1979, Giorgio Strehler nel recital di Io, Bertolt Brecht n.3- Essere amici al mondo ©CiminaghiPiccolo Teatro di Milano_ Teatro d’Europa

Com’è la Notte? Alessandro Turi racconta la parabola di Giorgio Strehler

1979, Giorgio Strehler nel recital di Io, Bertolt Brecht n.3- Essere amici al mondo ©CiminaghiPiccolo Teatro di Milano_ Teatro d’Europa

Dopo il grande successo al 39mo Torino Film Festival e la presentazione a Milano in collaborazione con Piccolo Teatro di Milano, sabato 1 gennaio alle ore 15.05 su Rai 3 andrà in onda Strehler, Com’è la Notte?, il documentario diretto da Alessandro Turci – che lo ha anche scritto insieme a Federica Miglio e Antonia Ponti – realizzato in occasione dei cento anni dalla nascita di Giorgio Strehler.

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Un viaggio ed una guida nell’immensa galassia strehleriana che accompagna lo spettatore lungo una carriera formidabile, attraverso una miniera di voci e testimonianze inedite provenienti dagli archivi della RAI. Grazie a questi straordinari contributi, la parabola di Giorgio Strehler si proietta nitida e ricca di suggestioni, indispensabili per capire l’uomo e il suo lascito culturale, il tutto intrecciato con performance, interventi e riflessioni sull’arte e sul teatro. Le tante testimonianze sveleranno la parabola del regista: i ricordi d’infanzia, l’impatto nel mondo del teatro, la psicologia dell’uomo, gli allestimenti più celebri, le grandi battaglie del Piccolo, il sodalizio con Paolo Grassi e con alcuni attori e attrici, il fondamentale rapporto di Strehler con i suoi scenografi, lo Strehler privato e l’incredibile simbiosi tra arte e vita. “Strehler, com’è la notte? Chiara”, sono le battute che chiudono “La Vita di Galileo’ di Bertolt Brecht, uno degli spettacoli più amati dal pubblico del Piccolo. Ed è forse la domanda che vorremmo fare a Giorgio Strehler, una luce che ci orienta non solo nella storia del teatro ma in quella della cultura italiana.

Dalla fondazione del Piccolo Teatro alla rivelazione di Bertolt Brecht, dall’Arlecchino al  Così Fan Tutte, dalla lite con il direttore d’orchestra Von Karajan alle ultime regie mozartiane, il film restituisce uno Strehler emblema del Teatro, grazie all’archivio RAI d’irripetibile forza narrativa e alla partecipazione di Ornella Vanoni, Franca Cella, Franca Squarciapino, Andrea Jonasson, Giulia Lazzarini, Pamela Villoresi, Vittoria Crespi Morbio, Franca Tissi, Rosanna Purchia, Ezio Frigerio, Giancarlo Dettori, Stefano Rolando, Maurizio Porro, e Claudio Magris.

1977, Giorgio Strehler in palcoscenico per il Gala in occasione del 30 anniversario della Fondazione del Piccolo Teatro di Milano ©Ciminaghi_Piccolo Teatro di Milano

1977, Giorgio Strehler in palcoscenico per il Gala in occasione del 30 anniversario della Fondazione del Piccolo Teatro di Milano ©Ciminaghi_Piccolo Teatro di Milano

Alessandro Turci racconta…

Per raccontare Giorgio Strehler 100 minuti sono pochi. Ma al tempo stesso sono molti, perché talmente densi di riferimenti, poesia, nozioni e stagioni, istanze di dibattito e contraddizioni, da risultare quasi irricevibili. Il film credo restituisca l’atmosfera di una certa Milano, di un quel mezzo miglio straordinario che divide via Rovello dal Teatro alla Scala. Una sorta di quinta teatrale a cielo aperto, dove il mondo di Strehler aveva il suo magico ridotto, un quartiere a lungo inviolabile, fucina di bellezza, ma anche epicentro verdiano de l’ora bruna che colpiva incessante sia l’intimo dell’artista fragilissimo, sia l’uomo pubblico negli anni dolorosi del commiato dalla Città. Eppure la notte di Strehler ci appare, oggi, indelebilmente chiara. La rende tale la sua capacità di aver creato una famiglia teatrale e di averla tenuta unita nel corso di mezzo secolo, come massima espressione del teatro colto e del teatro pubblico, dove i due termini si sono armonizzati e brechtianamente quasi confusi l’uno nell’altro. Ecco perché abbiamo deciso per un film corale, polifonico, non celebrativo ma epico, nel senso che fosse in grado di trasferire al pubblico la responsabilità di farsi la domanda se, alla fine, come si chiedeva spesso Josif Brodskij, ne sia valsa la pena guardarlo. A ciascuno la sua risposta“.

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