Pakistani teenage activist Yousafzai poses for pictures before an event launching her memoir "I Am Malala" in London

Malala Yousafzai, il premio Nobel più giovane, la più grande eroina dei nostri tempi

Dopo la presentazione a Milano dello scorso 2 dicembre al The Space Cinema Odeon, questa sera su Diva Universal (Sky Canale 133) andrà in onda alle 20.50 il documentario Donne nel Mito – Malala Yousafzai. Un breve film (11 minuti) che celebra la consegna del Premio Nobel per la Pace alla giovanissima studentessa e attivista pakistana, divenuta a soli 17 anni, la più giovane vincitrice della storia. A raccontare la sua storia Viviana Mazza, redattrice per gli esteri di Corriere della Sera e autrice del libro del 2013 Storia di Malala, e Gianni Rufini, direttore di Amnesty International Italia.

Malala Yousafzai

Malala Yousafzai

All’età di tredici anni Malala diviene celebre per il blog nel quale documenta il regime dei talebani pakistani, contrari a riconoscere i diritti delle donne. A quindici, è vittima di un attentato da parte di un gruppo di uomini armati che le sparano alla testa, ferendola gravemente. Sopravvissuta all’accaduto, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla all’ONU, lanciando un appello per l’istruzione dei bambini di tutto il mondo. Il 10 ottobre 2014 riceve il Premio Nobel per la pace, diventando, con i suoi diciassette anni, la più giovane vincitrice della storia.

Economicamente sono nata in una famiglia povera ma che eticamente era ricchissima”. Queste sono le parole che Malala Yousafzai pronuncia il 7 marzo 2014, alla Wembley Arena, in occasione del We Day UK. Malala nasce a Mingora, in Pakistan, il 12 luglio 1997. Pur essendo di umili origini, il padre Ziauddin riconosce il valore dell’istruzione, e vuole far studiare questa figlia femmina che per lui ha lo stesso valore di un figlio maschio, cosa molto rara. Lui stesso è un uomo che ha studiato e che, da insegnante, in seguito è diventato proprietario di una scuola per ragazze, frequentata anche dalla sua stessa figlia, che cresce pertanto in un ambiente in cui l’istruzione è considerata un diritto.

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Nel 2008, però, la frangia più estremista dei Talebani prende il controllo e impone nuove e più stringenti leggi, tra cui quella che impedisce alle femmine di andare a scuola e Malala è quindi costretta a restare a casa. In questa situazione, una giornalista della BBC propone al padre di far scrivere ad una delle sue ragazze un blog in cui documentare la vita sotto quel regime, ma quando tutti i genitori rifiutano l’offerta, temendo le ripercussioni, Malala decide lei stessa di scrivere il blog documentando la vita di una giovane donna che è costretta a restare a casa e che, invece, vorrebbe avere diritto all’istruzione come le sue coetanee. La sua storia diventa ancor più celebre quando il New York Times le dedica un documentario, mostrando a tutti l’autrice di quel diario. Da allora, come dice Viviana Mazza: “Non è più con la penna e scrivendo che ha condotto la sua battaglia, ma con il suo volto e andando in televisione”.

Nei mesi seguenti il governo pakistano trova una tregua con i Talebani e Malala e le altre ragazze possono tornare a scuola; ma la sua notorietà è troppo grande, e il 9 ottobre 2012, all’età di quindici anni, mentre torna da scuola, viene sorpresa da un uomo armato che le punta contro una pistola e le spara un colpo alla testa. Sopravvissuta all’attentato, decide di farsi fotografare in ospedale sempre seduta, mentre legge un libro: non vuole mostrare la sua sofferenza perché, come spiega Viviana Mazza “Non voleva che i Talebani l’avessero vinta anche in questo”.

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Malala si trasferisce con la famiglia in Inghilterra dove, però, continua a lottare per i diritti delle ragazze della sua terra e di molti altri paesi. Il 12 luglio 2013, nel giorno del suo sedicesimo compleanno è invitata a parlare all’ONU, dove lancia un appello per il diritto all’istruzione dei bambini di tutto il mondo. Il 10 ottobre 2013 riceve il Premio Sakharov per la libertà di pensiero ed esattamente un anno dopo riceve il Premio Nobel per la Pace, insieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando a diciassette anni la più giovane vincitrice del Premio. La motivazione del comitato norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.

“Il mio sogno è lavorare per l’educazione, per vedere ogni singolo bambino andare a scuola e ricevere un’educazione di qualità. E sogno un futuro splendido e un mondo migliore” 

Malala Yousafzai

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