"Adieu au langage"

Adieu au Langage, la filosofica e sperimentale opera di Jean-Luc Godard

"Adieu au langage"

Jean-Luc Godard è un Maestro del cinema. Tra i padri della Nouvelle Vague, cineasta illuminato, progressista, Leone d’Oro alla Carriera già nel 1982 e Oscar Onorario nel 2011. Un autore che ha scritto la storia e che nell’ultimo Festival di Cannes ha presentato il Adieu au Langage, ennesima opera memorabile, che si è aggiudicato (insieme a Mommy, tra poco nelle nostre sale) il Premio della Giuria. Un film sperimentale che sarà da domani giovedì 20 novembre nei nostri cinema.


Storie e immagini che si intrecciano: una donna sposata e un uomo celibe si incontrano. Mentre un cane parla e sogna vagando per le strade, tra città e campagna, il rapporto tra i due cambia e si evolve.  Si separano per poi ritrovarsi nuovamente insieme al cane che, questa volta, rimane con loro, gli tiene compagnia. Intanto le stagioni passano, si alternano riflessioni sul cinema in televisione, sulla finzione e la natura.  Qualcosa tra loro si spezza e inizia un secondo film.

Héloïse Godet e Kamel Abdelli

Héloïse Godet e Kamel Abdelli

Adieu au Langage – Addio al Linguaggio, girato in 3D (per la prima volta nella storia del cinema realizza una dissolvenza incrociata tridimensionale), è un’opera da vedere, un insieme di immagini da incastrare, come tessere di un puzzle. Lungo solo 70 minuti, il film del sempre lucido Godard (compirà 84 anni il prossimo 3 dicembre) è un nuovo esperimento di cinema, o una nuova lezione di cinema.

Difficile raccontare e descrivere il contenuto delle numerosissime sequenze, illustrazione non lineare di immagini e suoni. Un mash-up tra scienza e poesia, tra arte e politica. Una lettura filosofica del nostro mondo in cui non mancano riferimenti a film, quadri, giornali, alla tv.

Marie Ruchat

Marie Ruchat

Possiamo davvero dire “Addio al Linguaggio”? Le parole possono ancora risolvere i nostri sentimenti? Godard riflette sulla comunicazione, sulla comunicabilità dell’Uomo, e sul rapporto tra cinema e spettatore, tra immagine filmica e pubblico. Siamo noi a dover prendere ogni singolo pezzo di questa pellicola e comporre il nostro mosaico. La sola cosa certa è l’instancabile e immutata capacità di Godard nel continuare a sperimentare con la settima arte: il cinema, anche grazie a lui, ha ancora molto da dare. Anche – e proprio – grazie al suo rinnovato e suggestivo linguaggio.

Mary Shelley

Mary Shelley

Adieu au Langage

L’idea è semplice
una donna sposata e un uomo single si incontrano
si amano, si sostengono, volano pugni
un cane si allontana tra città e campagna
le stagioni passano
l’uomo e la donna si incontrano di nuovo
il cane si ritrova tra di loro
l’altro è nell’uno
l’uno è nell’altro
e sono tre
l’ex marito frantuma tutto
inizia un secondo film
lo stesso di prima
e tuttavia
dalla razza umana si passa alla metafora
questo finisce in abbai
e nelle grida di un bambino

Jean-Luc Godard

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