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Pupi Avati racconta l’amore puro ne Il Fulgore di Dony

Martedì 29 maggio, alle 21.25, in prima tv e in prima visione su Rai 1 va in onda Il Fulgore di Dony, il film tv diretto dal maestro Pupi Avati che torna al piccolo schermo per raccontare un amore raro, adolescenziale eppure consapevole e “scelto”, un legame fatto di emozione, cura e riconoscenza. Un amore diverso, necessario, difficile, narrato con sensibilità e ispirazione. Nel cast, oltre ai giovani protagonisti Greta Zuccheri Montanari e Saul Nanni, ci sono Alessandro Haber, Lunetta Savino, Giulio Scarpati, Ambra Angiolini e Andrea Roncato.

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Dony (Greta Zuccheri Montanari) è una liceale bolognese. Studiosa, sveglia, carina senza essere bella, ama la danza classica, ma la prima volta in cui la conosciamo è di fronte a uno psichiatra (Alessandro Haber) che cerca di capire come sia possibile che sia accaduto quello che è accaduto. È a lui che Dony racconta la sua storia: come a seguito di un incontro fortuito si sia innamorata di Marco (Saul Nanni), sportivo, brillante, bello come il sole, e come lo ritrovi per caso in una corsia d’ospedale, vittima di quello che sembra un banale incidente di sci. I due ragazzi, pur così diversi, sembrano legare e Dony immagina una grande storia d’amore. Ma l’incidente non è banale: il danno neurologico conduce Marco nell’ombra della sua camera, con l’unica compagnia dell’amore disperato e protettivo di sua madre. È proprio sua madre (Lunetta Savino) che contatta la ragazza, nella speranza di ricreare intorno al figlio sfortunato un ambiente stimolante che somigli a quello di un tempo.

Dony è generosa e si inoltra nel mondo sconosciuto di Marco, fatto ormai solo di piccole cose semplici: pettinarsi, mangiare, cambiare maglietta. Il percorso è difficile, e lei accetta, rifiuta e accetta di nuovo. Tutto il loro amore non basta a giustificare quella che sembra una pazzia: Dony perde colpi a scuola, si allontana dai suoi interessi per dedicarsi a qualcuno che non potrà offrirle altro che un infantile attaccamento. La soluzione che trovano è una terapia che faccia luce su questo cambiamento di vita. Ma il cambiamento è tale, talmente grande e profondo che nulla può fermarlo, non l’affetto della famiglia né i consigli dei professori né la presenza dei compagni di scuola. Il fulgore interiore di Dony aiuta Marco a sorridere, e questo per lei è un dono speciale. I due ragazzi si sposano, con una improbabile cerimonia di gioia. Ed è la gioia di Dony la risposta che lo psichiatra stava cercando. Non c’è follia in lei, se non quella dell’amore più puro.

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Il Fulgore di Dony racconta una storia esemplare attraversata da paure, palpitazioni, divieti e da tanti momenti bui, ma che alla fine trova la sua ragion d’essere nel “fulgore” di Donata, per tutti Dony, ovvero nella splendente profondità d’animo che la ragazza emana. L’innamoramento di Dony per il bellissimo compagno di scuola incontrato un giorno per caso in cortile, rappresenta per lei un’àncora sentimentale, un dono prezioso, anche quando il giovane Marco, a causa di un incidente, riporta un grave trauma cranico che non gli permette di condurre una vita normale.

Pupi Avati racconta:

Fulgore è sinonimo di splendore, luminosità, lucentezza, scintillio, sfavillio, sfolgorio, brillantezza, fulgidezza, brillio. Per essere capaci di fulgore occorre emanare luce propria, oppure, come nel caso di alcune pietre preziose, riflettere nelle mille sfaccettature, una luce esterna. Immaginando il volto di Dony, ne ho percepito quella luminescenza alla quale alludevo, ho avvertito forte la necessità di un vocabolo che la descrivesse. Che ne divenisse sintesi. La vicenda umana della mia Donata Chesi, soprannominata Dony, la scelta che il suo profondo sentimento del vivere le fa fare, merita quel sostantivo che ha guadagnato innamorandosi dell’amore, forse del bisogno, smisurato di lei che prova un giovane suo coetaneo disabile e destinato a veder aggravarsi inesorabilmente le sue condizioni”.

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Questa la sfida del film, rendere vera, credibile, azzardare addirittura che diventi condivisibile la scelta di Dony. Una scelta probabilmente anacronistica, contro tutto e tutti, in un presente che pare premiare solo l’egoismo. Non sapremo mai se Dony Chesi abbia letto il discorso della montagna del Vangelo di Matteo o abbia ascoltato le sollecitazioni di Papa Francesco, tuttavia in quel “beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” c’è tutto il fulgore della sua scelta”.

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