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Sofia Coppola, la regista che ha creato un nuovo cinema

Il più grande merito di Sofia Coppola è stato, come regista, quello di creare un proprio stile, una propria cifra, un modo di vivere l’arte e vedere il mondo. Andando oltre a quella pesantissima etichetta di “figlia di”, nel suo caso, di un cineasta troppo importante, Francis Ford Coppola. Sofia, che il 14 maggio compie 50 anni, è infatti una delle rappresentanti di punta del Nuovo Cinema americano.

"Il Giardino Delle Vergini Suicide"

“Il Giardino Delle Vergini Suicide”

L’esordio da attrice, la svolta come regista

Cresciuta in California, Sofia dopo aver lavorato come costumista su due film, si è iscritta al California Institute of the Arts. Ha imparato tutte le arti legate al cinema, compresa quella – criticatissima – della recitazione. Come attrice ha preso parte a diversi film del padre (da I Ragazzi Della 56ª Strada a Rusty Il Selvaggio, entrambi del 1983, da Cotton Club, 1984, a Peggy Sue Si è Sposata, 1986) e non (tra i quali Frankenweenie di Tim Burton, 1984, e Anna di Yurek Bogayevicz, 1987), fino al (di fatto) definitivo stop del 1990 nel ruolo di Mary Corleone ne Il Padrino – Parte III (sempre di suo padre Francis Ford). La sua vera vocazione era, è, la regia. Tutto comincia con un corto, da lei anche scritto, Lick The Star, presentato nel 1998 alla Mostra del Cinema di Venezia. Il resto è l’inizio di una nuova grande carriera.

Il Giardino Delle Vergini Suicide

Nel 1999 esce il suo primo film Il Giardino Delle Vergini Suicide (che era stato un po’ “introdotto” da Lick The Star). La Coppola ne scrive anche la sceneggiatura adattando il romanzo omonimo del premio Pulitzer Jeffrey Eugenides. La pellicola, ancora oggi osannata dal pubblico, è ambientata nella Detroit del 1974, racconta la storia di cinque sorelle sostanzialmente segregate in casa dai genitori che impediscono loro di vivere in pieno la loro adolescenza. Nel cast ci sono Kirsten Dunst (sua attrice feticcio), Josh Hartnett, James Woods e Kathleen Turner. Presentato in anteprima mondiale a Cannes, il film valse alla regista il MTV Movie Award come Miglior Nuova Filmmaker.

"Lost In Translation"

“Lost In Translation”

Lost In Translation, un capolavoro

Nel 2003 esce il suo capolavoro, quel meraviglioso Lost In Translation che nel 2004 le fece vincere l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale. Presentato ai festival cinematografici di Toronto, Venezia e Telluride, il film (che ricevette anche le ambite nomination all’Oscar come Miglior Film e Miglior Regia) è ambientato nella caotica Tokyo e ha come indimenticabili protagonisti Bill Murray (pure lui candidato alla statuetta) e Scarlett Johansson (al suo primo vero grande film). Loro due, americani infelici in terra giapponese, vivranno un’intensa ma platonica storia d’amore. E chissà cosa sussurra lui a lei, nel finale… Una sequenza diventata cult, come l’intero film.

Una “nuova” Marie Antoinette

Nel 2006 esce un’altra pellicola memorabile, la terza da lei scritta e sceneggiata, Marie Antoinette. Il film, con Kirsten Dunst protagonista, rilegge in chiave pop la vita di corte di Maria Antonietta, sposa di Luigi XVI, re di Francia, dal suo difficile ingresso a Versailles nella primavera del 1770 sino allo scoppio della rivoluzione e al suo trasferimento al Palazzo delle Tuileries il 6 ottobre 1789. Il film, che si basa in parte su Marie Antoinette: The Journey, la biografia scritta da Antonia Fraser, è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes. Colorato, frizzante, rivoluzionario (stupenda la colonna sonora, particolarmente moderna, con il sound dei The Cure e The Radio Dept), Marie Antoinette ha permesso di vincere l’Oscar per i Costumi alla nostra Milena Canonero.

Kirsten Dunst in "Marie Antoinette"

Kirsten Dunst in “Marie Antoinette”

Somewhere e Bling Ring

Del 2010 è invece un altro successo, Somewhere, il film che – con le interpretazioni di Stephen Dorff e la piccola Elle Fanning (nominata ai Critics’ Choice Award) – vince il Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Storia di una star del cinema ormai assorbita dal mondo artificiale dello spettacolo sempre più distaccato dalla figlia e dalla realtà, con Somewhere la Coppola è stata premiata con uno Special Filmmaking Achievement Award della National Board of Review. Tre anni dopo, ecco il quinto film, quel Bling Ring che nasce dall’articolo di Nancy Jo Sales su Vanity Fair: “Il sospetto indossava scarpe Louboutins” e in cui nel cast spicca Emma Watson. Presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, per questo nuovo lavoro Sofia Coppola è stata premiata con un premio Dorothy Arzner per la Regia ai Lucy Awards di Women In Film.

L’Inganno

Nuovo film, nuovo (prestigioso) premio: nel 2017 L’Inganno si aggiudica il Prix de la mise en scène al Festival di Cannes. Un cast di stelle – Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst e Elle Fanning – è al centro di questa storia cupa ambientata nella Virginia del 1864. Il film – adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del 1966, scritto da Thomas P. Cullinan (già portato sul grande schermo nel 1971 da Don Siegel in La Notte Brava Del Soldato Jonathan) – mette in mostra la consueta cura dell’immagine, dei costumi, della composizione filmica. La firma di Sofia è sempre riconoscibile.

."L'Inganno"

.”L’Inganno”

On The Rocks

Dopo aver costruito su di lui A Very Murray Christmas (uno speciale per la tv e Netflix, anno 2015), Sofia Coppola è tornata a dirigere Bill Murray nel recente On The Rocks, film realizzato per Apple TV+. Una storia leggera, agrodolce, sul profondo legame tra padre (Bill) e figlia (Rashida Jones). Nonostante la consueta bravura di Murray (che nel film sembra essere davvero se stesso…), questo è indubbiamente il suo film meno riuscito. Ma siamo sicuri che il meglio deve ancora venire.

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