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Laurent Tirard torna a raccontare Le Vacanze del Piccolo Nicolas, il bambino creato da Goscinny&Sempé

Ispirato all’omonimo libro di Goscinny&Sempé (edito in Italia da Donzelli editore), giovedì 16 aprile uscirà al cinema Le Vacanze del Piccolo Nicolas, il film diretto dal francese Laurent Tirard che nel 2009 aveva già realizzato Il Piccolo Nicolas e i Suoi Genitori. Nel cast anche il nostro Luca Zingaretti.


L’anno scolastico è giunto al termine. Il tanto atteso momento delle vacanze è arrivato. Il piccolo Nicolas (Mathéo Boisselier) , i suoi genitori (Valérie LemercierKad Merad) e la nonna (Dominique Lavanant)  partono tutti insieme in automobile diretti al mare. Alloggeranno per qualche giorno all’Hôtel Beau-Rivage. Ben presto, sulla spiaggia Nicolas stringe nuove amicizie: conosce Blaise, che non è in vacanza perché vive lì, Fructueux, a cui piace mangiare di tutto, persino il pesce, Djodjo, che non parla come loro perché è inglese, Crépin, che scoppia a piangere di continuo, e Côme, che vuole avere sempre ragione ed è molto indisponente.

Ma Nicolas incontra anche Isabelle, una bambina che non smette di fissarlo con i suoi grandi occhi rotondi e inquietanti e con la quale Nicolas teme che i suoi genitori vogliano costringerlo a sposarsi. I malintesi si susseguono e gli scherzi fioccano. La sola cosa certa è che saranno per tutti delle vacanze indimenticabili.

Mathéo B

Mathéo Boisellier è il piccolo Nicolas

Nato dalla creatività di René Goscinny – l’inventore universalmente noto, insieme ad Albert Uderzo, delle avventure di Asterix – e di Jean-Jacques Sempé, uno degli illustratori e autori di fumetti più famosi, le avventure del piccolo Nicolas hanno dato vita, in tutto il mondo, a un vero e proprio fenomeno di culto, ottenendo, nel tempo, un successo senza eguali. Nate nel 1959 dall’incontro fortunato di due veri mostri sacri dell’umorismo, le storie di questo ragazzino terribile e dei suoi amici, che riescono sempre a mandare in tilt i genitori e la maestra, sono diventate un classico, non solo per i lettori più piccoli. Rivolte non a caso, in  prima destinazione, al pubblico dei giornali, le avventure della banda di Nicolas sollecitano l’ironia, la cattiveria, lo spirito dei lettori grandi più smaliziati. Quantomeno, di tutti quelli che sono stati bambini.

Il Piccolo Nicolas è il protagonista di decine e decine di storie illustrate, cui sono state dedicate centinaia di edizioni ai quatro angoli del pianeta – dall’Europa all’America al Giappone, in trentadue lingue, compreso il latino – che hanno già dato vita a un film record d’incassi internazionale, serie animate tv, attività sul web e decine di gadget.

Valerie Lemercier e Kad Merad

Valérie Lemercier e Kad Merad

Vi proponiamo qui sotto un estratto dell’intervista rilasciata dal regista Laurent Tirard.

Cosa le ha fatto venir voglia di lanciarsi ancora una volta nell’avventura del Piccolo Nicolas?

Essendo Il Piccolo Nicolas una serie, abbiamo subito ipotizzato un seguito che, dopo il successo riscosso dal primo film, è diventato un imperativo. Affrontando l’aspetto delle vacanze, ho ripensato ai film della mia infanzia, come Le vacanze di Monsieur Hulot o Hôtel de la plage, e mi sono detto che questo tema ci avrebbe permesso di avventurarci in un ambiente diverso e di evocare la spensieratezza delle vacanze estive negli anni ’50 e ’60. È stato questo aspetto, il cambiamento di universo e di tono, a farmi venire la voglia di ricominciare. Il primo set resta un ricordo molto forte e indimenticabile, un’esperienza carica di emozioni intense: lavorare con i bambini è stato davvero magico. Per questo motivo ero dibattuto tra il timore di restare deluso e la voglia fortissima di ripetere quell’esperienza. Ho fatto bene a riprovarci perché è stato un altro grande momento di felicità.

Quali sono i suoi legami con questo personaggio?

Quando da piccolo leggevo Il Piccolo Nicolas, provavo un senso di identificazione molto forte: mi paragonavo senza difficoltà a quel bambino che ha nei confronti della vita uno sguardo un po’  sfasato poiché la osserva attraverso il prisma della sua immaginazione.

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Nella scrittura della sceneggiatura si è sentito più libero rispetto alla prima volta?

Per il primo film, Grégoire Vigneron, il mio co-sceneggiatore, e io sentivamo il peso della responsabilità dell’adattamento che doveva essere il più fedele possibile. Questa volta avevamo a disposizione meno materiale, perché esiste una sola raccolta che descrive le vacanze estive di Nicolas quando viene mandato in colonia e questo ci ha di fatto permesso una più ampia libertà di immaginazione. Inoltre, dopo aver superato la precedente prova e aver acquisito la fiducia di Anne Goscinny, di Jean-Jacques Sempé e del pubblico e dopo esserci impadroniti del personaggio, sentivamo di poterci lasciare andare e di poter inventare più cose.

Quali sono state le principali sfide questa volta?

Era necessario evitare la concatenazione delle piccole cronache che caratterizza i libri e trovare una vera e propria trama dotata di un filo conduttore. Ma mettendo in parallelo diverse storie, quella di Nicolas e di Isabelle, quella dei genitori, quella del padre di Nicolas con il suo capo, siamo riusciti a intrecciare più filoni narrativi rispetto al primo film.

LES VACANCES DU PETIT NICOLAS

La sceneggiatura concede ampio spazio agli adulti. È stato intenzionale fin dall’inizio?

Non lo avevo del tutto previsto. Nel primo film, avevamo ritenuto opportuno dare importanza agli adulti per consentire a tutti gli spettatori di apprezzare la storia. E in realtà era stato estremamente piacevole lavorare sul carattere dei personaggi, in particolare quello della madre, che abbiamo dotato di una certa verve comica. Abbiamo dunque voluto svilupparli in questo secondo film.

La doppia chiave di lettura è un dispositivo vincente che le sta a cuore. Perché?

Da spettatore cinematografico, amo molto la tendenza che ha inaugurato la Pixar con film come Toy Story, che resta un punto di riferimento in materia. Prima, la maggior parte dei film di animazione si rivolgeva esclusivamente ai bambini. Oggi la tendenza generale è un’altra, in cui è bene iscriversi e nella quale io mi sento a mio agio. Più della gran parte delle persone, so di avere una doppia personalità, quella dell’adulto e quella del bambino. Di conseguenza, mi risulta piuttosto facile mettermi al livello dei più piccoli e durante la scrittura mi viene naturale sviluppare un doppio piano di lettura.

Luca Zingaretti

Luca Zingaretti

Ha approfittato del film per rievocare dei ricordi personali?

Non mi ero fatto scrupoli a farlo neanche nel primo film. Ne Il Piccolo Nicolas e i Suoi Genitori molti degli aneddoti vengono direttamente dalla mia infanzia. Nel secondo film, ho preferito inserire i miei riferimenti cinematografici. È riconoscibile Jacques Tati, ma ci sono anche allusioni a Hitchcock, Kubrick, Bardot e Fellini, in particolare a Psyco per la scena della doccia. Il film è una sorta di omaggio al cinema con cui sono cresciuto e che mi ha nutrito.

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