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The Shift, il viaggio thriller nel terrorismo di Alessandro Tonda

Giovedì 3 giugno arriverà nelle nostre sale The Shift, il debutto alla regia di Alessandro Tonda, (già aiuto regista di Romanzo Criminale 2 – La serieGomorra – La serieSuburraSicilian Ghost Story) presentato con successo, in concorso, alla Festa del Cinema di Roma. Si tratta di un drama thriller claustrofobico ma al tempo stesso adrenalinico e dal ritmo incalzante, che ha come protagonisti Adamo Dionisi e Clotilde Hesme. Il film, ambientato a Bruxelles, trae ispirazione dai recenti attentati di matrice islamica che hanno trascinato nella psicosi le più importanti capitali europee e racconta una situazione fuori dal comune, messa in atto dall’incoscienza di un adolescente.

Il film

La storia di due giovani terroristi. Eden (Adam Amara) e Abdel irrompono in una scuola di Bruxelles per compiere una strage di coetanei, ma Abdel si fa saltare in aria prima del previsto coinvolgendo Eden nell’esplosione. Poco dopo i paramedici Isabel (Clotilde Hesme) e Adamo (Adamo Dionisi), accorsi sul posto, caricano sulla loro ambulanza un ragazzo ferito e privo di sensi senza immaginare che si tratta proprio di Eden. Quando Isabel si accorge della cintura esplosiva è ormai troppo tardi: Eden si è svegliato e prende il controllo dell’ambulanza, minacciando i paramedici di premere il bottone se non eseguiranno i suoi ordini.

Studiare le radici del terrorismo

The Shift nasce dall’urgenza di raccontare l’Europa contemporanea in uno dei suoi aspetti socialmente e culturalmente più drammatici, ovvero lo scontro in seno all’Europa stessa tra Islam radicale e civiltà occidentale, partendo dall’emergenza del terrorismo jihadista per arrivare all’esigenza di governare un processo di integrazione che sappia evitare il condizionamento di ogni tipo di estremismo. In una fase storica in cui la paura del terrorismo contribuisce ad alimentare il rischio che l’Europa si abbandoni alle crescenti spinte nazionaliste, The Shift parte proprio da quella paura per costruire un percorso di senso che – opponendosi a ogni generalizzazione e alla strumentalizzazione dell’odio a fini anche politici – riporti in primo piano la necessità irrinunciabile di costruire ponti tra culture o, meglio ancora, tra esseri umani.

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Indagare le ragioni dell’odio

È questa la fase che l’Europa e i suoi cittadini affrontano oggi: superato il picco della minaccia targata Isis, ma ancora ben lontani dal sentirsi al riparo dalla violenza fondamentalista, all’ovvia urgenza di difendersi inizia ad accompagnarsi quella di indagare più a fondo le ragioni dell’odio. Ed è questo ciò che accade all’interno dell’ambulanza che fa da teatro principale del film: l’istinto di sopravvivenza e quindi di fuga dei protagonisti, presto frustrato dalla situazione, lascia progressivamente spazio alla necessità respingente quanto ineluttabile di volgere uno sguardo diretto all’aspirante kamikaze, di osservarlo e ricondurre la sua immagine a una dimensione umana, non certo per aprire le porte a qualche inverosimile forma di empatia ma più banalmente perché da lì passano le maggiori possibilità di salvezza.

Alessandro Tonda racconta…

Gli attentati terroristici di matrice islamica susseguitisi nel tempo in Francia, in Belgio e nel resto del mondo, mi hanno spinto a interrogarmi sul perché di tali gesti e a sforzarmi di capire da dove venisse questa rabbia. Mi sono accorto che spesso, tralasciando le pure motivazioni storiche ed economiche, il fondamentalismo mette radici nel disagio sociale e che sempre più frequentemente trova terreno fertile tra gli adolescenti. Così è nato The Shift. Non un film che abbia la pretesa di dare delle risposte su un argomento così ampio e delicato, bensì una storia che affronta il tema osservandolo da vicino, guardando dritto negli occhi di un giovane perso in un percorso folle e di una donna attaccata alla vita che proverà con tutti i suoi mezzi a farlo ragionare, a ricordargli chi è, da dove viene e soprattutto dove rischia di andare“.

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Sono consapevole che con il mio film non riuscirò a trovare una soluzione ai mali del mondo e in particolare al terrorismo, ma credo che il mio ruolo e il ruolo di tutti coloro che si avvicinano a una forma di espressione sia proprio quello di sollevare e stimolare alla riflessione. Allora, cosa possiamo fare per arginare tutto questo? Probabilmente basterebbe cominciare ad ascoltare e ad ascoltarci. Ad integrare, ad integrarci“.

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