29 giugno 2013, se ne andava l’astrofisica e divulgatrice scientifica Margherita Hack, prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste portandolo a rinomanza internazionale e membro delle più prestigiose società fisiche e astronomiche come l’ESA e la NASA. Per l’occasione, il canale Diva Universal (numero 133 di Sky), domenica 29 giugno alle 20.50 le dedicherà uno speciale di Donne nel Mito, un viaggio attraverso immagini di repertorio, le sue dichiarazioni e interviste al marito Aldo De Rosa e a Piero Angela tratte dagli archivi Rai.
Scienziata di fama internazionale, prima donna in Italia a dirigere un Osservatorio astronomico, membro di numerose accademie scientifiche, impegnata nelle lotte sociali e nei diritti civili, convinta vegetariana e atea, ha avuto una vita costellata di coincidenze che l’hanno portata a diventare la straordinaria scienziata “amica delle stelle”, come lei stessa amava definirsi. Nata il 12 luglio 1922 dice di sé: “Salve sono Margherita Hack, sono un’astrofisica, che è un fisico che studia la natura fisica delle stelle, delle galassie e dei pianeti. Lavoro da più di 30 anni all’Università di Trieste dove insegno Astronomia e Astrofisica, però come potete sentire dalla mia voce sono nata a Firenze”. Margherita è figlia unica, si dedica allo sport, divenendo un’eccellente atleta nel salto in lungo e nel salto in alto.
All’Università di Firenze ritrova un suo vecchio compagno di giochi, che diventerà suo marito nel 1943, Aldo De Rosa. “Della grande amicizia da bambini non ci si ricordava più nulla. A prima vista ci riuscimmo piuttosto antipatici, si litigava sempre, e poi a forza di litigare siamo rimasti insieme, da quanto? 43 anni?” dichiara la Hack. “ …era un cavallaccio, era sportiva, saliva sugli alberi molto meglio di me, io avevo paura e stavo sotto, lei si arrampicava come una scimmia..era una scimmia!” dice il marito di lei. Due anni dopo si laurea in Fisica all’università di Firenze presentando una tesi di Astrofisica sulle Cefeidi, una particolare classe di stelle la cui luminosità cambia nel tempo.
Dal 1948 al 1951 insegna astronomia in qualità di assistente, per poi ottenere la libera docenza e, appoggiata e spinta del marito, inizia la sua attività di divulgatrice scientifica, collaborando con la carta stampata. Nella decennale esperienza presso Merate, vicino Lecco, una succursale dello storico Osservatorio di Brera, Margherita comincia a collaborare anche con scienziati stranieri, e spesso si reca a Parigi, Utrecht e Groningen. La Hack dice: “La scienza è per natura internazionale perché tutti gli scienziati portano il loro contributo, comunicano fra di loro, si scambiano idee, quindi è molto utile anche lavorare all’estero per qualche periodo per conoscere e farsi conoscere”.
Il trattato Stellar Spettroscopy, scritto a Berkeley nel 1959 assieme a Otto Struve è considerato ancora oggi un testo fondamentale nello studio dell’Astrofisica. Al rientro in Italia vince il concorso per Professore Ordinario all’Università di Trieste e la direzione dell’Osservatorio, annesso all’Università, dove resterà per un ventennio. Margherita si dedica allo studio di quelle che definisce “stelle strane”, ovvero stelle con caratteristiche atipiche, e sviluppa teorie che con il progresso, l’avvento di radioscopi, di sonde spaziali e strumenti tecnologici sempre più all’avanguardia si riveleranno molto più di ipotesi di ricerca.
Il suo lavoro di ricercatrice le vale numerose pubblicazioni internazionali, collaborazioni con l’Esa e la Nasa, e le consentirà di entrar a far parte della Accademia dei Lincei. Margherita nella sua vita si è impegnata con lo stesso rigore e la stessa tenacia nelle lotte civili per i diritti degli omosessuali, per il testamento biologico e l’eutanasia, per i diritti degli animali, per l’ecologia e per lo studio delle cellule staminali. Oltre ai suoi studi, ha lasciato una straordinaria eredità, uno degli Osservatori più efficienti d’Italia, 24.000 volumi scientifici da lei raccolti alla città di Trieste e un asteroide che dal 1995 porta il suo nome: 8558 Hack. Il 29 giugno 2013 si spegne a Trieste la “signora delle stelle”, come l’ha definita la stampa straniera, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo della scienza, della cultura e dei diritti civili.
“Nella nostra galassia ci sono quattrocento miliardi di stelle, e nell’universo ci sono più di cento miliardi di galassie. Pensare di essere unici è molto improbabile”
Margherita Hack