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La Crociata, Louis Garrel al fianco dei giovani per salvare il Pianeta

Presentato in anteprima all’ultimo Festival del Cinema di Cannes, mercoledì 5 gennaio arriverà nelle nostre sale La Crociata, il nuovo film diretto da Louis Garrel che racconta un insolito, ma non irrealistico progetto da parte di un gruppo di giovanissimi allo scopo di salvare il pianeta. La pellicola vede nel cast una splendida Laetitia Casta e lo stesso Louis Garrel.

Il film

Abel (Louis Garrel) e Marianne (Laetitia Casta) scoprono che il figlio tredicenne Joseph (Joseph Engel) ha venduto di nascosto i loro oggetti più preziosi. Ben presto si rendono conto che Joseph non è il solo: nel mondo ci sono centinaia di ragazzi uniti per finanziare un progetto misterioso. Si sono dati una missione: salvare il pianeta.

Louis Garrel

Lasciamo ora spazio all’intervista rilasciata dal regista ed interprete del film, Louis Garrel.

L’idea del flm è scaturita dai dibattiti che ha avuto con le giovani generazioni?

Affatto! Si tratta di qualcosa di molto più folle. Rientravo da New York con Jean-Claude (Carrière). Sull’aereo mi disse che aveva avuto una bella idea per una scena. Quando si trova sopra le nuvole, spesso gli vengono in mente delle idee. A Parigi mi lesse quella scena, che sarebbe diventata la prima sequenza de La crociata. Gli risposi: «Ma è assurdo!». Dei ragazzi appassionati di ecologia! Pensavo fosse un’idea degli adulti inculcata nella testa dei ragazzi, mi imbarazzava, non mi sembrava giusta. Ne parlai con degli amici, lessi loro la scena, e tutti trovarono, come me, che suonava falsa. Jean-Claude rimase un po’ offeso perché era sicuro della sua scelta. Passarono tre mesi e un giorno venni a sapere dalla televisione che un’adolescente svedese aveva avviato uno sciopero della fame per mobilitarsi a favore dell’ecologia non sopportando più che nessuno non facesse nulla. Era Greta Thunberg. Chiamai Jean-Claude: «Stai guardando la tv?». Non aveva ancora visto niente. Gli dissi che era straordinario, esattamente come nella scena che aveva scritto. E quattro mesi dopo esplosero tutte quelle manifestazioni di ragazzi.

La Crociata 1

Si può dire che Jean-Claude sia stato profetico!

È stato uno dei primi a interessarsi di ecologia, ha anche scritto un libro sull’argomento (Le Pari, 1972) in cui evocava tutte le attuali questioni. Mi consigliò di sbrigarmi a fare il film altrimenti avrei dato l’impressione di rincorrere l’avvenimento. E infatti è ciò che sta succedendo, la testimonianza della sua prima domanda. Mi piace che La crociata abbia un aspetto «in diretta», ma se avessi ascoltato Jean-Claude fin da subito sarei arrivato in anticipo! Ho avuto poco coraggio o non sono stato abbastanza visionario. Ma all’epoca questo risveglio collettivo quasi antropologico dei giovani non esisteva ancora.

Questo «ritardo d’accensione» non toglie niente alla pertinenza politica del film né al piacere che si prova nel guardarlo.

Penso che il film funzioni per via di questa sensazione di essere «in diretta» e grazie ai ragazzi. Se l’avessi fatto prima delle mobilitazioni dei giovani sarebbe risultato falso, in più utilizzando dei ragazzi. Nessuno pensava che chi aveva 10 o 12 anni si sarebbe attivato in tal modo. Quando l’ho iniziato non l’ho fatto per militanza, al contrario, osservavo quei ragazzi perché mi erano estranei. La mia posizione di regista e il mio ruolo di padre nel film mi hanno aiutato a mantenere un certo distacco. Questa posizione critica mi ha permesso di realizzare il film. Non l’ho fatto dicendo allo spettatore «bisogna assolutamente ascoltare questi ragazzi gentili». Non c’è nulla di più insopportabile di un film di attivismo radicale. La Crociata è più dialettico.

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Ha scelto i toni della commedia leggera per controbilanciare il lato serio del soggetto, per evitare la lezione severa?

Con l’umorismo si aprono più porte nelle persone. Il problema con la maggioranza dei film militanti è che non lasciano alcun margine allo spettatore. Danno risposte preconfezionate, stabiliscono il Bene e il Male e allo spettatore non resta che seguire. Con un approccio umoristico lo spettatore ha un suo spazio. Il principio della commedia è quello di spingere la realtà un po’oltre. Corrisponde esattamente alla prima scena: fin dove si è spinto il ragazzo? Lo spettatore può così provare il piacere della commedia che, in più, poggia su un’inquietudine esistenziale. Ero affascinato dall’idea di affrontare un soggetto molto angosciante in maniera allegra.

Il progetto utopistico dei ragazzi, che consiste nello spostare un mare nel Sahara, fa pensare a Alphonse Allais che parlava di «mettere le città in campagna».

Sì, ma un attimo. Quando Jean-Claude mi ha sottoposto l’idea, la sceneggiatura, ero ancora perplesso. Facendo delle ricerche, ho scoperto che nel 1890 Ferdinand de Lesseps (che ha costruito il canale di Suez) andò al Senato per proporre di fare entrare il Mediterraneo nel deserto algerino al fine di creare un mare interno. Quel progetto aveva due scopi: raffreddare il clima e dare vita a delle terre coltivabili. Fu studiato dal Senato, ma non esisteva la tecnica per innalzare le dune, era troppo faraonico, troppo caro. In seguito, Jules Verne scrisse un libro ispirato a quel progetto dal titolo L’invasione del mare (1905, ndt). Ho inoltre scoperto la storia del Salton Sea in California: una diga era crollata e l’acqua si era propagata nel deserto creando naturalmente un mare interno. Oggi, quel mare è inquinato e si sta prosciugando, ma negli anni Cinquanta era un luogo di villeggiatura con spiagge e alberghi. In breve, spostare l’acqua del mare verso zone aride può funzionare. Si spediscono su Marte dei veicoli spaziali, perché non si potrebbe spostare un mare? Se un Elon Musk prendesse in considerazione questo caso, sono convinto che diventerebbe fattibile. Ci sono geografi, geologi, ingegneri che hanno idee di questo tipo, a prima vista stravaganti, ma che forse sono geniali e attuabili per l’ecologia globale. Nel film il progetto dei ragazzi non è quindi così irrealistico.

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Torniamo a Greta Thunberg, che sembra il nume tutelare del film. Senza essere un militante ecologista, lei l’ammira come una figura cruciale del nostro tempo? 

Inizialmente, Greta ha detto che «bisogna occuparsi della questione ecologica». Senza dubbio, lei si trova dinanzi alla propria sparizione quando capisce che il pianeta diventerà inabitabile nel giro di cinquant’anni. Per cui afferma che dobbiamo smetterla ora. Si dice che esageri, che sia troppo radicale. Poi è arrivato il Covid ed eccoci tutti posti dinanzi alla nostra propria morte, di colpo. E si è saputo fermare tutto in due secondi con i confinamenti! Mi metto nei panni degli adolescenti, devono essere verdi di collera e dirsi «perché per loro lo fanno, ma per noi no?». Il progetto di questi ragazzi sembra irrealistico, ma il film dimostra che è fattibile.

Il film pare osservare questi ragazzi con un misto di approvazione per il loro impegno e di leggera inquietudine davanti al loro assolutismo.

Per ora, i ragazzi manifestano. Non fanno che manifestare. Nel film, l’idea è che non si limitino a manifestare, ma passino all’azione, vadano fino in fondo. Che discutano della fattibilità, studiando il rapporto benefici/rischi, trovino finanziamenti; in sintesi, che agiscano.

La prima sequenza è curiosa per il suo contrasto: i genitori sono presi alla sprovvista dall’azione del figlio Joseph che ha venduto i loro beni senza avvisarli. Quel che ha fatto Joseph è a prima vista scioccante, ma non è, dopo tutto, giusto?

Sì, ha venduto i loro vestiti, oggetti, vini. Ci si può sbarazzare del superfluo, del lusso. Tutti abbiamo degli oggetti in casa che non usiamo, ma la cui sola presenza ci rassicura. Tra le cose che Joseph ha venduto, non c’è nulla di vitale. Se si vendesse tutto il superfluo del mondo, avremmo un malloppo enorme da investire in progetti ecologici. L’idea dei ragazzi è buona.

La Crociata 4

Il film mette il dito su un aspetto che mi sembra importante: ciò che sorprende in Greta Thunberg e nei ragazzi che seguono il suo attivismo non sono tanto le loro idee quanto la loro età. Si fa fatica ad accettare che dei minorenni si impadroniscano di argomenti di solito riservati agli adulti?

Credo di sì. Se non succederà nulla, se non ci sarà nessuna politica ecologica seguita da effetti, non saremo al riparo da azioni più violente.

‘‘Spero che tutti rideranno quando vedranno il film! Se la gente ride significa che abbiamo toccato il tasto giusto’’.

Louis Garrel

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