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Salvator Mundi, il capolavoro perduto di Leonardo da Vinci

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Dopo il successo raccolto al Tribeca Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma, dove è stato presentato in anteprima mondiale, solo dal 21 al 23 marzo arriva nei cinema italiani Leonardo. Il Capolavoro Perduto di Andreas Koefoed, il documentario che racconta la storia del Salvator Mundi, il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione) ritenuto uno dei capolavori perduti di Leonardo da Vinci.

Il film

Nel 2008, gli esperti di Leonardo Da Vinci più illustri al mondo si sono riuniti attorno a un cavalletto alla National Gallery di Londra per esaminare un misterioso dipinto: un Salvator Mundi apparentemente senza pretese. Tre anni dopo, la National Gallery ha presentato quell’opera come un dipinto autografo di Leonardo nella celebre mostra dedicata al pittore, dando vita a una delle vicende più seducenti e sconcertanti del mondo d’arte dei nostri tempi. Girato nel corso di tre anni, Leonardo. Il Capolavoro Perduto racconta meticolosamente l’intera storia dietro il Salvator Mundi e si snoda come un thriller avvincente che vede protagonisti roboanti nomi dell’arte, della finanza e della politica. Il regista Andreas Kofoed posiziona questa storia all’incrocio tra capitalismo e creazione dei miti contemporanei, ponendo al pubblico una domanda emblematica: questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia?

È proprio a partire da questo interrogativo che il documentario narra la storia dietro le quinte del Salvator Mundi. Dal giorno in cui (dopo essere stato acquistato per 1.175 dollari in un’oscura casa d’aste di New Orleans) sono state scoperte magistrali pennellate rinascimentali sotto la vernice pesante del suo restauro a buon mercato, il destino del Salvator Mundi ha visto intrecciarsi ricerca di fama, denaro e potere. Man mano che il suo prezzo è salito alle stelle sono aumentate anche le domande sulla sua autenticità. Ma infine, a distanza di anni: questo dipinto è davvero di Leonardo da Vinci? Svelando i progetti nascosti degli uomini più ricchi della terra e delle istituzioni artistiche più potenti del mondo, il documentario mostra come gli interessi che si celano dietro al Salvator Mundi siano così giganteschi da far diventare la verità qualcosa di secondario.

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Andreas Koefoed racconta…

Questo è un film sull’incredibile viaggio di un dipinto, il Salvator Mundi, forse realizzato da Leonardo da Vinci. È una storia vera, eppure sembra una favola degna di H.C. Andersen. Un dipinto danneggiato, trascurato per secoli, viene casualmente riscoperto e subito dopo osannato come un capolavoro perduto della bellezza divina. All’apice della sua fama sotto i riflettori, viene additato come un falso, ma ciò che viene rivelato è soprattutto che il mondo che lo circonda è falso ed è guidato dal cinismo di potere e denaro. Questa storia mette a nudo i meccanismi della psiche umana, la nostra attrazione verso il divino e i meccanismi delle società capitaliste in cui denaro e potere prevalgono sulla verità. Il dipinto diventa un prisma attraverso cui possiamo comprendere noi stessi e il mondo in cui viviamo. A oggi non ci sono prove conclusive che il dipinto sia – o non sia – di Leonardo. E finché c’è un dubbio, persone, istituzioni e stati possono di fatto “usarlo” per lo scopo che risulta loro più utile”.

“Ciò che in questa vicenda mi affascina – e mi delude – è che l’arte viene utilizzata per speculazioni economiche e giochi politici. L’arte è una manifestazione dei sentimenti e delle espressioni umane nel corso della storia. A mio avviso, l’arte appartiene a tutta l’umanità. In questo caso, invece di essere pubblicamente accessibile, l’opera viene nascosta nei porti franchi e utilizzata per scopi cinici e speculativi. Nessuna delle istituzioni di spicco (la National Gallery, Christie’s, il Louvre) o degli Stati coinvolti in questa storia (Francia e Arabia Saudita) hanno voluto parlare. E forse questa cosa non deve sorprenderci. Il tentativo di un approccio scientifico e accademico indipendente al dipinto è sottoposto a un’enorme pressione politica. Così alla fine, non solo il dipinto è perduto, ma anche la verità stessa”.

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Il dipinto, opera di quel Rinascimento che dava valore alla libertà della scienza e dell’arte, diventa infine vittima di interessi e giochi di potere. Come affermato da Jerry Saltz nel film, la storia è «una favola narrativa del nostro tempo». Spero che il documentario possa coinvolgere, sorprendere e incuriosire gli spettatori che diventano così investigatori, lasciando loro una domanda: ma, secondo me, qual è davvero la verità?”.

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