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La Piazza Della Mia Città, Bologna e Lo Stato Sociale nel documentario di Paolo Santamaria

Dopo l’uscita nelle sale dello scorso settembre con I Wonder Pictures, mercoledì 20 gennaio alle 21.15 in prima visione su Sky Arte e in streaming su NOW TV arriva La Piazza Della Mia Città – Bologna E Lo Stato Sociale, il documentario diretto da Paolo Santamaria e prodotto da The Culture Business in collaborazione con Garrincha Dischi e The Factory. Al centro dell’opera ci sono Lo Stato Sociale (una band-simbolo dell’indie italiano diventata un fenomeno in continua espansione) e una città, Bologna. Quest’ultima, la vera protagonista del film, abbraccia il gruppo musicale e i suoi fan durante un concerto memorabile in una dei luoghi di condivisione sociale più iconici d’Italia, Piazza Maggiore.

Il film

Il documentario è un racconto corale che parte dalle riprese del memorabile concerto nel giugno 2018 in Piazza Maggiore a Bologna del gruppo musicale Lo Stato Sociale e si arricchisce, frame dopo frame, di interviste – da Gianni Morandi a Luca Carboni, da Matilda De Angelis a Luis Sal e a tanti altri – immagini d’archivio, voci e musiche trascinanti che ritraggono in modo suggestivo “la Dotta, la Grassa, la Rossa” e l’indiscutibile fascino che caratterizza Bologna, una città che si trasforma e continua ad esplodere di vita. Mai come in questo momento, La Piazza Della Mia Città diventa un sogno proibito, poiché descrive l’amore per la piazza quale luogo fisico, di contatto umano, di condivisione sociale, di arricchimento culturale. Uno spazio unico, che da tempo immemore ha funzione di cuore di ogni comunità.

“Siamo noi, nel 2011 come nel 2018. Noi che martedì sera abbiamo suonato nella piazza più grande della nostra città, e siamo arrivati al sound check a piedi. Sempre noi. Sempre gli stessi, sempre diversi. In fondo è davvero servito, continuare a camminare se ci ha portato fino a questa piazza. Qui dove abbiamo suonato fino a farci cacciare, dove abbiamo giocato a pallone, dove abbiamo bevuto, dove abbiamo tentato i primi, tremendi, approcci con le ragazze. La piazza più grande e famosa di casa nostra; una piazza che vista dal palco ti toglieva il fiato e ti faceva tremare le gambe”.

Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

Intervista a Paolo Santamaria

Questo film prende forza da Lo Stato Sociale per raccontare una città unica, Bologna, la vera protagonista del film“. Il regista del film, Paolo Santamaria, ci teneva a sottolinearlo. Da qui è iniziata la nostra chiacchierata.

Esce oggi nelle sale La Piazza Della Mia Città – Bologna e Lo Stato Sociale. Come descriveresti quel concerto del giugno 2018?

Provai una sensazione straniante, perchè negli anni avevo seguito e filmato altri concerti de Lo Stato Sociale nei palazzetti ed in altri contesti aperti ad un numero ben più limitato di persone. Il concerto in Piazza Maggiore invece fu qualcosa di totalmente differente. Fu come partecipare ad una festa patronale, un grande evento che per la band ha segnato una spaccatura rispetto ai loro precedenti live. Ho un ricordo molto “periferico”, perchè io filmai direttamente da quel palcoscenico, stranissimo e asimettrico. Ero totalmente immerso nel momento. Soltanto dopo ho saputo dargli il giusto valore. Per Lo Stato Sociale, che a Bologna suonavano “in casa”, è stata la vera consacrazione, ancor di più rispetto al Festival di Sanremo di pochi mesi prima. 

Che dialogo si è instaurato tra band e pubblico in quel momento?

Per me, e per la band, la vera sorpresa fu proprio il pubblico, molto più eterogeneo rispetto al solito. C’erano tanti giovani ma anche tanti adulti. E intere famiglie: genitori, giunti sul posto per accompagnare i figli, che li ascoltavano per la prima volta. Fu una festa popolare, dove la musica arrivò in modo trasversale ad un pubblico multigenerazionale. Quella piazza si riempì in un modo straordinario, non canonico, non usuale. Quel popolo, così numeroso, mise a tacere le polemiche dei giorni precedenti al concerto. Dicevano che Lo Stato Sociale non era una band meritevole di tale cornice, perchè non erano “abbstanza famosi”. Si sbagliarono di grosso: a Piazza Maggiore non si saltava così dal concerto dei Clash (1 giugno 1980, ndr.). Era il momento di una nuova pagina e Lo Stato Sociale l’ha scritta: una vittoria morale da festeggiare ancora. 

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Lo Stato Sociale è una band che suona sul palcoscenico ma che nell’anima vive tra il pubblico, alla stessa altezza. Sei d’accordo?

Credo che la qualità più grande de Lo Stato Sociale sia stata da sempre quella di avvicinare un pubblico giovane a delle tematiche di grande rilevanza, d’attualità e di impegno politico e sociale, attraverso un modo di suonare energico, vivace, intenso. Hanno saputo miscelare un cantautorato ormai d’altri tempi a delle basi di musica elettronica: è qui che sta la loro grande originalità e la loro forza. Il loro modo di cantare argomenti importanti trova lo scambio più bello proprio durante il concerto, vissuto come una festa, con il pubblico e insieme al pubblico. Si immergono, come un tuffo fisico, in mezzo alla folla. Alla fine l’attore protagonista diventa il pubblico stesso. Energia pura, te lo garantisco.

Mi dicevi che la protagonista del documentario – anche attraverso a tante interviste a personaggi illustri – è Bologna, una città unica e appassionata… 

La protagonista è Piazza Maggiore che, simbolicamente, rappresenta Bologna e la sua identità. La musica del gruppo, che fa da colonna sonora portante al documentario, trova l’apice proprio nel concerto in Piazza, un evento unico ed irripetibile. Un incontro di anime, perchè Bologna ha un’anima e una pulsione universale. Ho provato a descriverla attraverso interviste e testimonianze, racconti ed aneddoti.

Il regista Paolo Santamaria con Gianni Morandi durante le riprese

Il regista Paolo Santamaria con Gianni Morandi durante le riprese

Per te cosa rappresenta questa città?

Ho incontrato Bologna grazie a Lo Stato Sociale e, nel tempo, ho cercato di conoscerla sempre più. Grazie a questo film sono riuscito ad esplorarla visceralmente. Bologna è un melting pot a fronte impronta culturale, e non solo perchè è la più storica tra le città universitarie italiane. Nel suo sangue ci sono anche tutte le tradizioni di chi ci è sempre vissuto, e tutti gli influssi di chi invece ci è arrivato, due aspetti che si mescolano tra loro in un modo unico. Questo afflusso di persone, che l’ha attraversata e vissuta nei secoli, le ha conferito una visione della società completamente differente rispetto alle altre città. Hanno ribattezzato Bologna come “la Rossa”, “la Grassa”, “la Dotta”, tutte definizioni che emergono e nascono da questo continuo input culturale che la città ha. Anch’io ho la “mia” Bologna…

Ovvero?

Per me Bologna è Alma Mater Punk. E mi riferisco al grande afflusso di giovani che vuole sempre mettere in discussione il mondo e ribellarsi alle regole, anche non scritte, ma in una chiave intelligente e mai banale. Ecco che ne esce una Bologna “Dotta” però “Punk”, che si muove sulle note degli Skiantos…come un movimento dadaista, che non è per tutti. Se la riesci a cogliere, ti fa innamorare. Quando arrivi a Bologna, poi fai fatica ad abbandonarla.  

Tra gli intervistati, l'attrice Matilda De Angelis

Tra gli intervistati, l’attrice Matilda De Angelis

Dopo Ex-Otago – Siamo Come Genova, sei tornato a raccontare un nuovo legame tra una band e la città. Che analogie e che differenze tra queste due storie ti hanno colpito di più?

Parliamo di due band che secondo me hanno un rapporto completamente diverso con la propria città d’appartenenza. Gli Ex-Otago su Genova hanno un peso specifico molto importante: lo ricercano, lo desiderano, amano suonare “in casa”, sono orgogliosi di essere genovesi. Lo Stato Sociale a Bologna non si sentono profeti in patria, e non si sentono tenuti ad essere gli amabasciatori della bolognesità, anche se secondo me la rappresentano in pieno. I ragazzi de Lo Stato Sociale vivono la loro popolarità in maniera molto tranquilla, vanno in giro per la città in bicicletta, non si sentono delle star. Sono espressione attuale e moderna di Bologna, perchè sono figli di una città che ti fa volare tenendoti saldatamente con i piedi per terra.

Vedere Piazza Maggiore gremita per un concerto, oggi, in questa delicata situazione che stiamo vivendo, non può che provocare un brivido. Tu cosa ne pensi?

Rivedere quelle immagini oggi, in questo momento, è particolarmente emozionante e, oserei dire, pornografico. Un momento, quello del concerto, che ora è proibito e proibitivo, ma che per me rappresenta un monito a tornare a vivere quelle emozioni il prima possibile. Quella di uscire adesso al cinema – dopo aver posticipato per via del Covid – e non in streaming, è una scelta coraggiosa che assume molto valore. Volevamo il film nelle sale perchè, pur nel totale rispetto delle regole, vogliamo che le persone tornino a vivere delle emozioni in compagnia di altre persone, nello stesso luogo.

Piazza Maggiore a Bologna, il concerto de Lo Stato Sociale

Piazza Maggiore a Bologna gremita per il concerto de Lo Stato Sociale

Paolo, soprattutto adesso, qual è il potere della musica?

Rispetto ad altre forme d’arte, la musica ci accompagna sempre. Ci resta in testa, ci fa affezionare a quegli interpreti capaci di entrare nel nostro cuore diventando dei veri e propri idoli. La musica è fruibile da tutti, ti raggiunge ovunque, diventa esigenza. Per questo, rispetto all’audiovisivo, la musica è un mezzo più potente. E a questo potere, che diventa anche mediatico, deve corrispondere una responsabilità. Lo Stato Sociale riesce a farlo: usare la propria musica prendendo sempre posizione in modo forte, coerente e responsabile. Non è semplice, non è banale. 

Intervista di Giacomo Aricò

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