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Tra Critica e Autori, l’Italia a Venezia tra Il Cratere e Il Contagio

Parallelamente alla 74. Mostra del Cinema, oggi a Venezia verranno presentate due interessanti pellicole: Il Cratere di Luca Bellino e Silvia Luzi – in Concorso alla 32. Settimana Internazionale Critica – e Il Contagio di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, nella Selezione Ufficiale dei Venice Days. Nella sezione Cinema nel Giardino verrà invece presentato Nato a Casal di Principe di Bruno Oliverio.

Sharon Caroccia ne "Il Cratere"

Sharon Caroccia ne “Il Cratere”

Il film di Bellino-Luzi segna il debutto sul grande schermo di Rosario e Sharon CarocciaIl Cratere è terra di vinti, spazio indistinto, rumore costante. Rosario è un ambulante, un gitano delle feste di piazza che regala peluche a chi pesca un numero vincente. La guerra che ha dichiarato al futuro e alla propria sorte ha il corpo acerbo e l’indolenza di sua figlia tredicenne. Sharon è bella e sa cantare, e in questo focolaio di espedienti e vita infame è lei l’arma per provare a sopravvivere. Ma il successo si fa ossessione, il talento condanna.

Crater è il nome di una costellazione debole e incerta, invisibile perché estremamente luminosa. Crater sfavilla e non si vede, è percepibile a fatica e per una sola stagione, di notte, in primavera e solo dal sud del mondo” raccontano i due registi. Quest’ultimi descrivono così i due protagonisti: “Rosario calpestare il suo cielo come un soldato il campo di battaglia, e imbracciare Sharon come arma solitaria e finale: abbiamo scelto di stare con loro e lottare attaccati alle loro vite, alla guerra dichiarata per costrizione e conservazione, nobile nelle intenzioni e beffata nell’effetto“.

"Il Contagio"

“Il Contagio”

Per Luca Bellino e Silvia Luzi, in conclusione, Il Cratere racconta “il cruccio, il pregiudizio e l’onta, il passo e l’inganno. È melodia dialettale per libera scelta, è il tutti contro tutti per sopravviversi, e il noi contro loro per difendersi. Lotta di classe perpetua e primitiva, gogna circolare, definitiva e bizzarra“.

Passiamo ora a Il Contagio di Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, al cinema dal prossimo 5 ottobre. In una palazzina di borgata si intrecciano le vite di Marcello (Vinicio Marchioni) e Chiara (Anna Foglietta), di Mauro (Maurizio Tesei) e Simona (Giulia Bevilacqua) e del boss di quartiere Carmine (Nuccio Siano). In questo scenario di umanità mutevole, perennemente sospesa tra il tragico e il comico, s’inserisce anche il professor Walter (Vincenzo Salemme), scrittore di estrazione borghese, il quale ha da tempo una relazione con Marcello, ex culturista dalla sessualità incerta. Mauro, freddo e ambizioso spacciatore, sembra il solo a sentire la necessità di una svolta, mentre i poteri corrotti irrompono in quest’angolo di periferia.

Anna Foglietta

Anna Foglietta

Il Contagio è un film che racconta le due anime della città di Roma. Nella prima parte, ambientata in periferia nel condominio di Via Vermeer, diverse vicende s’intrecciano formando un caleidoscopio di storie e di vite; un fiume in piena dal quale emerge Mauro, che da spacciatore di quartiere diviene spietato affarista. La seconda parte è ambientata in un centro di Roma freddo e asettico, un “mondo di sopra” disturbante in cui Mauro perde la sua umanità.

Infine ecco Nato a Casal di Principe, il film di Bruno Oliverio – tratto da Nato a Casal di Principe – Una Storia in Sospeso di Amedeo Letizia e Paola Zanuttini – interpretato da Alessio Lapice, Massimiliano Gallo, Donatella Finocchiaro, Lucia Sardo, Antonio Pennarella. Protagonista è Amedeo Letizia, un ragazzo di vent’anni che sul finire degli anni ottanta si è trasferito a Roma da Casal di Principe per inseguire la carriera di attore. Sta appena iniziando a muovere i primi passi, tra un fotoromanzo e un ruolo sul piccolo schermo in una delle fiction più famose di quegli anni, I ragazzi del muretto, quando il fratello minore, Paolo, viene rapito da alcuni uomini incappucciati che ne fanno perdere le tracce. Amedeo torna nel suo paese d’origine, e sin da subito questo viaggio si rivela una discesa agli inferi del suo passato e nelle contraddizioni della sua terra.

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Bruno Oliverio ha dichiarato: “questa storia di vita vissuta così forte mi fatto molto interrogare su come il cinema ha rappresentato l’ideologia che impongono le organizzazioni criminali e mi ha permesso un’immersione in un terreno poco esplorato: la vita delle persone normali in terre di camorra. Un racconto in cui gli eroi non sono né i delinquenti né quelli che li combattono, ma le persone che loro malgrado cadono nell’orbita delle organizzazioni criminali. È un racconto sospeso tra la faticosa volontà della rimozione per continuare a vivere e la necessità della memoria e della verità. Sospeso tra l’azione e l’agnizione, Nato a Casal di Principe per me è un punto di svolta“.

 

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