell’arco di dieci anni, le rubriche dei quotidiani su Bridget Jones ad opera della Fielding, sono diventate due romanzi best-seller e due film campioni d’incassi ai botteghini internazionali.

Lungi dalla Fielding l’idea di creare un modello di vita, eppure la nostra eroina rappresenta chi non viene considerato nella cultura popolare. E’ una donna che, a dispetto della sua indipendenza, non ha paura di mostrare i suoi difetti e le sue insicurezze. A parte la scrittrice, nessuno conosce meglio la Jones quanto l’attrice che l’ha incarnata in tutti questi anni. “Bridget è un’eterna ottimista, modesta e capace di trovare sempre il lato ironico delle avversità – riflette Renée Zellwegertenace e determinata, non si abbatte mai. E’ perfettamente imperfetta, ed è per questo che la gente si identifica in lei“.

Patrick Dempsey (photo credit: Giles Keyte)

Patrick Dempsey (photo credit: Giles Keyte)

Il problema principale della nostra protagonista è di rimanere single; che si traduce in indipendenza a caro prezzo. “Una delle ragioni del grande successo del primo film, oltre alla commedia, è la condivisione della paura di Bridget della solitudine“, dice Sharon Maguire, che ha diretto questo capitolo della trilogia. “È una paura comune a molti, ed un tema predominante nella vita del personaggio, oltre ad essere la via d’accesso dell’empatia del pubblico con Bridget. In fondo, il comune denominatore è la paura di rimanere soli”.

Nonostante il suo successo lavorativo, Bridget in questa nuova storia continua a mostrare quel suo meraviglioso imbarazzo che l’ha resa così attraente. “Chi sperava in un cambiamento rimarrà deluso. La perseveranza di Bridget, nonostante le circostanze minaccino la sua stabilità, è ciò che ispira la gente – continua la Zellweger ha le stesse sofferenze di tutti, soprattutto nella sfera privata, perciò è facile connettersi a lei“.

Renée Zellweger (photo credit: Giles Keyte)

Renée Zellweger (photo credit: Giles Keyte)

Mi piace pensare che sia un film sulla crescita, impostato in un momento successivo della vita del mio personaggio – conclude l’attrice – col passare del tempo, ci si rende conto che non esiste un punto di arrivo dove si pensa di aver capito tutto“.

“Questo capitolo della storia di Bridget esplora le differenze tra come immaginava sarebbe stata la sua vita, e la realtà in cui invece si ritrova”.

Renée Zellweger

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