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L’omosessualità nel calcio ne Il Calciatore Invisibile di Matteo Tortora

Al Florence Queer Festival (presso il Cinema Teatro La Compagnia di Firenze), lo scorso 5 ottobre è stato presentato Il Calciatore Invisibile, il documentario scritto e diretto da Matteo Tortora, il primo che tratta apertamente la storia di una squadra amatoriale di calcio composta da giocatori omosessuali.

L’omosessualità nel calcio esiste ma non si vede. Uno dei tabù più duri da abbattere riguarda proprio il connubio tra la realtà LGBT e lo sport più amato dagli italiani: il calcio. Perché, ancora oggi, nel 2018 non si può parlare di calciatori omosessuali? Il Calciatore Invisibile racconta gioie e difficoltà di una squadra amatoriale di calcio composta da giocatori omosessuali, il Revolution Team. Attraverso una serie di interviste ai giocatori della squadra, il progetto si sviluppa sulle dichiarazioni e le testimonianze di numerosi personaggi di spicco che affrontano il tema di quella velata omofobia che da sempre si respira in ambito calcistico.

Il Calciatore Invisibile 1

In principio con molta cautela, quasi in sordina e poi con maggiore consapevolezza, negli ultimi anni sono sempre più gli atleti, anche di fama mondiale, che hanno fatto coming-out, ovviamente in paesi dove i diritti civili delle minoranze sessuali sono tutelati. Nuoto, Atletica, Tennis, Pallavolo, Rugby sono tra gli sport che comprendono atleti LGBT mentre il calcio è rimasto fino a oggi l’ultimo baluardo del maschio eterosessuale. Il documentario racconta l’attuale stato delle cose, ricordando al pubblico la breve ma complessa lista degli episodi legati alla discriminazione, accaduti in campo, negli spogliatoi o in varie occasioni pubbliche.

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Con un impianto classico, le interviste ad alcuni dei protagonisti della Serie A italiana, tra cui Alessandro Costacurta, Cesare Prandelli, il vicedirettore di Gazzetta dello Sport Andrea Di Caro, si alterneranno alle testimonianze dei ragazzi del “Revolution Team”la squadra fiorentina che, contro ogni previsione, da anni scende in campo per dimostrare al pubblico che  la propria sessualità non può e non deve rappresentare un limite per lo sport che si ama.

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