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Catherine Deneuve al centro di Piccole Crepe, Grossi Guai, la commedia di Pierre Salvadori

È da ieri al cinema Piccole Crepe, Grossi Guai, la nuova commedia diretta da Pierre Salvadori con protagonisti Catherine Deneuve e Gustave Kervern.


Antoine (Gustave Kervern) è un musicista. Ha passato i quaranta quando decide bruscamente di porre fine alla sua carriera. Dopo aver vagabondato per qualche giorno, trova lavoro come portiere. Mathilde (Catherine Deneuve) abita nel vecchio palazzo a est di Parigi, dove ha trovato lavoro Antoine. E’ una donna giovane già in pensione, generosa e impegnata, che divide il suo tempo tra le sue attività associative e la vita del condominio. Una sera, Mathilde scopre un’inquietante crepa nel muro del suo salotto. Poco a poco la sua angoscia aumenta, finché non si trasforma in vero e proprio panico: e se il palazzo crollasse? E così Antoine si fa prendere dalla simpatia per questa donna che teme possa scivolare nella follia. Tra scivoloni e inquietudini i due formeranno una coppia maldestra, divertente e solidale e, chissà, si aiuteranno a passare questo brutto momento.

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Vi proponiamo di seguito l’intervista rilasciata dal regista Pierre Salvadori.

Com’è nata l’idea di Piccole Crepe, Grossi Guai?

Era tanto che avevo in mente un progetto di un film con un personaggio al limite. Una donna pazza d’inquietudine. Pazza nel vero senso del termine. Per aiutare un cieco Mathilde gli legge quotidianamente il giornale. Ma la fatica e la fragilità la sommergono, fino a che non riesce più a sopportare le cattive notizie. Mi sono spesso chiesto come ci si possa immunizzare da tutto questo. Come si possono sapere cose del genere e riuscire a vivere senza farsi prendere dal panico? Mathilde, infatti, non ce la fa più.

È stato il personaggio di Mathilde che ha fatto nascere il soggetto del film?

Sì. Attraverso Mathilde, arriviamo in questo piccolo mondo. In questo microcosmo un po’ scassato. In questo cortile, che per effetto di una lente d’ingrandimento, può essere percepito come un concentrato dell’epoca e, soprattutto, della paura diffusa. Poi arriviamo ai personaggi secondari e alle soluzioni spesso assurde e quasi comiche che essi oppongono a queste paure: Lev, è talmente perso che diventa mistico e poi violento. Maillard è ossessivo, è spaventato all’idea che un intruso possa occupare abusivamente l’edificio; poi c’è Colette e la sua libreria esoterica, dove Stéphane cerca l’oblio a qualsiasi prezzo. Mentre scrivevo la sceneggiatura avevo tutto il tempo in testa quella espressione che si usa quando si parla delle commedie italiane degli anni sessanta: l’idea che cogliessero la loro epoca in delitto flagrante.

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In Apres Vous…, Beautiful Lies, ci sono personaggi che aiutano gli altri, un tema ricorrente nei suoi film…

Sì, in quelle commedie, i miei personaggi sono spesso al servizio degli altri, provano compassione, empatia, e spesso si prendono carico del dolore di qualcun altro. A volte è perché provano una colpa, o per la paura di restare soli! Sono abbastanza ambigui e possono essere addirittura crudeli. Anche aiutando il loro prossimo, lo tradiscono. La loro bontà non è sempre gratuita. Sono comportamenti che mi sembrano più pertinenti e soprattutto sono quello che in queste commedie permette di evitare la leziosaggine. Effettivamente, in Piccole Crepe, Grossi Guai, il personaggio di Antoine è buono, comprensivo, dolce e senza secondi fini. La bontà, la gratitudine, ciò che chiamiamo, a volte con un po’ di disprezzo, ‘gentilezza’; sono qualità che trascendono l’esistenza e che donano ai personaggi una dimensione meravigliosa, poetica. Opponendosi all’interesse personale danno un’altra idea del mondo e delle cose. Sono dei personaggi che mi toccano molto nella vita come nel cinema.

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Questo è probabilmente il suo film più cupo. Come mai?

I miei personaggi sono sempre stati un po’ dolorosi, nervosi, ansiosi. Credo di aver sempre raccontato delle storie un po’ tristi. Il genere della commedia dissimula e protegge. Questo film doveva essere molto più cupo! Non c’era alcun elemento della commedia nel film, all’inizio. Ma poi mi viene sempre voglia di iniettare comicità e vitalità nel film. Sento come la necessità di riprenderne il controllo. Questa dualità è permanente, sia nei miei personaggi che nei miei film.

Il film è quasi un’udienza a porte chiuse …

Sì. Dall’inizio c’era l’idea di creare un universo un po’ confinato e ripiegato su se stesso. Un po’ come una sorta di pop-up, quei libri per bambini le cui immagini balzano fuori quando li apri: nella città c’è questo edificio, e in questo edificio c’è il cortile, nel cortile c’è la portineria, nella portineria c’è il modellino e nel modellino ci sono i pupazzetti. E’ anche uno stratagemma perfetto per una commedia visiva e strampalata.

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Aveva in mente Catherine Deneuve sin dall’inizio?

Avevo voglia di lavorare assieme a Catherine Deneuve da molto tempo. Ho scritto il film per lei. Con il tempo certi attori diventano quasi dei personaggi. Il pubblico ha un’idea di loro piuttosto precisa e ci si può giocare con quell’idea. Per quanto riguarda Catherine, si ha l’impressione che si possa contare su di lei, che sia coraggiosa, che abbia buon senso. Mi sono detto che se lei avesse interpretato Mathilde, questo ruolo sarebbe stato ancora più sorprendente perché non immagineremmo mai che lei possa diventare pazza. E poi, durante tutta la prima parte del film pensavo anche alla sua rapidità: lei recita in maniera veloce, proprio come Katherine Hepburn! E poi ha quella sua voce incredibile che rappresenta un’arma preziosa per i dialoghi. Di fatto riesce a modulare talmente i dialoghi che sembra quasi che canti. Questo a volte ti permette di essere più letterario, perché con lei non te ne accorgi neanche. Si può «rischiare» con il testo, perché non si percepirà. Riesce a nascondere tutto ciò che può sembrare artificiale e dona ai personaggi grande leggibilità, mantenendo una certa opacità e una dose di mistero”.

“Ho capito che avevo ridotto il mondo a un mormorio… Ho capito che, nonostante le mie angosce e le mie paure, dovevo fare di tutto per riaprire me stessa agli altri”

Mathilde – Catherine Deneuve

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