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VENEZIA 79 – Il White Noise di Noah Baumbach apre il Concorso con Adam Driver e Greta Gerwig

Basato sul libro di Don DeLillo e scritto e diretto per il grande schermo da Noah Baumbach, sarà White Noise il film che stasera nella Sala Grande del Palazzo del Cinema aprirà ufficialmente il Concorso della 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, diretta da Alberto Barbera. La pellicola – interpreta da un cast composto da Adam Driver, Greta Gerwig, Don Cheadle, Raffey Cassidy, Sam Nivola, May Nivola, Jodie Turner-Smith, André L. Benjamin e Lars Eidinger – segna il ritorno al Lido di Noah Baumbach, dopo aver presentato nel 2019 Marriage Story.

Il  film

Allo stesso tempo esilarante e terrificante, lirico e assurdo, ordinario e apocalitticoWhite Noise racconta i tentativi di una famiglia americana contemporanea di affrontare i banali conflitti della vita quotidiana, confrontandosi con i misteri universali dell’amore, della morte e con la possibilità di essere felici in un mondo incerto.

Da DeLillo ai giorni nostri

È un grande onore aprire la 79. Mostra di Venezia con White Noise – dichiara il Direttore Alberto Barbera Valeva la pena di aspettare per avere la certezza che il film fosse finito in tempo. Adattata dal grande romanzo di Don DeLillo, Baumbach ha realizzato un’opera originale, ambiziosa e avvincente, che gioca con misura su più registri: drammatico, ironico, satirico. Il risultato è un film che esamina le nostre ossessioni, i dubbi e le paure radicate negli anni ’80, ma con riferimenti molto chiari alla realtà contemporanea“.

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Noah Baumbach racconta…

“Ho letto il romanzo di Don DeLillo all’università, alla fine degli anni Ottanta e mi è sembrato come se fosse adesso, o meglio, l’adesso di allora. Il libro cattura perfettamente l’assurdità, l’orrore e la follia dell’America di quel periodo. L’ho riletto nei primi mesi del 2020 e mi è sembrato come se fosse adesso. Ma l’adesso di oggi. Poche settimane dopo, il mondo si è chiuso. Ho deciso di adattare il libro perché volevo fare un film che fosse folle come il mondo mi appariva. Non è solo il ritratto di un Paese, è anche la storia di una famiglia, del caos che cerca di nascondere, dei disastri da cui vengono travolti, del modo in cui fanno squadra e sopravvivono. Come scrive De Lillo, “Traendola da un persistente senso di disastro su larga scala, continuavamo a inventare la speranza””.

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