Sabato 28 novembre 2020 è il 70° compleanno di uno dei miei attori preferiti, Ed Harris. In oltre 40 anni di carriera non ha vinto l’Oscar, ma l’ha sfiorato quattro volte in film che l’hanno visto straordinario interprete, sia come Protagonista, nel suo Pollock, (2001, che ha anche diretto), sia come Non Protagonista, in Apollo 13 (1995, di Ron Howard), The Hours (2002, di Stephen Daldry) e soprattutto, a mio parere, in The Truman Show (1999, di Peter Weir). Ed è proprio attraverso questa pellicola che oggi lo voglio festeggiare.
The Truman Show, un film che ha visto lontano
Eravamo ad un passo dall’inizio del nuovo millennio. Era il 1999 ed era la notte degli Oscar. Come miglior film vinse Shakespeare in Love di John Madden, tra applausi e riflettori puntati su una commossa Gwyneth Paltrow e il suo (al momento unico) massimo riconoscimento come attrice protagonista. Potessimo tornare indietro però cambieremmo questa decisione, premiando un altro film. Un film che per giunta non era nemmeno in nomination: The Truman Show di Peter Weir. Una storia che aveva visto davvero lontano, anticipando i tempi, e che ci ha poeticamente servito un ricco antipasto di quello che stava per accadere alla nostra società.
Come un Grande Fratello (in stile 1984)
Come detto, il 2000 era alle porte. In Italia ci preparavamo alla prima storica edizione del Grande Fratello. Ma non ci stavamo solo apprestando ad arricchire la Endemol e il suo azzeccato format. Stavamo entrando in una fase nuova che probabilmente ha sconvolto le nostre vite. Una mentalità diversa con un nome ben preciso: reality. Realtà. Sotto forma di spettacolo, di intrattenimento. La vita illuminata da un sole artificiale, in cui ogni mossa, ogni gesto, ogni dialogo, è visto da qualcun altro. Un mondo finto creato ad hoc per realizzare una sceneggiatura di successo, una fiction che investe il reale e che travolge sentimenti ed emozioni. Un grande occhio orwelliano (George Orwell, 1984) che ti comanda come una pedina e che gioca a fare Dio.
Un film epocale
Più ci penso e più lo trovo un film epocale. Una pietra miliare del cinema che oggi meriterebbe una ri-celebrazione a Los Angeles con Oscar honoris causa. Pensiamo anche, o soprattutto, anche al tema della pubblicità. Come la vita già scritta di Truman sia stracarica di messaggi promozionali, di spot, di marchi, di annunci. Oggi siamo bombardati di adv, imposta come dei pugni in volto senza possibilità di difesa. Per cosa possiamo ancora sognare oggi? Questo clima che impazza è pilotato da un regista malefico (il nostro Ed Harris)? Il film è infatti per certi aspetti spietato, talmente finto da essere vero o talmente da risultare finto. Siamo diventati la società dell’infotaiment, del docureality, e di tutti quei generi misti che tendono a spettacolarizzare la vita, vera. La società che tende a isolarsi dietro ad uno schermo virtuale. Talmente tanto che da spettatori vogliamo diventare noi protagonisti, alla ricerca di quella stessa attenzione che si riserva nel film a Truman. Il rischio, forse già in corso, è quello di essere delle pedine di un grande gioco, in cui ogni nostra azione viene comandata per un mero obiettivo di guadagno. Guadagno altrui ovviamente.
Un mondo finto (ma la porta c’è)
Ma il vero scatto che ci ha fatto entrare The Truman Show non solo nella mente ma anche nel cuore è la crescente consapevolezza del protagonista di trovarsi in un sistema finto che si stava arricchendo alle sue spalle. Gli spettatori, del e nel film, si sono identificati con lui perché hanno capito che il valore più grande che abbiamo, quello che non si potrà mai cambiare, in fondo è semplicemente la nostra autenticità. Solo noi dobbiamo essere registi di noi stessi. Se cerchiamo bene la porta c’è.
Ed Harris, il regista Onnipotente
Il volto del “Sistema” nel film è proprio quello di Ed Harris, l’onnipotente Dio-Regista (Christof, un nome simbolico) di tutto lo spettacolo incentrato su Truman. Quando riflettiamo sul nostro mondo, rimasto così egocentrico anche in tempo di pandemia, mi viene in mente lui, il “manovratore”, un Diavolo che vuole trasformare la vita in uno show da seguire, manipolando le nostre emozioni, decretando il nostro destino e le nostre scelte. Solo un attore così bravo come Ed Harris poteva rappresentare così bene questo fenomeno. Un