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Marie Heurtin, un anima dal buio alla luce

Tratto da una toccante storia di sordo-cecità realmente accaduta in Francia nel tardo XIX secolo, giovedì 3 marzo arriva al cinema Marie HeurtinDal Buio Alla Luce, il film di Jean Pierre Améris con Isabelle Carrè, Brigitte Catillon, Ariana Rivoire. Un film riflessivo, che ci ricorda quanto troppo spesso si dia per scontata l’importanza delle parole, non soltanto semplici “suoni”, ma veri e propri anelli di una catena che ci lega gli uni con gli altri.


Nata nel 1885 sorda e cieca, la quattordicenne Marie Heurtin (interpretata da Ariana Rivoire, realmente sorda nella vita) è incapace di comunicare. Il padre di Marie, un umile artigiano, disperato, si reca presso l’istituto di Larnay vicino Poitiers, affinché delle suore si prendano cura della ragazzina. Impaurita e turbolenta, Marie è intrattabile. Nonostante lo scetticismo della Madre Superiora (Brigitte Catillon), la giovane suor Margherita (Isabelle Carré) prende questo “piccolo e selvaggio animale” sotto la sua ala e fa di tutto per condurla fuori dal buio e dal silenzio. Riuscirà, nonostante i fallimenti e i tentativi di scoraggiamento, armata della sua gioiosa fede e dell’amore per Marie.

Dopo molti mesi di battaglie e duro lavoro, suor Margherita riesce finalmente a fare un primo passo fino a condurla ad apprendere tutti i segni di quella nuova lingua. Attraverso le dita si instaura un contatto di pazienza e fiducia, una specie di corrente soprannaturale che lavora e opera su Marie fino a condurla ad apprendere tutti i segni dell’alfabeto muto. Marie Heurtin avrebbe poi imparato il Braille, l’uso della macchina da scrivere, il domino e altri giochi, il cucito, il lavoro a maglia, la storia e la geografia, lo scorrere del tempo, diventando una delicata giovane donna. L’istituto di Larnay ancora oggi è in attività.

1-Marie Heuterin

Il progetto iniziò quando Jean Pierre Améris si interessò alla storia di Helen Keller: “durante la mia ricerca, venni a conoscenza della meno nota storia di Marie Heurtin e decisi immediatamente di visitare l’istituto Larnay a Poitiers, dove ella visse nel XIX secolo”. L’istituto non è più una struttura religiosa, pur rimanendo un centro per bambini sordi. Alla luce dei progressi scientifici degli ultimi cento anni, il registe si sorprese di trovare che l’istituto fosse ancora operativo.

È difficile per me – continua Amérisdescrivere come mi sentii quando incontrai questi bambini che potevano comunicare solo con il tatto e che erano desiderosi di toccare le mie mani e la faccia non appena arrivai: mi sentivo impotente nel tentativo di comunicare con loro”. Il regista incontrò anche i genitori di questi bambini che gli spiegarono quali sfide avessero affrontato: “proprio come il padre di Marie Heurtin più di un secolo prima, alcuni si erano sentiti dire dai dottori che i loro figli erano mentalmente danneggiati e che non sarebbero mai stati capaci di comunicare”.

2-Marie Heuterin

La disperazione dei genitori ebbe fine quando conobbero gli istruttori dell’istituto Larnay che insegnarono ai loro figli come mettersi in contatto con il mondo. Il caso di Marie Heurtins, figlio di duro lavoro e di tenacia, più che di misticismo, è considerato un miracolo e le tecniche che suor Margherita inventò sono usate tutt’oggi.

Le persone considerate diverse, e perciò emarginate, rappresentano il tema centrale del film di Améris: “come in Emotivi Anonimi, quel che più ho trovato entusiasmante nella vicenda di Marie Heurtin è il personaggio di suor Margherita e la sua incrollabile convinzione che sarebbe riuscita a creare una relazione con la giovane Marie, lì in fondo alla sua prigione interiore”.

3-Marie Heuterin

Il legame stabilitosi tra Marie e suor Margherita rappresenta quel tipo di esperienza che ad una suora dovrebbe essere negata: l’amore materno. Tale legame ha in sé l’inevitabile separazione che rappresenta l’ultima tappa dell’apprendimento della giovane Marie.

“Il film che ho in mente è luminoso. Voglio raccontare le mani di Marie che toccano gli animali, gli alberi e le facce, movimenti che giungono a diventare l’invenzione di un linguaggio e la storia di una liberazione, di una rinascita”.

Jean-Pierre Améris

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