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INTERVISTA – Lunetta Savino: “Abbiamo bisogno di abbracci per continuare ad amare”

Lo scorso 19 settembre è uscito al cinema Rosa, la delicata ed intima opera prima di Katja Colja che racconta la storia di una donna (che ha il nome del titolo del film) magistralmente interpretata da Lunetta Savino. Una pellicola fortemente femminile che celebra l’importanza del contatto fisico e del calore umano, ovvero le uniche armi che abbiamo per continuare ad amare nonostante un dolore insostenibile: quello rappresentato da un lutto familiare.

Il film

Rosa (Lunetta Savino) ha sessant’anni ed è sposata con Igor (Boris Cavazza) da quaranta. Lei è mingherlina, italiana, lui è imponente, sloveno: un matrimonio che è sopravvissuto a molte tempeste ma che, ormai, sembra essersi congelato. Il dolore incolmabile per la scomparsa della figlia più giovane, Maja, ha portato Rosa e Igor ad erigere confini invalicabili, oltre i quali ciascuno di loro vive la propria sofferenza in solitudine. A casa gli spazi sono rigorosamente limitati, l’unica eccezione è quando arrivano gli ospiti, in modo da dare un’illusione di serenità. Ma ogni volta che rimangono soli, ognuno si rifugia nel proprio angolo, al riparo dagli sguardi, dai pensieri e dalle emozioni dell’altro. Igor trascorre il suo tempo sulla barca a vela di Maja, come per mantenere vivo qualcosa che non esiste più, ma è difficile lasciarsi andare. Rosa invece si è avvolta nel muto dolore tra le mura della loro casa e nella tomba di Maja nel cimitero, dove sta costruendo una cappella per le sue ceneri. Ma la vita sorprende e lo fa in modi più inaspettati e l’amore vince oltre e al di là di tutto.

Rosa, una storia di dolore e piacere

Rosa è una storia al femminile che vede l’omonima protagonista del film, affrontare due temi contrapposti: la morte e la vita. La prima, legata alla perdita di Maja, è un dolore che scava senza fine, un “buco nero” dove la luce della vita viene assorbita. C’è solo buio, c’è solo vuoto, c’è solo silenzio. La seconda si lega invece al piacere (la svolta avviene quando Rosa trova un sex toy nella stanza di Maja), vissuto e raccontato anche nella sua più intima forma, cioè l’autoerotismo. La riscoperta del proprio corpo, del contatto e del calore umano, portano ad un disgelo dei sentimenti: Rosa, al termine di un viaggio intimo e personale, torna a vivere e torna ad amare (sia se stessa che Igor, il marito).

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Intervista a Lunetta Savino

Una riscoperta che inizia grazie alla parrucchiera, e amica di sua figlia, Lena (interpretata da Simonetta Solder): è lei, con una sensibilità tutta femminile, che aiuterà Rosa a ritrovare se stessa e la propria sessualità. Un calore – quello delle Donne verso le Donne – che nella pellicola assume una funzione terapeutica per Rosa. Una guarigione resa possibile dal contatto – fisico, intimo, delicato – e rappresentata con efficacia dal “tocco” registico di Katja Colja (di grande impatto emotivo anche le dolci note della musica di David Logan).  Volto e anima del film è una straordinaria Lunetta Savino, capace di esprimere con autenticità e intensità ogni sfumatura del percorso di rinascita del suo personaggio. Ho avuto l’immenso piacere di poterne parlare direttamente con lei.

Lunetta, in Rosa lei interpreta una donna ancora avvolta nel lutto, che ha smesso di vivere (lo stesso Igor, suo marito, la critica dicendole “preferisco stare con i vivi che con i morti“) e che ha congelato i suoi sentimenti. Isolata e sofferente, Rosa vive nel silenzio, quel silenzio assordante che ormai regna nella casa. Qual è il “dialogo” tra Rosa e il silenzio? Cosa prova questa donna nella prima parte del film?

La prima inquadratura del film è l’emblema di quel silenzio che aleggia in casa, un gioco di ombre, quelle di Rosa e Igor, che si muovono senza unirsi su quel muro ricoperto da una vecchia e polverosa carta da parati beige. Un’immagine che svela il loro rapporto spento e polveroso. Attorno a loro c’è il silenzio che li avvolge, quasi assordante. Non c’è dialogo, nemmeno con se stessa, una donna che non si guarda più nello specchio. Rosa e Igor si muovono negli ambienti, ombre di se stessi. Ciò che fanno è meccanico ed è tutto in preparazione dell’arrivo della figlia Navia che sta per annunciare le sue nozze. A far da sfondo c’è il loro non-dialogo, la sofferenza, il disagio che vivono nello stare insieme.

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Colpisce molto la sequenza a tavola – quando Navia (Anita Kravos) annuncia il suo matrimonio – che vede Rosa e Igor in una sorta di “recita”. Complici e sereni “solo di facciata”. Un aspetto – quello della coppia in crisi che nulla fa intendere in presenza di ospiti – che Katja Colja ha espresso con grande efficacia. Lei cosa pensa di quel momento? Quanto Rosa e Igor si sforzano nell’apparire ancora così uniti?

La scena del pranzo appare come una commedia, e presto si capisce che è una farsa. Davanti alla figlia, Rosa e Igor fingono di stare bene, che tutto è – apparentemente – immutato. A prendere coscienza, perché non ne può più, è Igor che vuole confessare alla figlia la realtà: che non dormono più assieme, che non mangiano più assieme, che non si guardano e parlano più, e la conseguente decisione di vendere la casa “di famiglia”. Al contrario Rosa non si rende conto, ancora chiusa nel suo dolore, per la morte della seconda figlia. Non si pone il problema, e continua a svolgere la sua vita in modo del tutto automatico, come se questa condotta fosse l’unica possibilità per sopravvivere alla perdita, al dolore.

Si capisce che quello che prova è un dolore enorme.

Una donna e una madre che perde una figlia, non se ne fa una ragione. La perdita di Maya l’ha cambiata, Rosa non è più la stessa e non immagina che questa sofferenza possa passare improvvisamente. Tutto cambia quando varca la porta della camera della defunta figlia, per cercare una foto da mettere sulla sua tomba. Riaffiorano le emozioni e il dolore. Scopre però un altro oggetto – ndr un sex toy – che la porterà verso un’altra direzione, un percorso tutto personale. 

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La vita di Rosa cambia quando inizia a frequentare la parrucchiera Lena. Un luogo prettamente/esclusivamente femminile, donne di diverse generazioni, ma con sentimenti e sofferenze comuni. Una “famiglia” dove Rosa inizia a ritrovare se stessa, a sentire nuovamente il proprio corpo e sensazioni ormai assopite. Le Donne – capaci di essere solidali, sorelle e materne – in questo film hanno su Rosa un potere terapeutico molto forte. Cosa trova in loro Rosa?

Rosa ritrova la vita e il sorriso grazie a queste donne. Questo piccolo posto, un minuscolo retrobottega della parrucchiera Lena, ha molto a che fare con la figlia che non c’è più. L’oggetto che ritrova nella stanza è un sex toy con l’indirizzo della parrucchiera: in questo modo scopre la vita segreta di Maya che vendeva questi oggetti del piacere insieme a Lena. A questa scoperta seguirà anche la (ri)scoperta di se stessa, un percorso che la cambierà: il suo corpo inizia a scongelarsi e la sua sessualità ha a che fare con la vita, non è fine a se stessa. C’è una serie di scene che sono mute ma che descrivono molto bene questo ritorno alla vita e alla luce.

Come arriva allo spettatore questa forza femminile?

La forza femminile esce con una certa sensibilità, non troppo marcata o smaccata. È un modo gentile ma molto efficace. Si percepisce che ogni donna ha un suo mondo, una sua storia. Katja Colja ha voluto più che altro raccontare l’effetto che queste donne hanno su Rosa. Lei partecipa a queste sedute da Lena, “gli incontri del Giovedì”, più per ascoltare e vedere. Rosa partecipa da spettatrice: è restia nel raccontare e farsi toccare. Bisogna considerare che culla dentro sé un dolore molto forte e per questo ha bisogno di tempo per lenire le ferite.

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Poi Rosa inizia a riavvicinarsi al marito Igor. Come avviene e quali sono le sensazioni?

In tutto il film viene raccontato in modo delicato e pacato questo lento riavvicinamento della coppia che avviene, fondamentalmente grazie a Rosa. Lei comincia a guardare nuovamente se stessa ma anche suo marito. Torna a guardare Igor e a desiderarlo: gli incontri del giovedì non la spingono a cercare altrove, ma l’aiutano a tornare dal marito, l’uomo con cui ha convissuto per 40 anni. Il riavvicinamento risulta lento e molto tenero. Nel film viene descritto attraverso intensi attimi, fatti di sguardi e piccoli dettagli: il vaso che cade e ai cocci che vengono raccolti assieme, lui che le copre le spalle, una lampadina che si rompe e lei che si fa medicare dal marito la mano tagliata. Quest’ultima è una scena molto intima ed erotica, che molto racconta del loro riavvicinamento fisico. La sessualità non è mai esibita, è un erotismo velato che ricerca quell’intimità perduta col tempo e il dolore.

Protagoniste del film, a mio modo di vedere, sono le mani. In particolare legate a Rosa: le mani che danno calore (quelle di Lena),le mani che risvegliano il desiderio (quelle della stessa Rosa), le mani che curano le ferite (quelle di Igor). Per lei cosa rappresentano? Cosa simbolizzano? 

Una delle scene fondamentali del film riguarda proprio le “mani immerse nell’acqua”. Rosa va da Lena, al negozio, e fa un monologo in cui rivela chi è lei, la mamma di Maya, momento intervallato da flash, ricordi della figlia bambina. Quando la parrucchiera capisce chi è e cosa ha bisogno, nel retrobottega le fa immergere le mani nell’acqua, dopo aver sciolto una “pastiglia” di sapone. Un rito quasi magico che mostra la sua sensibilità di donna verso altre donne. Quel momento è molto forte: perché subito Rosa ritira le mani, segno che non è ancora pronta. E sono sempre le mani le protagoniste di questo riavvicinamento con il marito: mani che si cercano e che finalmente si uniscono.

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Nel finale Rosa e Igor si ritrovano. Il ghiaccio si scioglie, il cuore torna a battere, le mani tornano a unirsi. Volevo chiederle cosa rappresenta per lei l’abbraccio. A mio modo di vedere e di sentire, soprattutto in questa epoca, è forse il gesto d’amore più profondo che esista.

L’abbraccio rappresenta l’accogliere, il prendere con sé o verso di sé. In un mondo dove si comunica solo con i telefonini o sul web, sempre più a distanza, il contatto del corpo diventa sempre più necessario. Ed è proprio un abbraccio, nato quasi spontaneamente sul set, quello che unisce la coppia, Rosa e Igor, dentro alla camera della figlia morta. Una scelta che può sembrare forte ma che è stata molto naturale: quel dolore che li ha divisi, questa volta li avvicina. Così Rosa accetta di lasciare andare Maya, con un abbraccio.

Intervista di Selene Oliva

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