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Il Signore Degli Anelli, è ancora mania: come fare ritorno alla Terra di Mezzo

A volte un “vecchio” mass media come la televisione riesce a coinvolgere e ad entusiasmare il pubblico molto meglio di tutti i social e i servizi di streaming, messi insieme. È accaduto durante questi mesi di lockdown e sta continuando ad accadere anche durante questa famigerata Fase 2. Prima Harry Potter, in seguito Twilight, a inizio maggio Guerre Stellari grazie allo Star Wars Day: il palinsesto Mediaset è riuscito a raggiungere il cuore degli spettatori in un crescendo che raggiunge il culmine con Il Signore Degli Anelli.

"Il Signore Degli Anelli" di Peter Jackson

“Il Signore Degli Anelli” di Peter Jackson

Una storia cha affascina

La trilogia di Peter Jackson traspone sul grande schermo un’avventura che coinvolge fin dalla prima sequenza. Un piccolo abitante di un tranquilla contea viene incaricato di un compito più grande di lui, riceve un fardello che lo trascinerà fino ai confini del suo mondo, gli farà oltrepassare ostacoli e affrontare prove sempre più dure. Guerrieri e maghi, mostri e sotterranei. Una storia ricca di archetipi che porta all’estremo l’epica della lotta per la salvezza trasformandola in un gioco letale ma al contempo affascinante. Al quale tutti noi vorremmo partecipare. Ciò che proviamo al termine del viaggio di Frodo è un enorme desiderio di esplorare ancora questo splendido universo narrativo. Rifiutiamo di imbarcarci ai Porti Grigi perché vorremmo tornare a scoprire i segreti delle miniere di Moria oppure a conoscere meglio gli avventori del Puledro Impennato. Sicuramente la lettura o la visione ci permetteranno di immergerci al meglio in quest’atmosfera ma forse, il modo più ricco per sentirsi parte della Terra di Mezzo è quello di indossare noi stessi i panni di hobbit, nano, stregone o paladino. Ma da dove nasce questo ardore, e come possiamo soddisfarlo?

Tolkien, creatore di mondi 

Nel 1995 la casa produttrice Miramax inizió la preproduzione del capolavoro di J.R.R. Tolkien affidandola al regista neozelandese Peter Jackson. Va detto che Il Signore Degli Anelli aveva già avuto una trasposizione animata parziale nel 1978 e nel 1980 ma in questo caso, con il successivo passaggio alla New Line e supportati dai passi da gigante compiuti dalla computer grafica, vennero pianificati ben tre film di ampio respiro da far uscire al cinema a distanza di un anno l’uno dall’altro (La Compagnia Dell’Anello 2001, Le Due Torri 2002 e Il Ritorno del Re 2003) ma girati in contemporanea, così da ottimizzare costi e risorse. Inutile dire che fu presto un successo di pubblico e di critica, e fu quello il momento in cui Tolkien diventò mainstream. Chi l’avrebbe detto che un professore di lingua inglese potesse dare un così enorme contributo all’immaginario fantasy? Forse perché Tolkien visse una vita tutt’altro che banale: nato nell’allora Sudafrica, partecipò alla Battaglia delle Somme durante la Prima Guerra Mondiale, assistendo alla morte degli amici più cari durante la terribile guerra di trincea. Fece ritorno in Inghilterra dove proseguì la carriera accademica collaborando anche alla stesura dell’Oxford English Dictionary. Amico di C.S.Lewis, l’autore de Le Cronache di Narnia, venne anche segnalato per il Nobel alla letteratura.

Il mondo creato da Tolkien

Il mondo creato da Tolkien

Miti, leggende e nuovi linguaggi

La forza di Tolkien fu quella di costruire un vero e proprio mondo, una conseguenza del suo amore per la filologia e la creazione di nuovi linguaggi. Dai miti alle leggende, dalla geografia alla genealogia: lo scrittore sviluppò un background di gesta ed eroi che hanno formalizzato l’immaginario fantastico per tutti i decenni a venire. Questo scontro tra il bene e il male affonda le radici in un medioevo mistico, un incontro tra la mitologia norrena, l’epica europea e, ovviamente, le devastanti esperienze personali vissute al fronte. Lo Hobbit e Il Signore Degli Anelli si muovono nell’universo di Arda, un luogo che Tolkien stesso aveva creato, paradossalmente, con lo scopo specifico di far parlare ai suoi abitanti le lingue da lui inventate, come il Sindarin degli elfi e il Linguaggio Nero degli orchi. 

L’eredità artistica: altri libri, film e…

Dopo la sua morte, il figlio Christopher pubblicò una serie di libri basati sugli appunti e manoscritti del padre e, tra Racconti ritrovati oppure incompiuti, spicca la cosmogonia del Silmarillion. Più che un romanzo, il volume è la cronaca della genesi di Arda, delle sue divinità e di tutti gli avvenimenti. Su questi testi Tolkien sviluppava le sue opere e vi faceva riferimento e, per ogni studioso e appassionato, corrisponde esattamente ad una Bibbia tolkieniana. Forse impossibile da trasporre sul grande schermo, Peter Jackson stesso è tornato a raccontare il mondo del Silmarillion espandendo a dismisura invece l’altra opera iconica di Tolkien, Lo Hobbit. Un libretto di 90 pagine diventato anch’esso una trilogia da oltre 9 ore di visione. Il tono leggero e scanzonato dell’originale, quasi destinato a un pubblico più giovane, ha assunto invece le stesse atmosfere dark del Signore Degli Anelli cinematografico, proprio per raggiungerne lo stesso pubblico. Un prequel che ci accompagna nelle avventure dell’Unico Anello, in attesa della nuova serie che Amazon sta sviluppando per la sua piattaforma Prime Video e il cui budget, la fantasmagorica cifra di oltre un miliardo di dollari, contribuisce ad alzare non poco l’asticella delle aspettative.

"Lo Hobbit"

“Lo Hobbit”

…videogiochi

Anche i videogiochi devono molto all’immaginario cinematografico. Il Signore Degli Anelli Online – L’Ombra di Angmar è stato presentato nel 2007 ed è tutt’ora giocabile in maniera gratuita. Si tratta di un MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, emulo del più celebre World of Warcraft) dove gli utenti possono esplorare la Terra di Mezzo e le insidie dello Stregone Supremo in un periodo antecedente al viaggio di Frodo e compagni. Anche il più moderno L’Ombra di Mordor (2014) e il suo sequel L’Ombra Della Guerra (2017) si collocano tra Lo Hobbit e Il signore degli anelli, seguendo le tribolazione del ramingo Talion contro il malvagio Sauron.

Dungeons & Dragons e la magia della narrazione

Libri, film e videogiochi sono uno splendido modo per immergersi nell’ambientazione tolkieniana ma le dinamiche sono spesso passive. Ci si trova a seguire trame preimpostate oppure completare missioni in modo preconfezionato. Quello che forse ogni giocatore desidera è anche la libertà di poter forgiare il proprio destino, e chi solitamente mostra questa brama, prima o poi finirà con l’approcciarsi ai giochi di ruolo, probabilmente con “la scatola rossa” Dungeons & Dragons, il suo iconico set di base. Negli Stati Uniti degli anni ’70 i wargames, giochi di guerra, erano conosciuti e apprezzati per come davano sfogo alla passione per il modellismo e per la simulazione militare. Dal controllare eserciti si iniziò a controllare i singoli individui, abbandonando le tattiche di battaglia in favore di elementi di improvvisazione teatrale. I padri di quello che diventerà D&D, Dave Arneson e soprattutto Gary Gygax, riuscirono a codificare un gioco dove venivano inclusi tante fonti di ispirazione quali il fantasy, miti e leggende del medioevo, oltre che draghi e mostri. Non divenne solo un business miliardario, ma modellò la cultura popolare e probabilmente l’immaginario collettivo di un’intera generazione. Non a caso la serie Stranger Things, che punta sulla nostalgia degli anni ’80, mostra i suoi protagonisti giocare a D&D nella prima scena del primo episodio.

"Dungeons & Dragons"

“Dungeons & Dragons”

Come si gioca

Un gruppo di giocatori costruisce il proprio personaggio scegliendo la propria razza – umano, elfo o nano…,  la propria classe – ranger, paladino, mago… – abilità e caratteristiche speciali. Il Master li guida all’interno di un’avventura, che solitamente inizia in una locanda e termina in un sotterraneo (dungeon, appunto), nel corso della quale si affronteranno mostri e missioni, recuperando tesori e facendo gli incontri più disparati. Il cuore di questo meccanismo è costituito da semplici dadi, il cui lancio determinerà se ogni azione, dallo scagliare un incantesimo al compiere un gesto acrobatico, avrà o meno successo. Il tutto funziona grazie alla propria conversazione e fantasia, in grado di influenzare l’avventura, le azioni dei compagni e l’intera narrazione, e che si muove all’interno di un mondo immaginario. Quindi, quale mondo è il più florido, se non quello inventato da Tolkien?

Facciamo ritorno alla Terra di Mezzo 

Gygax non ha mai negato l’impatto che Il Signore Degli Anelli ha avuto sullo sviluppo il suo Dungeons & Dragons, a volte ridimensionandolo sebbene la crescente popolarità del libro fu sicuramente un ulteriore richiamo che il gioco di ruolo sfruttò per attirare tanti appassionati dello scrittore. Nel prima versione del Manuale una delle classi coinvolte era appunto quella degli Hobbit, oltre che il demone Balrog o gli alberi senzienti Ent. Tutti nomi su cui la Tolkien Estate, la società di Christopher che gestiva i diritti del padre, fece causa vetandone poi l’utilizzo. L’ “hobbit” venne allora rinominato “halfling”, mezzuomo, ma rimase egualmente alto la metà di un umano, socievole, amante del cibo e della tranquillità: si intravede ancora perfettamente la personalità di Bilbo Baggins. Le dispute legali sono perdurate per decenni fino al 2016, data di pubblicazione delle Avventure della Terra di Mezzo, il primo gioco di ruolo ufficiale basato sulle regole di D&D, vincitore del premio Origin Award come “Miglior RPG” 2018, equiparabile all’Oscar per il miglior film. Localizzato in italiano grazie alla competenza e l’entusiasmo di Need Games, finalmente riunisce due mondi nati per essere un tutt’uno. Il rodato meccanismo di gioco si arricchisce di logiche narrative peculiari: ad un minor tasso di combattimenti, saccheggi e apporto magico (in effetti nella storia di Tolkien gli stregoni erano decisamente pochi), si punta invece sulla componente suggestiva, sull’atmosfera e sull’Ombra, il male che aleggia sui giocatori e che porta a sempre maggiore tensione, conflitti e, ovviamente, emozioni.

"Avventure Della Terra di Mezzo"

“Avventure Della Terra di Mezzo”

Entrate nell’universo di Tolkien: a voi la scelta

Se quanto avete letto adesso vi sembra familiare, è perché probabilmente Peter Jackson è riuscito a trasferirvi non solo momenti visivamente spettacolari, ma anche la complessità e ricchezza dell’universo di Tolkien. Se avevate a cuore il destino di Boromir, se vi preoccupate per la salute di Sam e se vi disperavate per la salita verso il Monte Fato, allora avete già interiorizzato quel mondo e non vi resta che riviverlo. Rileggendo i libri, estraendo i blu-ray dalla loro custodia, oppure preparandosi ad un nuovo lancio di dadi.

Enrico Banfo

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