L'OSPITE 2

L’Ospite, l’uomo fragile e smarrito di Duccio Chiarini

Dopo le anteprime a Locarno 71 e al Torino Film Festival, giovedì 22 agosto arriva al cinema L’Ospite – Un Viaggio Sui Divani Degli Altri, il film diretto da Duccio Chiarini che ha come protagonista Daniele Parisi.

Il film

Guido (Daniele Parisi) pensava di avere una vita tranquilla fino a quando, in un pomeriggio d’inverno, un imprevisto sotto alle lenzuola non arriva a turbare la sua relazione con la fidanzata Chiara (Silvia D’Amico). Diretti in farmacia per comprare la pillola del giorno dopo, Guido le propone di non prenderla e Chiara si trova costretta a confessare i suoi recenti dubbi sul loro rapporto. È l’inizio della crisi e Guido è presto costretto a fare le valigie e ad andarsene di casa, ma per andare dove? Incapace di stare da solo, chiede ospitalità nelle case dei genitori e degli amici più cari trovandosi a naufragare da un divano all’altro nell’insolito ruolo di testimone delle loro vite e dei loro grovigli amorosi.

Duccio Chiarini racconta…

L’idea di questo film è quella di raccontare quel passaggio della vita legato alla fine di un amore in tutta la sua dolorosa ed anche ironica complessità. Dal tentativo di arrestare il corso degli eventi, convinti che ci sia un gesto che possiamo compiere, o una frase che possiamo dire per riavere con noi la persona amata, all’affannosa ricerca di questo gesto nei consigli degli altri (che ci appaiono improvvisamente saggi ed illuminati quando invece hanno i nostri stessi problemi e insicurezze). In questo percorso siamo spesso portati a mutare il nostro sguardo sulla nostra esistenza: ci vediamo improvvisamente persi e smarriti e cerchiamo così di ridefinirci e migliorarci in tutti gli aspetti che ancora possiamo controllare, come se quel gesto sospeso per non perdere l’altro potessimo ancora compierlo per recuperare noi stessi“.

L'OSPITE 1

Un percorso che assomiglia molto a quello dei viaggi più avventurosi quando da un luogo conosciuto ci inoltriamo verso l’ignoto con in testa solo una meta vaga, come la ricerca della felicità; un viaggio pieno di battute d’arresto nel quale tuttavia ogni passo compiuto ci aiuta a comprendere qualcosa di più su noi stessi e nel quale un contributo fondamentale arriva dalle persone che incontriamo sul cammino, capaci di donarci un punto di vista diverso sulle cose per aiutarci ad arrivare a quella “guarigione” che all’inizio sembrava tanto lontana“.

Sin da quando ho iniziato a pensare a questa storia di separazione e rinascita ero guidato dalla sensazione che qualcosa stesse accadendo un po’ troppo tardi nella vita del protagonista Guido, come se vi fosse una leggera discronia tra i tempi della sua crescita interiore e psicologica e quelli del suo ciclo biologico. Questa sensazione di malinconica verità che sentivo e sento tuttora molto vicina al mio vissuto e a quello di molti coetanei, mi ha dato l’intuizione che forse un “romanzo di formazione tardivo” potesse essere un modo vero e sincero per raccontare alcune caratteristiche della generazione “iper-formata” alla quale appartengo, una generazione che ha passato anni a specializzarsi teoricamente in mille discipline universitarie e che tuttavia stenta a trovare lo spazio per esercitare concretamente le proprie conoscenze, come se avesse sempre bisogno di nuove conferme prima di prendere una decisione che potrebbe poi rivelarsi sbagliata“.

L'OSPITE 0

Questo film è caratterizzato dal desiderio di affrontare il tema della complessità delle relazioni sentimentali utilizzando il punto di vista di un uomo fragile. Guido, seppure quasi quarantenne, sembra soffrire delle difficoltà che caratterizzano la vita quotidiana di molti suoi coetanei, uomini che non riescono a definirsi bene nei confronti dell’altro sesso, orfani di una maniera tradizionale di essere maschio e alla ricerca di un nuovo modo di vivere la propria identità sessuale di fronte a figure femminili sempre più distanti da quelle delle loro madri. Mi sembrava da questo punto di vista interessante l’idea di raccontare il desiderio di genitorialità attribuendolo alla figura maschile della coppia e ribaltando così degli stereotipi che solo fino a qualche anno fa sembravano immutabili; questo non tanto per un criterio di originalità narrativa ma appunto per un desiderio di rappresentazione delle dinamiche relazionali che stanno affermandosi oggi“.

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