(foto di Jacopo Brogioni)

Koza Nostra, la Mary Poppins di Giovanni Dota trova una famiglia mafiosa

(foto di Jacopo Brogioni)

Da giovedì 19 maggio arriva nelle sale italiane Koza Nostra, l’opera prima del talentuoso regista Giovanni Dota, con la star ucraina Irma Vitovska, una divertente action comedy ambientata in Sicilia, che vede nel cast anche Giovanni Calcagno, Giuditta Vasile, Lorenzo Scalzo, Gabriele Cicirello, Maurizio Bologna, Adriano Pantaleo, Yuliia Sobol, Jimi Durotoye, Prince Obi, Lorenzo Pompei e Vincenzo Pirrotta. 

Il film

Vlada Koza (Irma Vitovska) è una donna ucraina che ama prendersi cura degli altri e dispensare consigli (anche e soprattutto quando non richiesti). A nulla valgono le resistenze di chi finisce sul suo cammino, Vlada irrompe nelle vite degli altri come un tornado di premure e attenzioni invadenti. Tanto che anche sua figlia Maria, pur di levarsela di torno, se n’è andata a vivere in Sicilia dove si è sposata con il carabiniere Davide ed è diventata da poco mamma. Vlada non può concepire che la figlia sia tutta sola a crescere un bambino, racimola così i suoi pochi soldi e decide di trasferirsi da lei a sua insaputa. Inutile dire che in poche ore Vlada finisce sbattuta fuori casa, come ospite indesiderata. Ma proprio in quel momento, mentre cammina triste e sola per le strade del piccolo paesino siciliano di Trotili, la sua vita prende una piega inaspettata.

Quasi per caso, Vlada diviene la governante della disfunzionale famiglia Laganà, ma com’è nella sua natura, non si limita a rassettare la villa: si intromette nella vita della famiglia per rimetterla insesto – senza però sapere che si tratta di una famiglia mafiosa. Nel tentativo di sciogliere vecchi conflitti e far riavvicinare il padre (Giovanni Calcagno) coi suoi tre figli, Vlada si troverà quindi inconsapevolmente coinvolta in situazioni rocambolesche, con fraintendimenti molto comici. Riusciranno due mondi così diversi a sopravvivere insieme senza implodere?

Irma Vitovska (foto di Jacopo Brogioni)

Irma Vitovska (foto di Jacopo Brogioni)

Giovanni Dota racconta…

“Il film nasce da un’idea semplice: cosa succederebbe se una Mary Poppins sui generis, meno magica ma forse più concreta, si ritrovasse a casa di una famiglia mafiosa al completo sbando? È chiaro che siamo nei più profondi territori della commedia seppur in un’ambientazione in cui non siamo spesso abituati a ridere. Ma non è forse questo il grande segreto della nostra tradizionale comicità? Non è forse possibile, con un pizzico di cinismo, e un’onesta “cattiveria” poter ridere di una situazione tanto assurda, senza esprimere alcun tipo di giudizio? È proprio in questa tradizione che Koza Nostra cerca di immettersi tra le sconfinate zone grigie della commedia, cercando di restare in equilibrio con un altro genere, tra i più solidi della storia del cinema: il gangster movie”.

“La pellicola racconta di genitori e figli e di quanto sia difficile essere gli uni e gli altri, del loro reciproco rapporto tra fiducia e ascolto, di come i genitori debbano saper riconoscere il momento opportuno per lasciar volare via i propri figli, e di come quest’ultimi devono riuscire a ritornare al nido nel momento del bisogno. La forte tematica family del film è in un certo senso il fil rouge che va ad unire la linea della commedia e quella del gangster movie perché nella struttura mafiosa, la famiglia è il centro sacro, intoccabile e inattaccabile che viene prima di tutto”.

Giovanni Calcagno (foto di Jacopo Brogione)

Giovanni Calcagno (foto di Jacopo Brogioni)

“L’intenzione è stata restituire, attraverso la regia, la scenografia, i costumi e le musiche, quest’atmosfera intrisa di contaminazione: un mood che strizza l’occhio sia ai colori e ai toni caldi tipici del sud Italia, ma ancorata ai riferimenti classici del cinema gangster. Lasciandosi ispirare da modelli solidi come quelli della New‐Hollywood, ma anche dai più recenti e brillanti esempi di commedia d’ambientazione criminale d’oltreoceano, senza dimenticare le grandi prove cinematografiche della storica commedia italiana. In conclusione, l’obiettivo finale è dare agli spettatori due grandi riferimenti, due poli, e poi confonderli, scuoterli, agitarli da una parte all’altra fino a far nascere in loro una domanda cruciale: abbiamo visto una commedia gangster, o un gangster movie comico?“.

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