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La coppia Deflorian-Tagliarini porta il teatro in strada ispirandosi al cinema

Camminare senza una meta precisa lungo un quartiere di Roma ascoltando un flusso ininterrotto di pensieri, racconti, piccole osservazioni, che da quel paesaggio partono e ritornano, come se fosse da fuori che arrivano i pensieri, mostrando come il nostro vissuto sia continuamente intrecciato con l’esterno. È questo Quando Non So Cosa Fare Cosa Faccio?, l’azione performativa di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che, dall’11 al 15 luglio (ore 19), partendo dal Teatro India, porteranno letteralmente fuori dalla sala teatrale un piccolo gruppo di spettatori lungo viale Marconi: negozi di ultima generazione e vecchie botteghe artigiane, panchine abitate da vecchi del quartiere e parchi popolati da bambini di tutte le etnie, antri, parcheggi e facciate nascoste degli imponenti palazzi.

Stefania Sandrelli è in "Io la Conoscevo Bene"

Stefania Sandrelli è Adriana in “Io la Conoscevo Bene”

Gli spettatori, muniti di cuffie e guidati da Antonio Tagliarini, seguono Daria Deflorian che come spesso nel percorso di questa coppia artistica si muove in bilico tra racconto autobiografico e restituzione di una figura. Una figura che questa volta è stata rubata al nostro migliore cinema: Adriana, la giovanissima protagonista di uno dei capolavori del cinema italiano, Io la Conoscevo Bene di Antonio Pietrangeli. Un film del 1965, interpretato da una indimenticabile Stefania Sandrelli. Adriana lascia il suo paese per raggiungere Roma ed è proprio nell’allora modernissimo quartiere Marconi che viene ad abitare con l’aspirazione di farsi strada nel mondo dello spettacolo. Lo stesso regista la descriveva come “ingenua, remissiva, spontanea, dice tutto quello che pensa e forse per questo parla così poco”.

E aggiungeva: “ha una capacità di immobilità pari a quella di un sasso”. Il film è di una radicalità sorprendente e di un’attualità sconcertante. Con Adriana per la prima volta nel cinema italiano emerge un personaggio (apparentemente solare, leggero) che non è molto diverso da una “cosa”, adagiata in un puro presente senza sviluppo, sottoposta alle intemperie del mondo che la portano a morire. Se le cose negli anni del boom si trasformano in merci, oggetti di consumo, le persone seguono lo stesso destino, sembra dire con lungimiranza Pietrangeli.

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La performance gioca quindi, anche grazie agli ‘esterni’, con il linguaggio cinematografico, con inquadrature che ricordano il primo piano e altre il campo lungo, grazie alla vicinanza della voce che arriva in cuffia agli spettatori. Il copione è fissato, ma la realtà è mutevole e il gioco si arricchisce dei mille imprevisti di una camminata a cielo aperto. Quando Non So Cosa Fare Cosa Faccio? grazie alla figura di Adriana porta alla luce quella zona di intimità che è quel muoversi a vuoto, estenuante a volte, ma il più delle volte illuminante.

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