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INTERVISTA – Greta Scarano: “Viviamo tempi difficili, ma non dimentichiamoci la bellezza del mondo”

Il 2015 per lei è stato l’anno della consacrazione. Una valanga di apprezzamenti e di riconoscimenti, sia dalla critica che dal pubblico: Greta Scarano ha messo d’accordo tutti. Dopo tanto teatro e televisione, il suo talento ora è sempre più apprezzato anche al cinema. E non potrebbe essere altrimenti. Lei è pura anima rock, una musica travolgente che ti resta impressa dentro. Sguardo sofferto e dolce, interprete vera e sincera delle contraddizioni dei nostri tempi. Cameralook.it ha avuto il piacere di poterla intervistare.

Nel 2015 hai fatto incetta di Premi come migliore attrice e volto emergente del cinema italiano. Cosa si prova?

È stato un periodo bellissimo e molto intenso, in cui ho avuto la netta percezione che il mio lavoro venisse sia notato che apprezzato. Molte persone del mio ambiente hanno avuto modo di vedere Senza Nessuna Pietà di Michele Alhaique e questo ha segnato un cambiamento nel modo in cui mi guardavano (ammesso che prima sapessero della mia esistenza!). Ho iniziato a lavorare molto presto e quando venivo premiata come “volto emergente del cinema italiano”, sorridevo al pensiero che sono quasi 10 anni che lavoro!

Greta Scarano in "Qualche Nuvola" di Saverio Di Biagio (2011)

Greta Scarano in “Qualche Nuvola” di Saverio Di Biagio (2011)

Da adolescenti c’è chi appende in stanza poster di cantanti o band e poster di attori o film. Da ragazzina avevi coltivato anche il sogno della musica. Cos’è che ti ha portato a scegliere la recitazione?  Con che poster sei cresciuta?

In realtà ho sempre coltivato entrambe le cose fin da piccola. Frequentavo un corso di recitazione in un teatro di Trastevere, e allo stesso tempo un corso di musica d’insieme, poi un po’ di canto e batteria durante l’adolescenza. Ho sempre amato la musica, ma ho scelto di recitare perché era quello che mi veniva meglio. In camera avevo il poster di Pulp Fiction, di Shining, dei Pink Floyd, dei Led Zeppelin e dei King Crimson. Ero una rockettara.

Prima del cinema, il teatro – anche negli Stati Uniti se non sbaglio – e diverse serie tv di successo. Cosa hai imparato dal contatto con il pubblico sul palcoscenico e dal modo di lavorare per il piccolo schermo?

Grazie al teatro ho capito fin da subito che potevo uscire da me ed interpretare personaggi di tutti i tipi. Ho imparato che emozionare le persone è il mio obiettivo principale e se il pubblico è lì, proprio davanti ai tuoi occhi, devi fare di tutto per riuscirci, sei in debito con loro che sono usciti di casa per venire a vederti. La televisione è un’enorme palestra in cui i ritmi sono serratissimi e spesso non ti è concessa la possibilità di ripetere. Dunque è assolutamente necessario riuscire a sviluppare la capacità di dare tutto e subito. Nonostante questa caratteristica tipica della televisione, io penso che dia molte più possibilità del cinema: si fanno più fiction che film e nel mio caso ho avuto la fortuna di fare tante piccole cose in televisione che mi hanno davvero formata.

Con Pierfrancesco Favino in "Senza Nessuna Pietà"

Con Pierfrancesco Favino in “Senza Nessuna Pietà”

Finalmente cinema: dopo l’esordio in Qualche Nuvola (2011), l’anno scorso hai ritrovato Michele Alhaique che ti ha diretto in Senza Nessuna Pietà, al fianco di Pierfrancesco Favino. Cosa significa per te questo film? Si può considerare una tappa decisiva e di svolta per te?

Senza Nessuna Pietà ha rappresentato sicuramente una svolta nella mia carriera. Nonostante sia stato distribuito in 65 copie, ha ottenuto ottimi riscontri di critica, cosa che ha contribuito a far notare la mia interpretazione. Devo tantissimo a questo film, devo tantissimo a Michele che ha avuto la caparbietà di girarlo nonostante le continue difficoltà, devo tantissimo agli sceneggiatori (Michele insieme ad Andrea Garello ed Emanuele Scaringi) che mi hanno affidato un ruolo così pieno di sfumature e con un grosso potenziale.

Oltre alle serie tv in cui hai preso parte (penso soprattutto a Romanzo Criminale – La Serie),in Senza Nessuna Pietà e nel successivo Suburra, il tema di fondo è quello della criminalità organizzata. Da attrice, che sensazioni si vivono nel portare al pubblico storie nere come queste? L’anima dell’uomo (e del nostro Paese) avrà sempre ombre scure?

Non so con certezza cos’è che mi porta a prendere parte a questo genere di film. So di sicuro che mi piace interpretare personaggi intensi, fortissimi ma anche deboli e sofferenti, che siano sorprendenti anche per me. Penso che il paese in cui vivo sia estremamente contradditorio. È quasi inevitabile che i nostri registi e sceneggiatori vengano affascinati dal lato oscuro. Così come è inevitabile che ne vengano affascinati attori come me. A me piace l’idea che un film possa mettere in scena alcuni aspetti socio-culturali tipici del nostro paese, e che questo possa provocare una riflessione prima da parte mia, poi nel pubblico.  Non so se l’Italia cambierà mai, la nostra è una nazione talmente ricca di storia e di bellezze che ho paura rimarrà sempre al centro dell’attenzione di poteri con interessi discutibili.

Nei panni di Viola in "Suburra" di Stefano Sollima (foto Emanuela Scarpa)

Nei panni di Viola in “Suburra” di Stefano Sollima (foto Emanuela Scarpa)

In queste settimane è in onda su Sky Atlantic In Treatment, dove interpreti Elisa, una ragazza che scopre di essere malata. Gli episodi sono davvero intensi, e l’attore sembra davvero messo a nudo, sia dalla macchina da presa che dal personaggio di Sergio Castellitto. Quanto questa esperienza è stata terapeutica per te come persona?

In Treatment è una serie unica, l’attore impara alla perfezione le sceneggiature e poi, una volta arrivato sul set, sembra eseguire la partitura di uno spartito. L’ha imparata benissimo, quindi non ha paura, può tirare fuori tutto quello che ha dentro. Sicuramente è stato terapeutico, mi ricordo che arrivavo talmente carica di sensazioni che non facevo altro che bramare il momento in cui il mio personaggio potesse finalmente liberarsi di tutto quel peso, e io con lei.

Cosa pensi della sensazione di Elisa di sentirsi “invisibile” (forse per la disattenzione dei genitori più preoccupati per il fratello autistico)? L’hai mai provata in qualche momento della tua vita e della tua carriera?

Credo che capiti a tutti, almeno una volta nella vita, di sentirsi invisibili. Io conosco questa sensazione, l’ho conosciuta sia nella vita privata, che nel lavoro. Non serve dire quanto sia frustrante, ma allo stesso tempo, nel mio caso, da quella situazione sono spesso scaturite delle riflessioni sul perché mi stavo sentendo invisibile, e se ci fosse un modo per non soffrirne. Ad ogni modo, penso che sia sano che un attore ogni tanto si senta invisibile. Siamo molto spesso presi da noi stessi, proprio per la natura del nostro lavoro, mentre io credo sia importante cogliere il valore e la bellezza di tutto quello che ci circonda.

"In Treatment", nella parte di Elisa, una tipa tosta

“In Treatment”, nella parte di Elisa, una tipa tosta

Prossimamente al cinema ti vedremo in La Verità sta in Cielo di Roberto Faenza insieme a Riccardo Scamarcio, Valentina Lodovini e Maya Sansa. Cosa si può anticipare di questo film?

Non posso dire molto purtroppo, La Verità sta in Cielo sarà un film d’inchiesta incentrato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Io interpreto Sabrina Minardi, amante di Renato de Pedis, interpretato da Riccardo Scamarcio. Sono stata davvero felice di prendere parte a questo film che vuole fare luce su una vicenda oscura della nostra storia.

Anch’io sono un classe 1986 e anch’io ho assistito alla rivoluzione di Internet. Tu cosa pensi delle comunicazioni sempre più virtuali di questi tempi? Secondo te i social ci stanno isolando?

Personalmente, ho un rapporto abbastanza sano con i social. Li uso quasi esclusivamente per comunicare con le persone che mi seguono e, alle volte, li uso come comunicazione alternativa al telefono, con i miei amici. Penso che Internet sia uno strumento incredibile, che possa permetterci di crearci un’opinione su tutto. Ma non mi piace quando le persone si nascondono dietro ad un computer, continuo a preferire rapporti diretti. Penso che l’umanità debba essere salvaguardata dall’annichilimento causato dall’uso esasperato della comunicazione virtuale. Io sono un essere sociale e per vivere bene ho bisogno di uscire, relazionarmi con gli altri, avere contatto con il resto dell’umanità e con la natura. Non giudico chi preferisce vivere la vita dietro allo schermo di un computer, ma gli voglio dire che si sta perdendo un sacco di cose magnifiche.

Con Riccardo Scamarcio in "La Verità Sta In Cielo", prossimamente al cinema

Con Riccardo Scamarcio in “La Verità Sta In Cielo”, prossimamente al cinema

I recenti attentati di Parigi, forse perché più “vicini” a noi, ci hanno toccato nel profondo e ci hanno portato ad uno stato di paura che si percepisce. Tu cosa ne pensi di questo momento storico?

Sono molto avvilita da tutto quello che sta succedendo. Penso che finché sussisteranno assurde disuguaglianze mondiali, saremo costretti a confrontarci con i disagi che queste disuguaglianze generano in un malato meccanismo di causa-effetto. Penso spesso a quanto sono fortunata ad essere nata in questa parte del mondo, ma appunto penso sia solo una questione di fortuna e mi sembra inaccettabile che un mio coetaneo non abbia le stesse possibilità che ho io. Come tutti, sono stata profondamente scioccata da quanto è appena successo a Parigi. Questi avvenimenti mi hanno spinta a cercare di capire le ragioni profonde per le quali ci siamo ritrovati in questa situazione, ma non è facile darsi delle risposte. Credo che questo sia compito dei governi dei paesi occidentali. È giunto il momento che si prendano le loro responsabilità, perché se ci troviamo in questa situazione così drammatica, è perché lo hanno permesso con scellerate politiche internazionali, a volte inutili, altre volte addirittura dannose. In più credo che sempre più persone abbiano maturato una coscienza critica rispetto alla situazione mondiale, e questo è un enorme passo avanti. Un po’ del merito va sicuramente ad Internet che libera le informazioni.

Anche i dati Istat recentmente usciti non sono troppo incoraggianti per il futuro. Cosa speri possa portare concretamente il 2016?

Concretamente, mi auguro che si possa tornare a camminare per le città senza guardarsi intorno con sospetto. A livello nazionale, mi auguro di assistere ad un maggiore rispetto delle volontà dei cittadini, mi auguro di vedere una classe politica al lavoro per il bene della nazione.

Semplicemente Greta (foto di Cosimo Buccolieri)

Semplicemente Greta (foto di Cosimo Buccolieri)

Forse la realtà non è una favola, ma al cinema si continua a sognare, ed è questa la forza della sala buia. Sei d’accordo? Nonostante le nuovi fruizioni virtuali (on-demand, streaming), secondo te perché bisogna andare ancora al cinema?

Perché immergersi nel buio di una sala e godersi lo spettacolo è una sensazione unica. Personalmente, non c’è niente che riesca a portarmi via così bene come un bel film al cinema. E lo dico da appassionata di serie tv.

CAMERALOOK

Ce ne sono tantissimi, ma se devo pensare ad uno sguardo dritto in macchina, mi viene subito in mente Penelope Cruz che canta in Volver di Almodovar. Perché in quel suo sguardo ho trovato un concentrato di umanità che solo una grande attrice può trasmettere, e mi ricordo di essermi molto emozionata perché ho avuto l’impressione che i suoi occhi in quel momento stessero veramente comunicando con me. Invece era solo la magia del cinema.

Intervista di Giacomo Aricò

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