Marlon-Brando

Marlon Brando a Bela Lugosi, maledizioni e ombre nella serie di Carlo Lucarelli

Lunedì 17 febbraio alle 21.15 su Sky Arte (120 e 400 Sky, on demand e in streaming su Now Tv) parte la nuova stagione di Inseparabili. Vite All’Ombra Del Genio, la serie scritta e condotta da Carlo Lucarelli. Dopo il primo episodio (Essere John Lennon, che si focalizza sulla figura di Mark David Chapman, l’assassino di Lennon), alle 21.45 andrà in onda La Maledizione di Marlon Brando, incentrato sul figlio di Brando, Christian.

Carlo Lucarelli

Carlo Lucarelli

Inseparabili. Vite All’Ombra Del Genio

Ogni genio ha accanto a sé qualcuno che lo sostiene o che cerca di ostacolarlo e che, per un breve o lungo periodo, per ragioni sentimentali o lavorative, diventa la sua spalla, il suo braccio destro, il consigliere fedele, lo specchio con il quale confrontarsi o addirittura il suo assassino. Questi personaggi all’ombra dell’artista, ne conoscono gli aspetti più difficili e contraddittori, che spesso il mondo non conoscerà mai. La serie di Lucarelli è raccontata proprio attraverso questo sguardo ed esplora storie e situazioni molto diverse tra loro: da Philip k. Dick (2 marzo) a Bela Lugosi (23 marzo), da Marvin Gaye (30 marzo) a Oscar Kokoschka (24 febbraio), dai Sex Pistols (9 marzo) a Zelda Fitzgerald (16 marzo), da Marlon Brando a John Lennon (17 febbraio). In questo articolo vi anticipiamo le storie più legate al cinema.

La Maledizione di Marlon Brando (17 febbraio, ore 21.45)    

È il 16 maggio 1990, siamo a Mulholland Drive, in una grande villa. Nel salotto c’è un uomo, ha in mano una calibro 45 e ha appena ucciso il fidanzato di sua sorella, che è incinta di 7 mesi. L’uomo che ha sparato si chiama Christian, ha 32 anni e un cognome molto ingombrante: Brando. Suo padre, l’attore Marlon Brando, è in una delle stanze al piano di sopra, ha sentito gli spari e ha chiamato la polizia. Agli agenti che lo stanno portando via Christian Brando continua a ripetere che non voleva ucciderlo, stavano solo litigando ed è partito un colpo. Ma Dag Drollet, la vittima, viene ritrovato seduto sul divano, in una mano stringe un accendino e nell’altra il telecomando della TV, la versione di Christian Brando non convince fin da subito.

Philip K Dick

Philip K Dick

Fin dalla sua nascita Christian Brando era stato conteso dai genitori in una battaglia legale durata anni, con il risultato che a crescerlo erano state le tate, gli assistenti di produzione e le babysitter. Nel 1972 è con suo padre sul set del film Ultimo Tango a Parigi, è anoressico, Marlon Brando gli lascia sul pavimento di casa dei piattini con piccoli bocconi di cibo per invogliarlo a mangiare, e sua madre, l’attrice Anna Kashfi, per riprendersi il bambino, promette diecimila dollari ad un gruppo di Hippie per il suo rapimento. Il piccolo Christian verrà ritrovato in Messico, denutrito e sotto l’effetto di stupefacenti. La sua vita sarà costellata da episodi dolorosi e da una vita dissoluta, ma lui voleva solo una cosa: diventare un attore e raggiungere la notorietà come suo padre Marlon. Quella notte del 16 maggio 1990 e nei mesi del processo i riflettori si accenderanno su di lui, ma solo per documentare la caduta definitiva di una delle più grandi star di Hollywood: suo padre Marlon Brando.

La Gemella Fantasma di Philip K. Dick (2 marzo, ore 21.15)

Philip K. Dick (1928-1982) la cui opera visionaria ha ispirato Blade Runner e altri capolavori immortali della fantascienza distopica, ha avuto una vita molto travagliata. Cinque mogli, tre figli, una mente divisa tra lampi di genio e sprazzi di follia, un rapporto molto stretto con le droghe allucinogene (soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita). C’è una presenza, un’ombra, che lo accompagna per tutta la vita e influenza la sua intera opera. È quella della sorella gemella Jane. Nata prematuramente assieme a Philip il 16 dicembre 1928, Jane muore il 26 gennaio 1929, a poco meno di sei settimane dalla nascita. Viene sepolta dai genitori a Fort Morgan in Colorado, in una tomba sulla cui lapide i genitori fanno incidere anche una targa vuota, uno spazio per accogliere il nome di Philip al momento della sua morte. Phil sa che, su quelle colline del Colorado, c’è un posto che attende proprio lui. È una cosa, questa, che segna profondamente lo scrittore. Da quel momento sente di esistere solo a metà, come se una parte di lui fosse morta e sepolta sottoterra in una tomba.

Bela Lugosi in "Dracula"

Bela Lugosi in “Dracula”

L’Ombra di Dracula (23 marzo, ore 21.15)

Bela Lugosi è morto il 16 agosto 1956. Si dice che le sue ultime parole siano state «Io sono il conte Dracula, io sono il re dei vampiri, io sono immortale», e anche che l’ultimo visitatore venuto a rendere omaggio alla sua spoglia mortale abbia visto fuggire attraverso la vetrata un gigantesco pipistrello nero. Al di là della leggenda e dell’immaginazione, che Bela Lugosi si fosse pian piano trasformato nel conte Dracula è un fatto dimostrato dalle tante stranezze che hanno coronato la sua esistenza. Bela Lugosi, pseudonimo di Béla Blasko, oscuro attore di origine ungherese giunto a Hollywood sul finire dell’anno 1923, è stato il primo e più noto dei conti Dracula al cinema. Il suo attaccamento a quel ruolo si fa via via più morboso, fino a sfociare in una sorta di preoccupante immedesimazione. Un ruolo che al tempo stesso si rivela, però, una condanna. Bela Lugosi diventa subito un’icona del cinema di genere, il volto malvagio per eccellenza e non riesce più ad allontanarsi da quello stereotipo. Inizia il declino, per colpa anche di alcune scelte poco sagge fatte a livello professionale. Una situazione resa ancora più dura dalla dipendenza da morfina, che contribuisce a renderlo sempre più paranoico e non gli permette di distinguere la differenza tra realtà e finzione. Non c’è più distanza tra il conte Dracula e Bela Lugosi, che rilascia interviste all’interno di una bara o si comporta come se fosse realmente un vampiro. Di lui è rimasta viva soprattutto la leggenda. C’è chi sostiene che sia stato addirittura deposto nella bara con il costume di scena di Dracula. Tanto che l’attore Peter Lorre, alla vista del defunto, pare si sia rivolto a Boris Karloff dicendo Che dici, gli piantiamo un paletto nel cuore?.

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